Wouivre - San Michele e il Drago - La Vergine Nera - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Wouivre - San Michele e il Drago - La Vergine Nera

Sacri Luoghi di energia

Il Mistero delle meravigliose cattedrali e abbazie del Medio Evo è legato al serpente sotterraneo, alla Wouivre degli antichi, all’energia guizzante della terra che segue il suo percorso nei suoi vasi sanguigni (le vene del drago) che sono vie energetiche. Gli antichi riuscivano a individuare i luoghi di potere dove il serpente raggiunge la superficie per una faglia della crosta terrestre, questi sono chiamati luoghi (energeticamente) alti. L’energia tellurica è quella di Madre Terra che riveste un ruolo così importante, ma anche il Cielo svolge la sua parte convogliando le energie celesti sul sacro spazio in cui cielo e terra s’incontrano. Proprio in queste aree in cui la Wouivre si manifesta e guizza i costruttori medievali hanno costruito i principali centri di culto della cristianità. La maggior parte delle cattedrali gotiche è dedicata a Maria: l’ultimo volto della Dea Madre. La Madre o Mater è la materia, la sostanza si cui sono fatte le forme, rappresentata con una Vergine nera, e quando la Mater Nera sale verso il Cielo, diventa Maria Assunta.

WOUIVRE

Ci sono dei luoghi in cui alita lo spirito dei luoghi in cui l’uomo si può impregnare di spirito. Questo spirito si può designare con nomi particolarmente saccenti, ma sarebbe un vero peccato non chiamarlo con il suo antico nome gallico: Wouivre. La Wouivre è il nome che i nostri antichi predecessori diedero ora ai serpenti che strisciavano al suolo - e, per estensione imitativa, ai corsi d'acqua che «serpeggiavano», come la Woëvre - ora alle correnti che percorrono la Terra, che serpeggiano nel suolo. Oggi le chiamiamo, con termine più usuale «correnti telluriche». Tra queste correnti telluriche ve ne sono alcune che nascono dalle acque sotterranee; altre da falde di terreni che hanno messo in contatto dei suoli di nature diverse, che accusano differenze di potenziale ai cambiamenti di temperatura; altre ancora che provengono dal più profondo del magma terrestre … Di queste correnti terrestri, ce n’erano di buone e di cattive. Le buone erano quelle che facevano - e fanno sempre - del bene alle piante, agli animali, agli uomini. Una volta la gente si riuniva per vivere in questi luoghi benefici. Le piante vi crescono meglio, gli animali vi prosperano, la salute degli uomini è migliore. Si contrassegnavano i luoghi, dove queste correnti fecondanti erano particolarmente attive con pietre che in qualche modo le fissavano, le condensavano. A volte, si ergevano alte queste pietre per raccogliere così le correnti celesti; noi le chiamiamo ora menhir. Erano pietre di fecondità, perché accumulavano le proprietà fecondanti della terra e del cielo[1].
 
Gli antichi le chiamavano anche forze del “drago”, facendo riferimento al fatto che erano forze enormi, difficilmente controllabili utilizzabili sia per il bene che per il male, a seconda delle intenzioni umane.
 
Figura 1. Wouivre con fiore di Lys

 
La corrente energetica denominata "Wouivre" è spesso raffigurata incisa sulla pietra di chiese antiche, cattedrali o altri edifici religiosi, un serpente alato. In alcuni luoghi, si uniscono le correnti del cielo rappresentate da uccelli (sirene) dando vita a draghi.
 
La chiesa di San Michele in Foro a Lucca ha la particolarità di essere orientata secondo l’asse Est-Ovest, ha e di essere posta nel centro del Foro romano dell’antica città, un luogo sacro per i Romani, dove Cielo e Terra si uniscono con forte impatto energetico. Il Foro era il punto in cui le due direttrici deI Cardo Massimo (N-S) e del Decumano Massimo (E-O) s’incrociano, e intorno ad esso all’interno di spazi quadrati o rettangolari, si potevano trovare i templi dedicati alla Triade Capitolina. M. Eliade descrive il modo di procedere dei costruttori di edifici sacri in India: “Prima che i muratori depongono la prima pietra, l’astronomo mostra loro il punto, dove deve essere collocata e questo punto deve trovarsi sopra il serpente che sostiene il mondo, il capo muratore affila un picchetto e lo introduce nel suolo esattamente nel punto indicato, con lo scopo di immobilizzare la testa del serpente. Pertanto la pietra angolare si trova al centro esatto del mondo”. Nell’iconografia cristiana medioevale quest’atto è quello della testa del drago trafitta dalla lancia di San Michele. Ecco spiegato il significato misterico della parola Foro, il significato exoterico cui tutti fanno riferimento, si riferisce al Foro Romano. Un altro rilievo raffigurante San Michele è inserito sul piedritto dell’arco di passaggio, sul lato nord della piazza. I due San Michele, uno posto a Nord, l’altro posto a Ovest, tracciano le due direzioni del cardo e del decumano, e lì dove s’incontrano, si trova il Foro fatto dalla Lancia Celeste.

Figura 2. Lucca - San Michele Lancia e Foro

A Lucca sulla facciata della chiesa dedicata a San Michele in Foro sull’architrave del portone principale sotto San Michele che trafigge il Drago con una lancia, sul lato destro abbiamo una sirena bifida, cioè a due code, terminanti con tre punte, in totale sei punte, che indicano la presenza, una forza duplice 2x3 dovuta anche a un incrocio di acqua sotterranea, un punto a forte impatto geomagnetico. Anche sulle colonne troviamo rappresentate delle sirene bifide a due code, e draghi che salgono e scendono. Una colonnina mostra una sirena bifida con aureola e ali, per indicare che il simbolo va interpretato in modo spirituale. L’informazione è che all’interno dell’edificio sacro, l’energia di Madre Terra è grande.
 
 
Figura 3. Lucca San Michele in Foro – Sirene  con coda a due punte
 
Nella cattedrale di Notre-Dame de Chartres, nel Portale Ovest di Destra sul secondo archivolto a sinistra, è raffigurata una donna seduta che rappresenta la Dialettica, tiene nella mano destra un fiore a forma di scettro, e nella sinistra un drago che si arrampica, che nel significato riferito all’uomo è simbolo di acutezza mentale che se male utilizzata si trasforma in falsità; nel significato tellurico è la Mater con il Dragone da lei custodito.
                                           
Mosè è rappresentato nel Portale Nord con le Tavole della Legge, mentre tiene in braccio una colonna, che è quella del Tempio, con capitello. E su questa colonna si arrampica la Wouivre (il Serpente) sotto la forma di un piccolo dragone alato, per informarci che l’energia dal sottosuolo risale appunto lungo le colonne, un’altra forma di menhir. Draghi con e senza ali che salgono e che scendono sono rappresentati non visti in alto, sulle pareti della Torre Nord della facciata Ovest della cattedrale di Chartres.

 
Figura 4. Cattedrale di Chartres Portale Ovest Donna Con Drago e Fiore Portale Nord Mosè con Drago
 
A Lucca nella chiesa di San Frediano vi è un bellissimo fonte battesimale opera di un Magister Comacino, dove troviamo rappresentato l’episodio del miracolo della verga Mosè, ma stranamente è raffigurato mentre tiene in mano non un serpente ma un drago! Per i critici che vedono solo l’apparenza, il Drago-Serpente è il demonio, ma il serpente di Mosè era il simbolo della conoscenza misterica e della padronanza delle energie di Madre Terra.

 
FIGURA 14. Lucca S. Frediano Fonte Battesimale – Mosè afferra il Drago
 
Quando i Longobardi, gettarono le prime fondamenta di un regno nell’Italia del Nord, veneravano sia la quercia e sia una Vipera d’oro. La parola Wyvern o Wouivre, deriva dal latino e significa vipera o serpente. Rotari che fu re dei Longobardi e re d’Italia dal 636 al 652, prima d’abbracciare l’Arianesimo, venerava la Vipera, la stessa vipera che diverrà uno degli arcani maggiori di quei Maestro Costruttori o Magistri Comacini da lui liberati con il famoso Editto Rotari. Un segno distintivo dei Maestri Comacini del medioevo lombardo erano le famose colonne annodate o ofitiche. I due serpenti annodati rappresentano la polarità di forze opposte. La duplicità del serpente come quella del Caduceo, rammenta la lotta dei due draghi rappresentati sulla cattedrale di Chartres, il drago senz’ali affronta quello alato, la bassa materia combatte con l’aerea spiritualità in una dinamo costante di scambio energetico. Qui però non vi è lotta, ci sono intesa e pacificazione, come nel caduceo mercuriale, le due forze elettromagnetiche s’intrecciano lungo il perno centrale, asse del mondo e colonna vertebrale sino all’affronto statico, prima dello scatto definitivo delle due teste affrontate, sinergiche, tra i due musi, l’arco voltaico della luce divina scaturito dagli opposti naturali, “gran veleno, gran medicina”, un simbolo che da sempre raffigura un monito: prudenza!
 
Il Mistero delle meravigliose cattedrali e abbazie del Medio Evo è legato al serpente sotterraneo, alla Wouivre degli antichi, all’energia guizzante della terra che segue il suo percorso nei suoi vasi sanguigni (le vene del drago) che sono vie energetiche. Gli antichi riuscivano a individuare i luoghi di potere dove il serpente raggiunge la superficie per una faglia della crosta terrestre, questi sono chiamati luoghi (energeticamente) alti. L’energia tellurica è quella di Madre Terra che riveste un ruolo così importante, ma anche il Cielo svolge la sua parte convogliando le energie celesti sul sacro spazio in cui cielo e terra s’incontrano. Proprio in queste aree in cui la Wouivre si manifesta e guizza i costruttori medievali hanno costruito i principali centri di culto della cristianità. La maggior parte delle cattedrali gotiche è dedicata a Maria: l’ultimo volto della Dea Madre. La Madre o Mater è la materia, la sostanza si cui sono fatte le forme, rappresentata con una Vergine nera, e quando la Mater Nera sale verso il Cielo, diventa Maria Assunta.
 
Originariamente la Madonna Nera, rappresentazione della materia prima nascosta nel ventre della terra, veniva installata nelle cripte degli edifici sacri. La si chiamava Nôtre Dame de dessous terre, Nostra Signora di sotto terra.
 
Il tema del drago è duplice quale forza legata alla Madre Terra compare ripetuta su tutte le costruzioni sacre medioevali. Il Drago o Serpente che nel caso della Mater Nera, rappresenta l’energia tellurica che non si deve sconfiggere, bensì canalizza e doma a proprio favore. Il Drago quale forza che deve essere affrontata e vinta, che a seconda del mito, l’eroe deve esserne divorato o ucciderlo per possederne la potenzialità e la conoscenza ed ottenere il passaggio alla Maestria.
 
Il colore nero non sta a simboleggiare solamente le tenebre, ma anche la terra scura e fangosa della fertilità. Per l’iniziato, la Madonna Nera è Madre Terra. Almeno duecento di statue di Madonne nere dominano gli altari delle chiese francesi, ma la loro culla è nella regione dell’Auvergne.
 
La storia dei santuari che racchiudono le Vergini Nere presenta immancabilmente una relazione stretta con abbazie benedettine e cistercensi oppure con commende templari.
 
In Francia, come altrove, troviamo Madonne Nere in luoghi definiti alti che esistevano molto prima del cristianesimo. Questi luoghi si trovano su aree o corrente di terra, femminile corrente (Madre) ha sugli esseri umani di azione spirituale essi sono posti in luoghi, dove soffia lo Spirito. Charpentier afferma che si giunge a Chartres per chiedere qualche cosa alla Terra ed è in quella corrente terrestre che bisogna bagnarsi. Pellegrini cristiani per generazioni hanno fatto omaggio alla Vergine Nera, la cui statua è stata trovata in una cripta o grotta. I pellegrini giunti alla grotta si aspergevano con l’acqua prelevata da un pozzo druidico e bevevano. La statua, opera Druidi prima della nascita di Gesù, ha rappresentato una Madonna con un bambino sulle ginocchia. Il vecchio nome gallico, Wouivre (Wyvern), è stato dato ai Serpenti che scivolano, ai fiumi che serpeggiano attraverso il paesaggio, alle correnti telluriche che come serpenti sotterranei dalle profondità degli strati terrestri: le Wouivre portano vita che fruttifica Terra e Uomo. La corrente d’acqua sotterranea è stata sempre rappresentata dal simbolo del serpente, che nel caso di Chartres è più simile a un drago e assume il nome di “Wouivre”. Sulla testa della Wouivre la Madre Divina posa il suo tallone.
 
Le funzioni equinoziali di Cristo, il Sole, furono ereditate da Michele colui che infilza la lancia nella bocca del Drago. Il 22 o 23 settembre ha luogo l’equinozio d’autunno. La festa di San Michele cade proprio alla fine della stagione luminosa e calda, il 29 settembre. Non è un caso che San Michele Arcangelo sia stato il patrono dei Cavalieri Templari. M. Guinguand scrive: “I Templi dedicati a San Michele hanno proprietà telluriche quasi identiche alle Notre-Dame, ma sono in grado di dominare in particolare le forze negative prima dell’autunno, prima dell’attacco dei draghi dell’inverno e delle forze nere, all’equinozio d’autunno”[2].

 
Figura 5. Pavia Basilica di San Michele e il Drago
 
L’elemento di cui tener conto è la presenza costante sotto le cattedrali è l’acqua. Senza acqua non c’è vita, è risaputo, ma senza acqua non c’è energia e neanche trasferimento d’informazioni. Le energie veicolate dall’acqua, contribuiscono a innalzare l’energia di un luogo. I Maestri d’Opera medievali, conoscevano il potere dell’acqua e la presenza di tale elemento era fondamentale per determinare in quale punto dovesse sorgere una chiesa. Sotto i pavimenti e i sagrati delle chiese medievali, scorrono in modo ordinato, spesso artificialmente predeterminato, vie d’acqua che trasmettono energie cosmo telluriche e fanno sì che la chiesa sia un luogo di culto ma al tempo stesso una macchina energetica.
 
[1] Louis Charpentier  I Misteri della cattedrale di Chartres.
[2] M. Guinguand: Misteriose Cattedrali, Parigi, 1878.  
VERGINE NERA - SAN MICHELE E IL DRAGO
 
Ogni santuario contenente una Vergine Nera è o era situato nei pressi di dolmen, menhir o cromlech, di foreste sacre e fonti. Tutti luoghi, insomma, che evidenziano un nesso con la cultura degli antichi druidi. Non per nulla proprio nella regione dell’Auvergne, situata nel centro della Francia e caratterizzata dalla presenza di sorgenti minerali, catene montuose e vulcani, si presenta la maggior concentrazione di Madonne Nere al mondo. Là, dove le manifestazioni di Madre Terra sono palesi e costanti. E i monti che s’innalzano nell’Auvergne, vengono chiamati Monti Celtici.
 
Il pianeta Terra ha nelle sue profondità delle forze enormi, concentrate in certi luoghi, che gli antichi conoscevano bene e chiamavano forze della Dea Madre, della Madre Terra. Statue femminili di Vergini Nere, adorate in caverne o cripte, la rappresentavano: raffigurazioni sacre di tante divinità tra cui l’egizia Iside, e poi le Madonne nere cristiane.

 
In Italia, come in altri paesi del continente europeo, non è raro imbattersi nell’effige di una Madonna Nera, ossia rappresentata col volto bruno. In realtà, le Madonne Nere sono tra le immagini più sacre della Chiesa Cattolica e si trovano nei più riveriti santuari e cattedrali d’Europa. In tutto il Mondo esistono moltissimi santuari dedicati a Vergini Nere, e il numero cresce se annoveriamo anche vari dipinti e icone depositati presso chiese particolari. Ean Begg, nel “Misterioso culto delle Madonne Nere” ne censisce più di 400 in ogni parte del mondo, ma ve ne sono molte altre che non sono state citate. In Italia fra statue e icone ve ne sono settantotto.
 
 
Il Cristianesimo nascente per potersi imporre o cambiare la pelle esterna, ha dovuto sostituirsi ai culti esistenti, ed esempio quello della Grande Madre. Non a caso, la maggior parte dei culti dediti alla Grande Madre erano culti ctoni, cioè erano svolti in templi sotterranei, o caverne, laddove le correnti telluriche, in altre parole la manifestazione delle energie della terra, si fanno più forti. Il colore nero, in questo contesto, è molto simbolico. È la Prima Materia, l’ingrediente base che permette all'Alchimista la realizzazione della Grande Opera, la realizzazione della Pietra Filosofale, nella prima e cruciale fase detta, appunto, “nigredo”.
 
Le Vergini Nere provengono da diverse fonti, ma sono la manifestazione di un fenomeno spirituale molto più vasto. La civiltà celtica aveva permeato gli antichi popoli, ed essi conoscevano le leggi profonde dell’anima della pietra, degli alberi, dell’acqua, delle forze telluriche. Nel Medioevo appaiono le Vergini Nere, un tipo particolare di statue apparentate a “Sedi sapienziali”, simbolo della Conoscenza. Saillens in Francia, sulla base di un documento del 1550, aveva recensito 205 statue della Vergine Nera, ma ne restavano solamente novanta, di cui più della metà sono copie successive. Gli Ugonotti ne avevano successivamente distrutte 25, i Giacobini altre 46, quindi ne rimangono autentiche più di 40, per le restanti (circa 50) sono delle copie.

La Vergine è rappresentata seduta su una cattedra (il seggio di Iside), coperta da un manto, con il Cristo Bambino seduto sul ginocchio sinistro, entrambi con lo sguardo ieratico distaccato. La testa e le mani sono dipinte di nero, i vestiti sono di colore blu-verde, rosso e bianco, con filo d’oro. Secondo la sapienza alchemica, il Nero si riferisce a ciò che è nascosto, occultato la terra feconda, la cripta. Il Blu scuro indica la notte (in alchimia, è il risultato del primo decadimento della materia). Il Bianco è la purificazione di questo materiale e la luce Rossa è essenziale per le operazioni. Il dorato sul bordo del vestito ha il suo posto perché l’oro è l’ultimo passo alchemico della perfezione iniziatica

 
Esse s’identificarono con la Vergine Madre del Fanciullo divino introdotta in Occidente dopo il Concilio di Efeso del 431. La Madre è seduta in posizione rigida su un sedile cubico, il Bambino ha una testa adulta: questo è il Logos, che benedice con una mano e con l’altra tiene un libro chiuso (la Sapienza misterica occultata). Tutte le statue erano in legno, la loro altezza media è di 70 cm (tra i 68 e i 72 cm) e la larghezza della base: 30x30 cm. Indipendentemente dall’unità di misura adottata, il rapporto costante è 7/3. Figure sacre! A quel tempo, sotto l’influenza di San Bernardo, in particolare, la Vergine Maria occupa un posto importante nella devozione popolare: tutti i monasteri cistercensi, tutte le cattedrali gotiche sono dedicate a Lei e i Templari ne fecero la loro Signora o Notre-Dame.

 
Le statue con le mani anormalmente lunghe (simbolo di potere) sono datate dal X al XII secolo, e spesso si trovano sulla via per Santiago di Compostela o altro luogo di pellegrinaggio, in connessione con un’abbazia benedettina. Le Madonne a volte sono ritenute orientali, a volte sono riportate dai crociati, statue di Iside di cui Maometto ne vietata la riproduzione, statue con colori simbolici per i vestiti (rosso, verde, blu, oro). Altre volte sono state trovate in un campo arato dai buoi (l’immagine è di un contadino s’inginocchia verso una terra nera e raccoglie una statua scura), o presso una fonte, o un cespuglio di spine, spesso luoghi celtici (megaliti). Tutte le statue provocano lo stesso tipo di miracoli, la risurrezione di bambini nati morti, un salvataggio marino (l’immagine è della barca di Iside), il rilascio dei prigionieri (cavalieri, crociati). Il ritrovamento è spesso legato a un elemento di forte valenza tellurica, come una grotta o una sorgente d’acqua, un pozzo. Non a caso, infatti, nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento si trovano sorgenti dalle proprietà miracolose o “pietre della fertilità”. Tutte hanno un legame con un elemento oscuro, segreto, un pozzo, una cripta.

Le Madonne nere sono maestose, affascinanti, e soprattutto, oscure, sono soltanto quelle scolpite dal 1050 circa fino al XIII secolo, ritrovabili in numerose località della Francia e lungo il cammino verso Santiago de Compostela. Sono “Vergini in maestà”, rappresentate come potenti regine. Le loro mani palesemente sovradimensionate le connoterebbero come figure in grado di trasmettere potere o di proteggere.
 
Queste immagini sono scolpite in cedro, non intaccabile dai parassiti e, pertanto, segno di eternità e vita ultraterrena fin dai tempi in cui esso accoglieva le mummie egizie. In cavità ben nascoste nel loro corpo di legno, le Madonne nere hanno custodito a lungo reliquie. Le loro sedi erano nelle cripte, dove i pellegrini dovevano scendere affrontando le paure da sempre collegate all’oscurità. Nelle chiese dove queste cripte si trovavano, non era difficile rinvenire fonti d’acqua sotterranee.
 
La Madonna di Chartres è segnata dalla scritta Virgini Pariturae, ossia alla vergine che deve partorire: una Vergine Nera … Come nera doveva essere il colore della prima immagine venerata nella Santa Casa di Loreto, una icona dipinta in legno, forse di origine orientale. Si ritiene che il colore di questa icona fosse appunto il nero per evocare la terra, la Grande Madre generante ed Iside: “così come nell’iconografia, a Iside è associata la Luna attraverso le corna che ha sulla testa, la Madonna Nera di Loreto ha le falci di luna sulla veste. Iside egizia tiene il piccolo Arpocrate (Horus) sulle ginocchia e quindi così simile alla Madonna col suo Divino Bambino, al mondo cristiano. Nigra sum sed formosa, sono bruna, ma bella, dice Sulamite nel Cantico dei Cantici di re Salomone, commentato da San Bernardo per i Cistercensi e i Cavalieri del Tempio.

 
                                                    La diffusione e il culto delle Madonne Nere in occidente è stata particolarmente intensa all’epoca delle crociate, sia perché parecchi crociati portarono in patria icone orientali, sia per l’azione di alcuni ordini religiosi molto attivi anche in Terrasanta e Siria o cavallereschi, soprattutto quello dei Templari, che disponevano di proprie chiese nelle principali città europee. I Templari e gli altri ordini cavallereschi erano legati alla figura di San Bernardo di Chiaravalle, che predicò la seconda crociata. San Bernardo scrisse un commento al Cantico dei Cantici, in cui la sposa nigra sed formosa, principale personaggio del libro, è considerata una delle figure femminili dell’Antico Testamento che possono essere interpretate come profezie della Vergine. Nell’antichità le dee Iside e Cerere/Demetra (dal greco “ghe-mater”, cioè Madre-Terra) erano essere rappresentate con il volto scuro. In Efeso, la statua della Grande Dea Nera è contrassegnata da una pietra nera. Il colore nero è quello della terra fertile, simboleggiata dalle dee. Alla Mecca, la Ka’-ba è una pietra nera, vulcanica o meteorite inserito, per secoli, nel muro esterno di un antico tempio di Saturno. Maometto che aveva vietato le immagini, non osò toccare questa pietra antica che secondo la tradizione è stata data ad Abramo dall’angelo Gabriele e fu chiamata Beth-el, betilo, pietra nera o pietra di Dio. Il suo nome significa “la vergine dai seni sviluppati” simbolo della Vergine paritura, la vergine partorirà.
 
 
Figura 1. Artemide Nera di Efeso
 
 
Artemide di Efeso è una pietra nera caduta dal cielo, è la dea della fertilità, rappresentata come Dea madre che nutre con 18 seni! L’imponente tempio che le era dedicato era considerato come una delle Sette Meraviglie del mondo. Per pura “coincidenza”, Maria ha concluso la sua vita nel santuario di Efeso in un luogo chiamato Karatchalti cioè la “pietra nera”. Efeso fu il crogiolo dove il culto pagano della Dea Madre fu cristianizzato e trasformato in una fervente devozione dedicata a Maria divenuta “Madre di Dio”.
 
Louis Charpentier scrive che il pozzo e la volta che sormonta la cattedrale di Chartres convoglierebbero vibrazioni prodotte dai corsi d’acqua sotterranei usando l’edificio come una sorta di enorme cassa di risonanza: la misteriosa musica della Vouivre, il drago.
 
In molti casi il clero locale ha voluto nascondere il colore scuro e poco ortodosso delle statue. In altri casi, pur lasciando il colore scuro originario, parroci e sagrestani, tentano di convincere il visitatore inesperto che il nero sia dovuto esclusivamente al fumo perenne dei ceri e non alla qualità del legno scelto dallo scultore oppure a una colorazione voluta dall’artista.
 
La località Saintes-Maries-de-la-Mer, situata nella Camargue, ha ormai fama internazionale. È noto il raduno annuale degli zingari di diverse nazionalità e tradizioni che giungono da ogni parte d’Europa per rendere omaggio alla loro patrona “Sara la Kali”, una sorta di Vergine Nera. Sara la Kali significa “Sara la Nera”, è vero. Ma non con riferimento ad una Virgo Paritura, bensì alla dea indiana Kali, tanto cara agli induisti.
 
Figura 2. Notre-Dame de Rocamadour
 
Notre-Dame de Rocamadour fu venerata da Eleonora d’Aquitania (1122 – 1204), grande mecenate dei cantori delle gesta dei cavalieri e del Graal, ma anche da San Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153) che volle creare il corpo dei Cavalieri del Tempio. A Rocamandur infissa nella roccia vi è una spada che la tradizione afferma che sia la Durlindana, la celebre spada del paladino Orlando. Nella basilica oltre la cappella della Madonna Nera  vi è la cappella di San Michele. Tre presenze importanti caratterizzano il luogo: Madonna Nera, Spada mitica, San Michele.
 
Anche a Lucca per la chiesa di San Michele in Foro, si trova la coppia San Michele e Vergine Regina: una grande statua di Michele col Drago e in alto sul vertice della chiesa, e una grande statua di Notre-Dame, cioè di Maria, è posta sull’angolo destro della chiesa.
 
La testimonianza scritta più antica su una Vergine Nera appare in una cronaca dell’anno 1255. Secondo l’autore del documento, il re francese Luigi VII, il Santo portò con sé, di ritorno da una Crociata in Palestina, alcune sculture della Vergine Maria che lasciò poi nella regione di Forez. La statua è quella di Le Puy-en-Velay, e si trova nel santuario francese di Nôtre-Dame-du-Puy. Ha un volto singolare, una corona che reca sulla sommità una colomba. L’abito è decorato con simboli che ricordano il sole e con lingue di fuoco. Le statue erano “scolpite in legno scuro e provenivano dall’Oriente”. Da allora le misteriose Vergini Scure ebbero accesso ai nostri altari.
 
Figura 3. Antico disegno Vergine Nera di Le Puy en Velay
 
Le Puy era un centro druidico di grande importanza. Purtroppo oggi anche questa Madonna è stata abbigliata con un manto chiaro che la copre per intero, come a voler esorcizzare il nero del volto. Di fronte alla cattedrale su un picco Aiguilhe vulcanico sorge la Cappella di San Michele, tra i due templi, una cappella ottagonale, un tempo luogo di Diana ora dedicata a Santa Chiara Si afferma che fosse appartenuta ai Cavalieri Templari, sebbene un avviso, affisso all'interno della stessa, smentisca categoricamente quest’affermazione. È improbabile che i Cavalieri non avessero, a Le Puy, una loro magione, data l’importanza strategica del luogo come meta obbligata del cammino di Santiago e oggetto del flusso continuo di pellegrini, sotto la loro protezione armata.
 
Anche nell’Alta Loira a Le-Puiy en Velay in Francia, due templi uno di fronte all’altro dedicati alla Vergine Nera e a San Michele.
 
Inoltre, nella chiese di Nôtre-Dame-du-Puy è conservata una grossa pietra nera, un antico dolmen che secondo la tradizione aveva doti benefiche di guarigione. Viene in mente la nota Pietra Nera venerata dai Mussulmani in quello che fu il luogo di culto della dea Al’Lat. Anche qui, si trova una fonte, quella di Zemzem, che sarebbe stata scoperta dalla biblica Agar: madre di Ismaele, figlio di Abramo, e quindi progenitrice degli Arabi.
 
Le Puy è stata definita la Chartres meridionale della Francia. Louis Charpentier scriveva che la cattedrale di Chartres, che la chiesa era stata costruita inglobando un grosso dolmen, e che vi era un pozzo sacro druidico le cui acque erano miracolose:
 
A Chartres e in qualche altro luogo, come a Puy-en-Velay o a San Giacomo di Compostela, una qualità particolare della Terra, una corrente tellurica di una potenza speciale, permette all'uomo di ottenere questa integrazione, questa iniziazione, questa grazia, ed è evidente che questa nuova nascita in uno stato superiore d'umanità era considerata una meta importante per mettere in cammino tanta folla di pellegrini. Bisogna pure ammettere che, fra tutti quelli chiamati, il numero degli «eletti» doveva essere molto esiguo, e, senza dubbio, i Druidi che furono per molto tempo i gerofanti del luogo, prendevano qualche precauzione per iniziare solo quelli che ne erano degni e, di conseguenza, era necessario che non fossero tentati di adoperare male i poteri eccezionali loro concessi.
 
Figura 4. Estella San Pedro de la rua – colonna ofitica
 
Sul cammino di Compostela si trovano ad Estella la chiesa di San Michele, e la la chiesa di San Pedro de la Rua al cui interno unna cappella con la Vergine Maria col Bambino e a sinistra una colonna fatta con tre serpenti che si arrotolano. Abbiamo San Michele la vergine e la Wuoivre.
 
In Spagna nella regione di Navarra sul cammino di Compostela, s’innalza la splendida cappella di Santa Maria di Eunate. In questa chiesa ottagonale veniva custodita una Madonna Nera: la “Senora de las Cien Puertas” (la Signora delle Cento Porte). Eunate in lingua basca significa cento porte. Oggi è possibile ammirare una statua lignea di Madonna in trono con bambino, ma non è più nera nemmeno lei, non è l’originale perduto, ma presenta alcune caratteristiche delle Vergini scure. Nei pressi di questa chiesa medievale dedicata alla Vergine col Bambino, che in origine era nera, ora la copia è bianca, in Olcoz, si trova la chiesa di San Michele, con una facciata principale identica a quella di Eunate ma al rovescio, quasi a indicare il loro l’aspetto complementare o speculare. I fregi sull’arco della cappella di Olcoz si sono conservati meglio: abbiamo teste umane più o meno grottesche, animali figure con testa umana corpo di uccello e coda serpentina terminante con testa di Drago, per indicare l’energia tellurica della Wuoivre.
 
Nel culto di San Michele si concentrarono le forze potenti della natura (tempeste, terremoti, etc.) che si manifestavano con spettacolare impressione sulle cime delle colline o delle montagne. Attorno al V sec. il culto di San Michele, di derivazione orientale, apparve in Italia, sui luoghi elevati o nelle grotte. Uno di essi fu il Gargano, in Puglia, dove sorse uno dei primi santuari dedicati al culto micaelico (nel 490 d.C.), che cominciò ad attirare folle di pellegrini da tutto l’occidente. Mont St. Michel molto prima della comparsa del culto di San Michele, il luogo si chiamava Mont Tombe (Tomba); la radice indo-europea “tum” è ricollegabile alla geografia del luogo, che è un’altura.
                                    
Notre-Dame Sous Terre è la costruzione più antica di Mont-Saint-Michel una piccola cappella carolingia del IX secolo, di dimensioni modeste, lunga 18 metri e larga circa 8m, rimasta interrata per molto tempo sotto la navata principale dell’abbazia romanica. È il primo tratto di cristianesimo sul monte. Costruita in sostituzione dell’oratorio di Aubert all’inizio dell’VIII secolo.
 
Figura 5. Mont St Michel Madonna Nera e San Michele con spada
 
Dove sorgono gli antichi luoghi di culto, è facile trovare ancora oggi chiese dedicate a San Giorgio o a San Michele, coloro che vinsero il Drago, emblema delle forze caotiche della terra e, accanto a queste chiese, esiste sempre un pozzo o una sorgente, come se, nell’azione di questi santi, vi fosse l’esigenza della purificazione che l’acqua portava. Più di trecento centri dell’antica Grecia, dedicati al dio Esculapio, che ha come simbolo i Due Serpenti che si avvolgono più volte come la doppia spirale del DNA, furono eretti accanto a sorgenti d’acqua: in loro vi si svolgevano complessi rituali in cui s’invocavano le proprietà magiche di questo elemento.
 
Anche sotto i cerchi megalitici e sotto i menhir vi è una rete intricata di sinuose vene d’acqua. Di fronte all’altare delle chiese costruite sugli antichi luoghi di culto pagano, c’è un incrocio di correnti sotterranee. In effetti, esiste un’energia di natura parzialmente magnetica, che emerge sotto forma di spirale da questi incroci e sembra che le pietre verticali siano collocate in un determinato punto, proprio come giganti amplificatori di una forza sotterranea che cresce e diminuisce secondo il ciclo lunare.
 
Così come i menhir anche campanili e minareti hanno uno scopo di richiamare ed emettere verso l’alto l’energia raccolta dal sottosuolo. Inoltre l’utilizzo della croce, con il suo braccio orizzontale, o del balconcino dei minareti, ha lo scopo di “orizzontare” la fuoriuscita d’energia, per distribuirla sull’abitato e sulla zona circostante. Bisogna ricordare che ogni pietra fitta, o campanile, o torre, ha anche lo scopo di richiamare energia cosmica dal cielo per poi distribuirla sulla Terra; la loro forma eretta li rende antenne di ricezione fra Terra e Cielo che portano alla prima ciò che viene dal Cielo e al secondo ciò che la Terra vuole inviargli[1].
 
L’acqua, secondo gli antichi, era dotata di caratteri e virtù eccezionali: i pozzi sacri, architetture religiose e simboliche dedicate al culto e all’adorazione dell’acqua sorgiva, essenziale per la vita, erano mete di pellegrinaggi. Le sorgenti, i fiumi e i laghi, erano considerate sacre, diretta emanazione della Dea Madre portatori di potenza e di fertilità; rievocavano la peculiarità del ciclo materno, capace di generare la vita e nutrirla. La presenza di pozzi o di corsi d’acqua è il motivo dominante dei culti misterici. Ovunque si celebrassero misteri, in oriente o in occidente, nei pressi del tempio vi erano pozzi, laghetti o corsi d’acqua. Erodoto parla con timore e venerazione del Lago di Bacco dove “essi (i sacerdoti), di notte, facevano la rappresentazione della sua vita e delle sue sofferenze”. Il neofita non poteva essere iniziato se non aveva presenziato ai solenni Misteri del LAGO. I Nazareni erano battezzati nel Giordano e non potevano essere battezzati altrove; erano anche circoncisi e dovevano digiunare prima e dopo la purificazione del battesimo. Si dice che Gesù abbia digiunato nel deserto per quaranta giorni, subito dopo il battesimo. Oggi, in India, fuori di ogni tempio vi è un lago, un fiume o un serbatoio di acqua sacra in cui i brahmani e i devoti indù si bagnano quotidianamente. Questi luoghi di acqua consacrata sono necessari per ogni tempio. I bagni cerimoniali, o riti battesimali, avvengono due volte ogni anno, in ottobre e in aprile.
 
Ogni Commenda Templare aveva il suo stagno o laghetto. Presso le antiche genti che popolavano la Sardegna, si sviluppò il culto della sacralità dell’acqua che portò gli uomini a edificare monumenti sopra falde acquifere sotterranee generanti magnetismo alla superficie.
 
L'analisi della posizione di Chartres nel complesso del territorio francese rivela un altro particolare curioso: esiste in quella che fu in altri tempi la Gallia belgica, nelle antiche province di Champagne, Piccardia, Ile-de-France e Neustria, un certo numero di cattedrali che hanno per nome Notre-Dame (quelle del XII e XIII secolo). Ora, queste chiese ci permettono di tracciare sul terreno, quasi con perfetta corrispondenza, la costellazione della Vergine tale e quale si vede nel cielo. Se si confrontano i nomi delle città dove si trovano queste cattedrali con le stelle, si avrà che La Spiga della Vergine corrisponde a Reims; Gamma, a Chartres; Zeta ad Amiens; Epsilon a Bayeux … fra le piccole stelle si ritrovano Évreux, Étampes, Laon; tutte città che hanno delle Notre-Dame molto antiche. Si trova ugualmente nella posizione di una piccola stella, vicino alla Spiga, Notre-Dame-de-l’Epine, che fu costruita molto più tardi, ma la cui costruzione rivela comunque qualche mistero … Maurice Leblanc aveva già notato, prima di tutti, che le abbazie benedettine del paese di Caux disegnavano, sul terreno, l’immagine dell’Orsa Maggiore.[2]    
 
Figura 6. La costellazione della Vergine e le «Notre-Dame» di Francia
 
In Francia, in Borgogna, e nel Morvan, i luoghi sacri di Autun, Chalon-sur-Saone e Beaune Arnay-le-Duc che con quelle di Saulieu, Quarré-les-Graves e Vézelay si trovavano su antichi siti megalitici, riproducono la costellazione dell’Orsa Maggiore qui, il Grande Carro è invertito.
                                    
La cattedrale gotica di Saint-Julien du Mans è romanica nella navata e gotica nel coro e nel transetto; la caratteristica di questa cattedrale è un menhir alto 4,55 m conosciuto localmente come la Pierre Saint Julien (Pietra di San Giuliano), posto sull’angolo destro della facciata ovest. L’invecchiamento naturale della pietra arenaria ha dato la superficie del menhir, un aspetto insolito, vista nella giusta prospettiva, e nella giusta luce, per tutti sembra essere un uomo vestito con mantello e cappuccio che staziona davanti all’ingresso a questo luogo sacro. Le Mans anticamente popolata dai Celti è situata alla confluenza dei fiumi Sarthe e Huisne, sullo sperone roccioso che sin dall’epoca gallica ha accolto la città fortificata, “la collina bianca fortificata”. Sin dai tempi antichi, si trattava di un luogo sacro, come lo testimonia il menhir eretto 4000 - 5000 anni prima della nostra era.
 
Figura 7. Menhir cattedrale Saint-Julien du Mans
 
Questo simbolo considerato dai Cristiani, pagano, è stato salvato nel IV secolo dalla distruzione da San Giuliano, che ha posto una croce su di esso. Il menhir faceva parte di un dolmen chiamato la pietra latte. Il menhir di Le Mans fu affiancato dalla cattedrale Saint-Julien durante la sua costruzione che era posto davanti al portale reale. La pietra è stata trasferita nella facciata ovest nel 1778, dopo che il dolmen di cui aveva fatto parte fu fatto demolire dai canonici. Da 7.000 anni, in questa piazza, il menhir veglia sul destino della città, degli abitanti e dei visitatori.
 
Gli antichi, sapevano che le radiazioni locali positive potevano essere imbrigliate, rafforzate, rese ancora più potenti, e questo doveva essere fatto attraverso la forma e i materiali dell’edificio e l’orientamento dell’edificio. Porre in determinati luoghi pietre, torri, colonne o anche piantare un albero equivaleva a fare un vero e proprio lavoro di agopuntura per imbrigliare e mantenere sane le forze vitali. Il luogo di culto era uno strumento per conservare e rendere ancora più valide le forze naturali, una vera e propria cassa di risonanza. Dai menhir, che collocati a terra, attiravano a se le energie cosmiche, fino a riequilibrare la salubrità del luogo, si è arrivati via via alle cattedrali, che con le loro strutture, hanno non solo riequilibrato il tasso vibrazionale, ma anzi, l’hanno elevato. I costruttori di templi di ogni epoca, hanno costantemente affinato le loro tecniche fino al punto di manipolare, indirizzare e trasmettere le energie in punti prestabiliti. I Druidi e i Celti innalzavano questi Menhir, che sono delle vere e proprie iniezioni del Cielo dentro la Terra, in luoghi dove si trovano delle sorgenti terapeutiche. Le possenti torri poste in facciata delle cattedrali gotiche, possono essere viste come possenti menhir realizzati dall’uomo. In varie parti del mondo, con culture molto differenti, si ritrova la medesima tradizione di associare alle grandi pietre, blocchi monolitici infissi nel terreno, la capacità di propiziare la fertilità a quelle donne che si recano a strofinarsi sopra, per tale motivo erano chiamate pietre di fecondità.
 
Queste pietre hanno anche proprietà taumaturgiche, come quelle di lenire reumatismi e dolori in genere. Le pietre sono da sempre considerate le “ossa della Madre Terra”, come l’acqua ne è il sangue, e non sono altro che connettori naturali che attingono alle correnti telluriche sotterranee e le accumulano come condensatori, irradiandone all’esterno i loro benefici influssi.
 
Questo patrimonio rischia di venire represso attenuato in quest’epoca cosiddetta moderna: si eseguono interventi tecnici che hanno lo scopo di spegnere cattedrali, come ad esempio Notre-Dame di Chartres (che resiste agli attacchi), Notre-Dame di Parigi, Santiago di Compostela e Santa Maria di Collemaggio, per annullare antichi luoghi d’iniziazione. Vengono colpiti luoghi sacri naturali o costruiti dagli antichi iniziati. Viene persino usato il “martello” del turismo di massa per abbattere con le folle di persone inconsce e disattente il livello vibrazionale di certi luoghi, come le piramidi, le cattedrali gotiche, o i grandi templi.

[1] http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/geobiologia_influenze_del_sottosuolo.
[2] Louis Charpentier I Misteri della Cattedrale di Chartres.
LE VENE DEL DRAGO
 
Come il nostro corpo è attraversato da una rete di invisibili centri vitali uniti da infiniti canali di energie, così il corpo del pianeta Terra, costellato di vortici di forza o “chakra” e linee energetiche o “nadi”. Queste zone energetiche si riscontrano in grotte sacre, montagne sacre, foreste sacre, laghi e fiumi sacri.
 
Nel “Corpus Agrimensorium Romanorum”, una raccolta di testi ancora più antichi, e che risalgono a circa 2000 anni or sono, s’illustrano i vari sistemi di rilevamento, le aree, per la loro catalogazione e l’inserimento delle costruzioni. L’arte aruspicina si basava sulla determinazione del Templum, in altre parole lo spazio sacro che rifletteva la suddivisione della volta celeste. Questa s’ipotizzava attraversata da due rette perpendicolari: Cardo (direzione Nord-Sud) e Decumano (direzione Est-Ovest). Partendo dalla linea del Decumano e andando verso est si delimitava la pars familiaris (dove risiedevano gli dèi benevoli, fra cui Tinia e sua moglie Uni), mentre verso ovest la pars hostilis (dove risiedevano gli dèi ostili cioè gli dèi dell’oltretomba).

Il Cardo Mundi (il cardine del mondo) è la proiezione dell’asse terrestre sulla crosta generata dalla rotazione terrestre e costituisce un campo elettromagnetico che va da Nord a Sud. Presenta un picco energetico ogni 24 metri.  Perpendicolarmente al Cardo Mundi si trova un altro campo energetico che va da Ovest verso Est: il Decumano (Decumanus cioè De Cuius Manus, la mano degli dei che fa girare la terra) il cui picco energetico è ogni 30 metri. Prendendo la linea del Cardo e andando verso sud si delimitava la pars àntica, mentre verso nord la pars postica.   

Figura 1. Reti geodinamiche Cardo e Decumano
      
L’intersezione delle due rette (Cardo e Decumano) ripartiva la volta celeste in quattro quadranti, ognuno dei quali era a sua volta suddiviso in quattro parti. Questa rete geodinamica avvolge tutto il globo ed era usata come assi cartesiani per ubicare edifici soprattutto, dedicati al sacro. I templi e le chiese erano eretti seguendo rigidamente l’onda portante di questi allineamenti energetici. Il Decumano, con il suo fluire da Ovest verso Est, genera due vettori a 45° dal proprio asse, nominati con le direzioni dalle quali provengono: il Nord/Ovest e il Sud/Ovest. Le linee che vanno da Nord-Ovest a Sud-Est sono considerate sinistrorse, con energia a rotazione antioraria, assorbenti e quindi potenzialmente dannose per l’organismo. Le linee che vanno da Nord-Est a Sud-Ovest hanno invece energia a rotazione oraria, radianti e quindi potenzialmente benefiche.  
Perché le linee che vanno da Nord-Est a Sud-Ovest hanno effetti benefici?  Il Quadrato ottenuto con il rito dell’orientazione, che delimita la pianta del Tempio, in India prende il nome di Vāstu-Purusha-Mandala, simbolo grafico di Purusha, l’Essere Primordiale, dal cui Sacrificio ha avuto origine l’universo e che è personificazione dell’universo stesso. Vastu Purusha è la divinità che presiede di qualsiasi sito. Di solito è raffigurata come sdraiata su di esso con la testa nel Nord-Est e le gambe nel Sud-Ovest. La prima pietra che è posata nel quadrato che delimita il Tempio occidentale è a NE.
 
Figura 2. Reti geodinamiche e Vastu Purusha
 
Il Prof. Walter Kunnen, ricercatore belga, ha studiato questi fasci di energia, utilizzando e sistemando uno strumento di misurazione da lui riscoperto: l’antenna di Lecher, in grado di rilevare, con una frequenza impostata, l’intensità, la polarità, e la direzione, sia di un’onda portante sia di un’onda portata o pendolare.
 
Sulla base di questi studi si riesce a dare un’interpretazione alla funzione per la quale erano costruiti gli edifici, in altre parole, le casse armoniche che amplificavano il segnale energetico ricevuto. Erano quindi templi o chiese di esaltazione se vi era prevalenza di segnale Nord-Est a Sud-Ovest oppure di penitenza se dominava il vettore di Nord-Ovest a Sud-Est. Anni di ricerche svolte su tantissimi siti, con diverse datazioni temporali, confermano queste tesi e addirittura riescono a stabilire come, i costruttori del sacro, riuscivano a deviare, tagliare e dividere le linee energetiche, per ottenere risultati a loro utili.
 
Negli anni Trenta del secolo scorso il medico tedesco Ernst Hartmann scoprì l’esistenza, ovunque sul pianeta, di un reticolato di pareti energetiche di elettromagnetismo, denominato rete H, che ha origine al centro della Terra e arriva fino a 1500 metri di altezza circa. I muri energetici della rete hanno uno spessore di circa ventuno centimetri e sono orientati sugli assi Nord-Sud ed Est-Ovest. Le dimensioni di una singola maglia della rete sono, alle nostre latitudini, di m 2 (asse Nord-Sud) per m 2,50 (asse Est-Ovest), mentre si restringono e si allungano verso i poli e si allargano e si accorciano verso l’equatore. Dove le pareti s’incrociano, si forma un nodo di energia molto forte che può essere dannoso per l’organismo. Il contatore Geiger registra nella zona neutra una radioattività di 20 mR/h, mentre all’incrocio della rete si denota un aumento medio del 30%. Nei luoghi sacri i punti d’incrocio registrano aumenti medi del 50%. Queste sono paragonabili a vene energetiche che percorrono la terra, le vene del Drago. A livello globale tutte queste linee sono organizzate in un reticolo composto di nove linee verticali e da nove orizzontali che gli antichi cinesi chiamavano “la Schiena del Drago”. La Terra è attraversata da diciotto Linee principali: nove con direzione Nord-Sud e nove con direzione Est-Ovest”.
 
Nel 1921 Alfred Watkins intuisce l’esistenza di una correlazione invisibile tra certi luoghi di culto, sentieri e megaliti della zona di Blackwardine, Herefordshire (Inghilterra), nasce così il concetto dei “Leys” tutt’oggi utilizzato in Archeologia; in pratica si è potuto verificare che esistono lunghe linee rette di congiunzione e allineamento tra vari luoghi sacri del Neolitico, linee che hanno, appunto, ricevuto il nome di Leys. I Leys tracciano le linee energetiche della Terra e i megaliti collocati su di esse costituiscono dei relè di regolazione tellurico - cosmica: nella zona di Carnac (in Francia) vi sono tremila menhir allineati per chilometri.
 
Esistono strumenti di misurazione in grado di verificare l’irradiazione energetica di un determinato luogo: il contatore Geiger per registrare la radioattività locale, il geomagnetometro per misurare le anomalie del campo magnetico terrestre statico, e il biometro per misurare l’intensità dell’energia di un luogo. Quest’ultimo strumento è un calcolatore di misurazione ideata dal fisico francese Alfred Bovis, e poi perfezionata dall’ingegnere Simoneton. Si è utilizzata la lunghezza d’onda, facendo riferimento al colore rosso corrispondente a 6.500 A°. Le tre dimensioni dei biometro sono:
 
  1. Settore fisico scala che va da 0 a 10.000 unità Bovis;
  2. Settore eterico, da 11.000 a 13.500 unità Bovis;
  3. Settore spirituale, da 13.500 a 18.000 unità Bovis;
  4. Settore oltre 18.000 alle soglie dell’ignoto.
 
Il valore medio e naturale è 6.500 Bovis: di sotto a questo valore il luogo sottrae energia all’uomo, al di sopra lo carica fisicamente. Su un punto di incrocio della rete H si scende a 2.000 unità. Un luogo con 7.000-9.000 unità Bovis è già positivo per l’uomo, ed è anzi considerato ottimale. Oltre le 9.000 unità, il carico energetico può essere eccessivo per chi vi soggiornasse costantemente; 10.000 unità Bovis e oltre apportano le energie che indirizzano a una coscienza superiore. Studi francesi hanno evidenziato che all’interno di ogni chiesa medievale era individuata una zona, le energie Bovis erano marcatamente basse, il punto era evidenziato con una pietra, “la pietra dei morti” ed era il luogo ove veniva collocato il feretro durante le funzioni del commiato. Analogamente esistevano zone ad alta energia, dove di solito era collocato il fonte battesimale. Alcuni luoghi di potere in cui sorgono cattedrali e monumenti megalitici registrano fino a 18.000 unità Bovis, perciò i siti prescelti per la costruzione non potevano essere stati scelti a caso.
 
Ripetuti studi hanno dimostrato la relazione tra malattia e presenza di corsi d’acqua sotterranei, che hanno una grande influenza sulla superficie, con effetti differenti e opposti. L’acqua, passando fra le rocce, provoca una corrente elettrica proporzionale alla velocità di scorrimento in grado di influenzare l’ambiente in superficie: l’irraggiamento naturale è riflesso e modificato.
 
Figura 3. Campo elettrico provocato da corsi d’acqua sotterranei.
 
Si parla spesso di “correnti nere” che possono scatenare malattie gravi, ma non tutta l’acqua sotterranea ha influenze negative sull’uomo. Occorre ricordare come alcune volte essa abbia avuto un effetto importante sull’evoluzione della vita umana e possiamo osservare che gli antichi luoghi sacri si trovano eretti in punti cruciali delle reti idriche sotterranee. La storia offre numerose prove della diffusa credenza nei poteri salutari dell’acqua.
 
A Santa Cristina, in Sardegna, all’interno di un’area archeologica è situato un pozzo sacro, costituito da atrio, profonda scalinata e camera sotterranea in ottimo stato di conservazione. Il pozzo secondo gli archeologi, doveva trovarsi all’interno di un edificio coperto adibito a culti misterici, oggi ricostruibile soltanto sulla carta in base ai muri perimetrali e al confronto con altre strutture dello stesso genere meglio conservate.                         
 
Figura 4. Pozzo sacro di Santa Cristina in Sardegna
 
Seguendo quanto affermato da Mario Aresu e Lello Fadda, al primo gradino, sono state rilevate 2.000 Bovis. Il livello sale man mano che la discesa procede, fino ad arrivare a 7.800 Bovis al decimo gradino. Scendendo ancora si arriva al ventiquattresimo gradino con 34.000 Bovis e al contatto con l’acqua si raggiungono 410.000 Bovis[1]. Questi livelli energetici fanno pensare che la discesa alle acque rappresentasse un vero e proprio cammino di Iniziazione per chi scendeva al pozzo e s’immergeva nelle sue acque[2]. Fonti greche e latine riportano dell’usanza dei Sardi di recarsi presso i loro monumenti per i riti dell’incubazione, rituali di guarigione in cui, per cinque giorni e cinque notti una persona soggiornava o dormiva in queste aree ad alta energia.
 
I luoghi energeticamente alti sono spesso collocati in antichi luoghi privilegiati della Tradizione, in Francia si trovano in Bretagna, Normandia, Auvergne, nei Paesi Baschi, in Catalogna, nei paesi catari, in Borgogna, nel Cévennes, nel Massif du Pilat, Alsazia, in Lorena. I più popolari sono il Mont Saint-Michel nella Manica, Carnac, e quelli Kerzerho a Erdeven, l’hotie Viviane (Foresta Nera) nel Morbihan, l’abbazia di Saint-Martin-du-Canigou nei Pirenei Orientali, le rovine del castello di Montsegur in Ariege, quelli Castello di Quéribus e Corbieres Aude. La Basilica di Vézelay in Borgogna, il Saint-Michel Aiguilhe in Puy-en-Velay (Alta-Loire), Mont Sainte-Odile, Donon nel Bas-Rhin. I luoghi sacri di energia:
 
  • Sorgono su Ley Lines[3], chiamate dai Cinesi le Vene del Drago. I costruttori prediligevano, quando era possibile, costruire una chiesa su una lines che aveva vettore est/ovest ponendo così l’ingresso principale centrale verso ovest e l'altare maggiore naturalmente verso est.
  • Tutti sono attraversate da correnti telluriche.
  • Tutti sfruttano l’energia dell’acqua del sottosuolo[4].
  • Tutti seguono un’identica tecnologia d’architettura sottile.
  • Tutti hanno nella loro caratteristica principale un equilibrio di flusso energetico cosmo tellurico.
  • Tutti hanno un obiettivo: la trasformazione dell’uomo.
  • utti sono spazi sacri.
 
La costruzione delle chiese cristiane sin dal concilio di Nicea del 325 d.C., ma anche prima, doveva sottostare e precise norme costruttive, la più importante delle quali era che l’entrata fosse rivolta a ovest e l’abside e il suo altare verso oriente. Le maggiori cattedrali gotiche francesi come quella di Chartres sono orientate verso la costellazione della Vergine, molte chiese antiche dedicate alla Madonna sono allineate con l’asse di Efeso (luogo in cui, per la tradizione, vi è la casa natale di quest’ultima) e gli esempi potrebbero essere molti. L’allineamento solare E-W tipico dei templi romanici con i costruttori gotici è coniugato con la conoscenza delle forze sotterranee serpentine denominare in occidente Wouivre[5], conoscenza che giunge a loro dai Druidi che posizionavano i loro menhir e dolmen in funzione  delle correnti telluriche; per tali motivi l’allineamento delle cattedrali può non essere E-W, come per esempio avviene a Chartres. Ecco perché per i costruttori di chiese e cattedrali antiche era così importante edificare i santuari in luoghi attraversati da ley lines più o meno potenti, perché il flusso di energia sottile è tanto potente da essere in grado di “ripulire” l’ambiente del tempio da tutto il dolore e la sofferenza che in essa è portata dai fedeli durante i secoli. È per questo motivo che in questi luoghi generalmente si prova una sensazione di leggerezza e di pace.
 
Jacques Bonvin nel suo libro “Virgine Nera, la risposta arriva dalla terra” scrive che le Madonne Nere si trovano geograficamente in cerchi concentrici anche segnati da menhir, e dà un esempio in Auvergne: Billom (Menhir e VN), Combronde (menhir) e Orcival (VN, menhir) forma un triangolo con angoli di 52°, in correlazione con le misure della Grande Piramide.


[1] Riportato da  http://www.sergiocostanzo.it/luoghidenergia.htm. Sarebbe interessante una successiva misura del valori Bovis che risultano particolarmente elevati.
[2] Questo aspetto misterico della discesa nel pozzo è stato trattato dall’autore (V.P.) in un altro studio.
[3] Le Ley lines sono vere e proprie linee, larghe circa due metri ed equidistanti tra loro, che percorrerebbero l’intera superficie terrestre, incrociandosi tra loro in modo da formare una rete. Queste linee  rette collegano luoghi antichi e luoghi sacri attraverso la campagna.
[4] Gli Etruschi godevano fama di essere ottimi conoscitori delle influenze cosmiche e telluriche, essi piantavano delle aste nel terreno per migliorare le culture o deviare i fulmini. I sacerdoti romani utilizzavano delle bacchette (dette lituus) con cui scoprivano falde sotterranee per l’alimentazione delle truppe. In questo modo furono scoperte un certo numero di sorgenti termali.
[5] Wouivre in Occidente, Naga in Oriente.
LE VERGINI NERE E I CAVALIERI TEMPLARI
 
 
Nella cattedrale gotica di Chartres, permeata da presenza templare, si trovava Notre-Dame-de-Dessous-Terre, cioè la Vergine Nera. Poi nella cripta vi è il pozzo, un pozzo celtico, rettangolare, di grandi dimensioni – occultato dai canonici e ritrovato e portato alla luce nel 1904 da René Merlet. Sembra che il pozzo di Chartres abbia avuto una particolare importanza sia che la sua acqua avesse delle virtù speciali, sia che gli sia stato attribuito un valore magico. A Chartres anche la Madre di Maria Sant’Anna è rappresentata nera nelle vetrate, accanto a Melchisedech. Anna è la madre suprema; un po’ la Gaia dei Greci. Per gli Alchimisti è la matrice da cui tutto è nato.
 
Collin Plancy (1866), nella “Leggenda della Vergine”, si riferisce a un boschetto intorno a Puy, dove i Druidi veneravano una “futura Dei Virgo nascitur” una Vergine prima di dare alla luce un Dio. All’inizio a Le Puy, c’era la pietra nera del dolmen che guariva, meta di pellegrinaggi. Poi ci fu il culto della Vergine Nera sotto forma di statua antica. Si sa che di questa prima statua della Vergine esisteva una copia detenuta dai Cavalieri Templari della commanderia di St Barthélemy Puy. Questa statua, è stata posta a difesa del bastione Bourganeuf profondendo la sua protezione divina sulla difesa difficile di questo bastione. L’origine di questa statua è nota: durante la terza crociata (1189-1199), il signore di Puy, Raoul Montgeniez fu prigioniero dei musulmani, la sua liberta fu acquisita dai Templari. È nel riconoscimento del riscatto che i Cavalieri del Tempio di Puy hanno ricevuto copia della statua da Montgeniez. Mentre alcuni storici dubitano della presenza dei Templari Bourganeuf ... Perché allora Montgeniez ha donato una copia della statua a dei cavalieri inesistenti? Inoltre possiamo anche chiederci se la copia della Madonna Nera di Aurillac non è quella dell’Ordine? Che ha avuto, di sicuro, la commanderia di Bessamorel a 25 km da Puy! Il culto delle Madonne Nere ha, quindi, un’origine remota e molte sculture e icone sono state portate dalla Terrasanta dai Templari e dai Crociati e portate in Europa dove sono sorte numerose chiese dedicate al suo culto. A Le-Puy i rivoluzionari quando bruciarono la statua di legno della Madonna Nera, gridarono. “A morte l’egiziana!”, a conferma che la statua era paragonata dai francesi alla dea egizia Iside.
 
Tra Laon e Reims, al confine estremo della Piccardia, vi è un santuario ove si venera una Vergine Nera, Notre-Dame-de-Liesse. Narra una leggenda che Tre Cavalieri partiti per la crociata furono fatti prigionieri dal sultano d’Egitto. Il sultano puntando su una loro conversione all’Islam, fa affidamento alle grazie della figlia Ismérie; ma è la fanciulla a subire il richiamo della religione dei cavalieri dai quali sentì parlare della Vergine Maria ai quali ordinò per il giorno successivo di poter vedere l’immagine che essi venerano. Impossibile per i cavalieri senza l’aiuto divino degli angeli Gabriele e Raffaele che dal cielo portano la statua ricavata da un blocco di legno di una Vergine Nera col Bambino. Ismérie si convertì al cristianesimo, fuggirono nel deserto e dormirono sotto le stelle, nel sonno i quattro con la statua furono trasportati dagli angeli su una barca (la barca di Isis) fino Liesse, presso una fonte. Il mattino un pastore oppresso da un morbo grave si disseta alla fonte presso la quale vi era la statua piovuta dal cielo, ed è subito guarito. I tre cavalieri con Ismérie vogliono riprendere il viaggio verso Laon, ma non riescono a proseguire, perché la statua della Vergine Nera diventa insopportabilmente pesante. Da questi fatti scaturì la decisione di costruire un santuario per ospitare la statua e consentire di esercitare il suo potere miracoloso.
 
Il racconto ha come temi Tre Cavalieri, probabilmente Templari, nella terra di Iside, in Egitto, sono fatti prigionieri, poi abbiamo l’intervento di Ismérie nome composto di Isis e Mérie, cioè Iside e Maria. Sulla barca con Iside sono trasportati dall’Egitto in Francia. In Egitto si rifugiò Maria per sfuggire alle persecuzioni in Palestina. Nel Vangelo gnostico dello Pseudo Matteo, un’alta palma, la pianta sacra a Iside, si piega per sfamare la sacra famiglia e dalle sue radici zampillarono getti di acqua fresca, di una grande dolcezza. Inoltre un episodio nel Vangelo dello Pseudo Tommaso, dove si narra l’adorazione del bambino di Due Draghi alla presenza della Madre. I Due Draghi rappresentano le forze telluriche, i serpenti del Caduceo che sono tenuti separati sotto i piedi da Gesù in una scultura sul Portale Sud della cattedrale di Notre-Dame di Chartres.
 
Le Madonne Nere sono la manifestazione di un fenomeno spirituale. Tutte le antiche religioni si basano sul principio della Dea Terra o Dea Madre fondamentale e un principio maschile con il fertilizzante Dio-Sole. Si tratta di una manifestazione della civiltà medievale dei secoli XII e XIII, i secoli dell’Ordine del tempio, completamente umanisti, dei mondi aperti. Nel medioevo i monaci benedettini raccolgono vecchi manoscritti, tutte le possibili fonti di conoscenza e mille abbazie benedettine creare qualche secolo in Europa. San Benedetto, che intratteneva rapporti spirituali con i rabbini ebrei, insegnava ai suoi monaci ad aprire le loro menti tutte le provenienze. Poi sbarcano sul continente i monaci irlandesi che hanno studiato i fondamenti della civiltà celtica, e la conoscenza druidica è assimilata dai monaci cristiani. La cultura araba è il terzo contributo: anche se fermati da Carlo Martello nel 732, i Saraceni sono i portatori di civilizzazione, attraverso la diffusione della scienza e della filosofia orientale: astrologia, alchimia, medicina, musica, architettura. Infine, anche la civiltà egizia dei faraoni passa in Europa. A quei tempi si considerava l’Egitto come la madre di tutte le religioni, e di tutta la scienza. E se ufficialmente Franchi e Saraceni sono in guerra per la Terra Santa, le élite delle due parti con i cabalisti ebrei dei territori arabi occupati, s’incontrano con discrezione e condividere conoscenze. Pietro il Venerabile vissuto in Galizia e scrisse una traduzione del Corano; Gerberto, il futuro papa Silvestro II, uno dei geni del suo tempo, ha studiato per molti anni a Cordova; Godecalc, vescovo di Puy, fa venire degli architetti arabi per costruire la sua straordinaria cattedrale.
 
I Templari seguendo le direttive di San bernardo, furono i propagatori della devozione popolare delle Madonne Nere, quale riferimento spirituale e iniziatico. Difatti, nella dottrina dei Templari la nozione della Notre-Dame di san Bernardo fu assunta nella accezione di vergine e di madre della Madonna. I due aspetti si compenetrarono a vicenda: venerare la Madonna nera significò, per i Cavalieri del Tempio, sublimare l’ordine del cosmo, inteso come unione della terra col cielo. La devozione alla Vergine Maria fu anche un mezzo di purificazione interiore personale, al fine di raggiungere quel Montsalvat, monte della salvezza, anche attraverso la conoscenza e l’uso delle cose terrene. Tale tema fu ribadito, nella letteratura medievale delle “chansons des gestes” e nelle saghe arturiane del Graal.
 
La civiltà medioevale era una basata sulla scienza e sulla filosofia, iniziatica, sia eredità celtica portata da monaci irlandesi nel VII secolo e sia per patrimonio egiziano portato dalla cultura araba, fortunatamente salvato e curato dai monaci benedettini, ma non è una coincidenza. Questa nuova civiltà è il risultato di uno sforzo cosciente di uomini visionari come San Bernardo dei Templari. La fine dei Templari (1314) segna un brusco declino economico, sociale e culturale. Il gotico diventa fiammeggiante si ricerca l’effetto esteriore e non l’influenza interiore, spirituale. Questa parola fiammeggiante ha una risonanza tragica quando si pensa che l’abbandono dell’arco ogivale verrà dai roghi del 1314 (esecuzione dell’Ultimo Maestro e dei quattro più importanti rappresentanti dell’Ordine Templare) e che gli Inglesi dopo aver impiantato un tentativo di stile nazionale, accesero un rogo per un’altra santa, anche lei d’Arco[1]. È anche l’inizio della decadenza monastica con la ricerca del potere e della ricchezza, e con essa i periodi di carestia (che non esisteva al tempo dei Templari) e le malattie. Il Rinascimento il ritorno all’epoca romana che molti ammirano, contrassegna un’altra battuta d’arresto: la nascita della società dei consumi, l’individualismo, la competizione per la ricchezza materiale, la fine dello spirito comunitario, un vuoto spirituale, lontano dalla civiltà del Medioevo che era povera fisicamente, ma per contro ricca spiritualmente, che vedeva nel lavoro uno sviluppo dell’umanità.
 
l Medioevo fu l’epoca di S. Francesco, S. Bernardo, e di forti personalità come Godescalc, vescovo di Le Puy o Gerberto, “il papa del millennio”, uno studioso straordinario, aperto alla cultura araba, ma troppo avanti del suo tempo. Questo fu anche il periodo delle costruzioni delle cattedrali gotiche (finanziate dai Templari, che furono i banchieri di re e vescovi), furono edificate ottanta cattedrali gotiche in due secoli!
 
[1] M. Guinguand, Misteriose cattedrali, Parigi 1878.
LA FORZA DEL DRAGO
 
Il Drago avvolge nelle sue spire l’intero cosmo; e non per caso gli antichi geografi raffigurano talvolta l’oceano come un enorme serpente circolare.
 
Ora, il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o addirittura sotterranea, acquatica, aerea e aver familiarità con il fuoco. Il suo corpo, nelle sue molte varianti, rimanda a questo suo atteggiamento sintetico riguardo agli elementi costitutivi del mondo.
 
Il drago ctonio - acqueo ha un contenuto mitico che allude e rinvia continuamente all’elemento femminile; è quanto si riscontra nella figura del mostro Tiamat, che nella mitologia babilonese è personificazione della potenza caotica dell'oceano primordiale vinta e uccisa dal dio Marduk. La Dea Madre, la pothnia theròn mediterranea è raffigurata come Signora dei Serpenti che brandisce nelle mani, che le strisciano sul corpo o che - come nelle effigi della Vergine Maria - stanno ai suoi piedi, trasformando l’immagine materna della fecondità e della padronanza sulle mutevoli e molteplici forme dell’essere (il serpente con le sue mobili spire) in immagine exoterica della vittoria sul male.
 
 
Figura 1. Cibele e il Drago
 
M. Eliade descrive il modo di procedere dei costruttori di edifici sacri in India: “Prima che i muratori depongono la prima pietra, l’astronomo mostra loro il punto dove deve essere collocata e questo punto deve trovarsi sopra il serpente che sostiene il mondo, il capo muratore affila un picchetto e lo introduce nel suolo esattamente nel punto indicato, con lo scopo di immobilizzare la testa del serpente. Pertanto la pietra angolare si trova al centro esatto del mondo[1]”. Nell’iconografia cristiana medioevale quest’ atto è quello della testa del drago trafitta dalla lancia di San Michele.
 
L’immagine del drago, che nella costruzione delle Abbazie, Basiliche, Cattedrali, rappresentava in maniera imprescindibile l’Energia Tenebrosa Terreste, era strettamente legata con l’Apposizione della Prima Pietra del Tempio. La penetrazione di un picchetto nel terreno, sul quale si sarebbe poi iniziata la costruzione di una determinata cattedrale, non era altro che la ritualizzazione della sconfitta del drago, trafitto dalla lancia dell’Arcangelo Michele. Questa particolare perforazione del terreno in questione avrebbe permesso di bloccare la testa del drago e a far incanalare la sua tenebrosa energia indifferenziata e caotica verso il cielo. L’immagine del canale è rappresentata dalla lancia.
 
Questa corrente energetica tenebrosa terrestre era dai Celti chiamata Wouivre, Serpente, una forza sotterranea cui quando si giunge a un luogo sacro per domandare qualcosa, bisogna presentarsi di fronte. Il vecchio nome gallico, Wouivre, è stato dato ai Serpenti che scivolano, ai fiumi che serpeggiano attraverso il paesaggio, alle correnti telluriche che come serpenti sotterranei dalle profondità degli strati terrestri: le Wouivre portano vita che fruttifica Terra e Uomo. La corrente d’acqua sotterranea è stata sempre rappresentata dal simbolo del serpente, cui San Michele immobilizza la testa con la sua lancia e, la Madre Divina, Notre-Dame, posa il suo tallone. La rappresentazione simbolica di queste correnti è San Michele Arcangelo che pianta la sua lancia della testa del Drago-Serpente: significa che pianta la sua lancia in un flusso rappresentato dal Wouivre, serpente o drago.

 
     
 
Figura 2. L’Arcangelo Michele che infilza la lancia nella bocca del Drago
 
La “Mitologia Alchemica Medioevale” assegnava alla testa del drago il compito di reggere il peso intero della Terra. Trafiggere il drago significa bloccare un’energia caotica, che se controllata dona potere. I Nodi Lunari, la “testa” e la “coda” del dragone (in India Rahu, la testa, e Ketu, la coda) sono sempre definite dagli opposti punti d’incrocio sulla sfera celeste tra i “sentieri” percorsi sulla stessa dal Sole e dalla Luna, i due luminari, o dalle costellazioni stesse in rapporto all’equatore celeste e alla Via Lattea. La testa e la coda del dragone a livello zodiacale sono rappresentate dalle stelle delle costellazioni dei Gemelli e del Sagittario. Essi sono i punti del cielo, dove il sentiero siderale dell’eclittica incrocia quello della Via Lattea stessa. Caput Draconis, se sale verso il nord; nel suo nodo discendente, Cauda Draconis, se scende verso il sud. La conquista del regno dei Cieli passa nello scontro con il Dragone cui occorre bloccare la testa e piegare le sue energie alla nostra volontà.
 
Sappiamo che il nodo d’intersezione di due linee ley (NS-EW) è nocivo e patogeno quando si sovrappongono a un’acqua sotterranea questi punti sono la base di molti tumori, malattie cardiovascolari, ecc. Queste correnti sono positive o negative, ma il menhir posto su tali luoghi dagli antichi abitanti come dei rigeneratori possono invertire la polarità. È questo magnetismo che ha permesso in Francia alcuni “miracoli” della Madonna Nera come la risurrezione dei bimbi nati morti.
 
Il complesso abbaziale (XII secolo) di Mont Saint-Michel in Normandia combina la spinta ascensionale del gotico con quello naturale dell’altura al centro dell’isolotto. Questo luogo era sacro per i Druidi con il nome di Mont Belaine, il monte di Lugh-Belenus il dio luminoso dei Celti che, come Michele era rappresentato con una lancia in mano. Belenus è il dio del Fulmine ed è una divinità femminile simile alla Luna e comunque collegato al binomio fuoco e acqua. Baleno o Beleno è anche simbolo della guerra, Michele è l’Arcangelo guerriero per eccellenza, da Beleno deriva bellico.
 
Il culto di San Michele è illuminante. Dal III al IV secolo l’arcangelo avrebbe fatto una serie di apparizioni collegate ai miracoli quali il salvataggio di persone travolte dall’acqua e all’improvvisa comparsa di fonti dal sottosuolo. I santuari dedicati a San Michele sono per la maggior parte situati su alture in prossimità di acque, mare, in una grotta, in luoghi già oggetto di culti pre-cristiani facilmente collegabili alla Madre Terra. In Germania e in Francia, dove si diffuse il culto di San Michele Arcangelo, grazie soprattutto ai monaci celti, le chiese in suo onore erano spesso edificate su precedenti templi di Mercurio, come i santuari di Mont Saint Michel Mercure in Vandea o Badgodesberg (in tedesco Montagna del dio) presso Bonn. Il Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne et de Liturgie, riproduce un’antica gemma dove Mercurio è raffigurato accanto alla scritta Michaél, mentre, nel Duomo di Orvieto, Signorelli raffigura Michele, che indossa un copricapo alato, attributo di Mercurio nell’atto della psicostasia. All’Arcangelo Michele si dà la triplica venerazione di guerriero che combatte il male, taumaturgo che guarisce e libera dal male fisico e spirituale e in ultimo quello di psicopompo, pesatore e accompagnatore delle anime. Mont Saint-Michel è uno dei tre maggiori luoghi di culto europei dedicati a San Michele Arcangelo, insieme alla Sacra di San Michele in val di Susa, e al più antico santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano.
 
S. Michele, fin dalle origini, è stato festeggiato il 29 settembre, pochi giorni dopo l’equinozio autunnale poi, con l’ultima riforma liturgica negli anni settanta gli sono stati affiancati anche gli altri due arcangeli: Raffaele e Gabriele. L’esoterista francese M. Guinguand scrive. “Le cattedrali dedicate a San Michele hanno proprietà telluriche quasi identiche alle Notre-Dame, ma sono in grado di dominare in particolare le forze negative prima dell’autunno, prima dell’attacco dei draghi dell’inverno e delle forze nere, all’equinozio d’autunno[2]. Non è un caso che San Michele Arcangelo sia stato il patrono dei Cavalieri Templari.

 

[1] Mircea Eliade: Il Sacro e il Profano.
[2] M. Guinguand: Misteriose Cattedrali, Parigi, 1878.
 
L’UCCISIONE DEL DRAGO
 
Il drago è un animale ctonio: lo denotano come tale il suo strisciare, il suo abitare in grotte sotterranee, la sua attitudine a custodire tesori nascosti. Le ricchezze, i tesori, si trovano sovente sottoterra; ma anche i cammini che conducono all’Aldilà sono, in numerose mitologie, collegati a un viaggio che l'eroe deve percorrere fra grotte e sentieri sotterranei; e sovente questo viaggio è segnato dalle pégai le oscure e silenziose acque di sottoterra che è necessario attraversare su ponti pericolosi. Il corpo flessibile e sinuoso sembra alludere all’andamento labirintico del cammino verso il Potere, la Conoscenza o la Liberazione; esso mima il tormentoso sviluppo dei sentieri e dei fiumi sottoterranei. Nell’iconografia medievale, la bocca dell’inferno ha spesso l’aspetto di un enorme mostro dalle fauci spalancate. La discesa del Cristo agli Inferi, e poi la Resurrezione, adempiono le Scritture là dove esse ci forniscono il “segno di Giona” inghiottito dalla balena. Nelle raffigurazioni medievali la balena ha talvolta l’aspetto di un drago. Giona, l’Iniziato, è rivomitato dopo tre giorni, vale a dire nato di nuovo a una vita di livello spirituale superiore. Un Cammino sottoterraneo, ctonio e acqueo, come accesso a una verità più alta (il tesoro protetto dal drago): insomma, cammino iniziatico. Il drago tellurico ci si presenta con due volti che sono, a loro volta, due “segni” rivelatori: da una parte è il custode del segreto, del luogo sacro, della ricchezza nascosta, e come tale il divoratore di chi tale segreto vuol profanare e di tale ricchezza si vuole appropriare; dall’altra è il rivomitatore dell’eroe, quindi il suo Iniziatore.
 
Così nel mito greco di Cadmo l’Eroe uccide - su consiglio di Atena la Sapienza - il Drago che sta a guardia della Fonte Castalia e ne semina in terra i denti, dai quali nascono immediatamente uomini armati, i “figli del drago”. Questo carattere ctonio e acqueo del drago “progenitore” rinvia alla lotta-iniziazione dell’eroe come a un conflitto fra lui e il suo stesso progenitore. In molte mitologie (quella cristiana compresa) gli episodi di uccisione del drago sono spesso accompagnati, quando non addirittura sostituiti, da elementi che sottolineano la familiarità o addirittura il rapporto d’insegnamento tra il Drago e l’Eroe. Drago, crudele, maestro, sapiente, giacché antico signore delle terre o delle acque che infesta.
 
I racconti mitici riguardanti l’uccisione del Drago, con le aggiunte del tesoro e della giovane tenuta prigioniera sono velate allusioni della conquista della saggezza. Tutti i beni della terra sono affidati alla loro custodia ed essi li gestiscono dalle montagne, dove abitano. Ciascuno di noi ha il suo drago da abbattere: tale battaglia, volta alla conquista del tesoro che sta nel fondo di noi stessi, è però, appunto perché tale, un’iniziazione. Nell’uomo il Drago è la Kundalini che dorme alla base della spina dorsale. Il primo compito del discepolo, dello yogi è di sconfiggere il drago del proprio letargo spirituale e liberare la ragazza - gioiello, la sua shakti, in modo che essa possa divenire la sua guida spirituale verso la beatitudine di una vita immortale, di là dal sonno dell’inconsapevolezza. Un Iniziato completo era chiamato un Drago, un Serpente, si davano i nomi di Serpente e di Drago ai Saggi, gli Adepti Iniziati dei tempi antichi. Erano la loro saggezza e il loro sapere che venivano divorati o assimilati dai discepoli, e da ciò proveniva l’allegoria. L’Eroe sa bene che affrontare il suo drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come uomo nuovo.   
  
Figura 1. Notre-Dame Paris bassorilievo Michele e il Drago
 
Le sorelle Valchirie, “le figlie del drago”, custodivano invece il Tesoro dei Nibelunghi; l’anello e la cintura di Brunilde, a lei tolta da Sigfrido dopo l’uccisione del drago stesso, sono, infatti, un’allusione al potere magico (l’anello-arcobaleno) sulle forze del serpente zodiacale (la cintura) che costruiscono nel tempo il destino dei popoli.
 
Quando nella Sigurdhsaga, si racconta che lo scandinavo Sigurd aveva fatto arrostire il cuore del Drago Fafnir da lui ucciso, e che era divenuto, in conseguenza, il più saggio degli uomini, si vuol significare la medesima cosa. Sigurd aveva imparato il linguaggio e gli incantesimi magici, aveva ricevuto la “Parola” da un Iniziato a nome Fafnir, o da uno stregone, dopo di che quest’ultimo morì, come fanno tanti, dopo “aver passato la parola”. Mostro ma anche maestro, il drago si sacrifica rivelando al suo uccisore - che perciò è anche suo allievo, e quindi, ritualmente, suo figlio - il segreto profondo dell’essere. L’iniziazione termina con la morte dell’iniziatore e con il suo rivivere - attraverso l’ingestione del cuore e del sangue – nell’iniziato. L’Eroe sa bene che affrontare il suo drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come uomo nuovo.

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