Pitagorismo Gnostico - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Pitagorismo Gnostico

Sapienza Pitagorica

Valentino e i suoi seguaci conoscevano perfettamente la filosofia numerica pitagorica. Valentino, Eracleone, Tolomeo e l’intera Scuola di questi Gnostici, discepoli degli insegnamenti di Pitagora e Platone, seguendone la guida, posero la “scienza aritmetica” come principio fondamentale della loro dottrina. Ippolito scrive che, Valentino e altri Gnostici erano discepoli di Pitagora e di Platone. Gli Gnostici avevano dunque conoscenza del sistema dei seguaci di Pitagora, sistema di cui disgraziatamente solo qualche frammento è giunto sino a noi, e senza dubbio lo utilizzarono adattandone a proprio uso, l’aritmetica e la geometria per aiutare le loro esposizioni. San Gerolamo era convinto che Marco era un egiziano. Marco ha realizzato con i numeri e le lettere dell’alfabeto greco, un sistema analogo a quello adottato dai Rabbini Cabalisti.

LA GNOSI PITAGORICA DI VALENTINO <> LA GERARCHIA DEI DODICI EONI E LA TASSELLAZIONE DELLO SPAZIO <> LA NARRAZIONE D’IPPOLITO <> SOPHIA IL DODICESIMO EONE E L’ABORTO <> LA SUPREMA TETRADE DI MARCO LO GNOSTICO PITAGORICO <> IL SUONO DEL NOME <>  L’ECO DEL NOME <> LE LETTERE IMMAGINI DEL CORPO DELL’UOMO CELESTE
 
LA GNOSI PITAGORICA DI VALENTINO

I filosofi che formularono e insegnarono la Gnosi, o Conoscenza, comparvero nei primi tre secoli dell’era Cristiana, e di essi i più eminenti furono Basilide, Valentino, Marco, e altri. Gli Gnostici Neopitagorici Alessandrini, in particolare Valentino e Marco, sono fra coloro che hanno più divulgato parecchio i segreti riguardanti argomenti misterici, che non dovevano essere divulgati. Essi parlavano nei loro annali della caduta degli Eoni nella loro doppia qualità. Eone significa sia Emanazione sia Periodo determinato nell’Eternità. Affermavano che la Terra e il Mondo visibile erano stati creati dagli Angeli più bassi, gli Elohim inferiori. I loro Creatori occupavano i posti più bassi nella scala degli Esseri Spirituali.
 
Valentino e i suoi seguaci conoscevano perfettamente la filosofia numerica pitagorica. Valentino, Eracleone, Tolomeo e l’intera Scuola di questi Gnostici, discepoli degli insegnamenti di Pitagora e Platone, seguendone la guida, posero la “scienza aritmetica” come principio fondamentale della loro dottrina. Ippolito scrive che, Valentino e altri Gnostici erano discepoli di Pitagora e di Platone. Gli Gnostici avevano dunque conoscenza del sistema dei seguaci di Pitagora, sistema di cui disgraziatamente solo qualche frammento è giunto sino a noi, e senza dubbio lo utilizzarono adattandone a proprio uso, l’aritmetica e la geometria per aiutare le loro esposizioni. San Gerolamo era convinto che Marco era un egiziano. Marco ha realizzato con i numeri e le lettere dell’alfabeto greco, un sistema analogo a quello adottato dai Rabbini Cabalisti. I rabbini degli Ebrei, ritornando dalla cattività babilonese, riportarono in patria le nozioni espresse in un simbolismo di numeri, apprese dai Caldei[1], vedi il Sepher Yetzirà. Questo metodo di lettere e numeri, fu grandemente sviluppato dalle tendenze ellenizzanti dei Rabbini istruiti al tempo della Diaspora. L’Egitto e specialmente Alessandria, fu uno dei centri di questa particolare scienza.
 
In quanto alla biografia di Valentino, non sappiamo quasi nulla, sappiamo che era un Egizio, istruito con antichi testi a disposizione nella gran biblioteca di Alessandria; dimorò a lungo in Roma dall’anno 118 all’anno 160. Si dice anche fosse discepolo di S. Paolo, insegnò ad Alessandria fino al 135, poi a Roma fino al 160. Il suo sistema forse, fu il tentativo di fondere in modo sincretico la tradizione giudaica cristiana, la tradizione egizia dell’antico Khem con la Mathesis di Pitagora e la sapienza di Platone. Epifanio asserisce che Valentino era considerato come un ortodosso dell’insegnamento Cristiano, ma allora su quali basi si fonda l’affermazione fatta da Tertulliano della scomunica di Valentino? L’insegnamento gnostico è in accordo con quello orientale. Basilide[2] affermava che era impossibile nominare il Dio Supremo e Valentino ne abbraccia il pensiero, quando descrive l’Eone Supremo.
 
Valentino “il più profondo dottore della Gnosi”, e i suoi seguaci conoscevano perfettamente la filosofia numerica pitagorica. Ippolito scrive che, Valentino e altri Gnostici erano discepoli di Pitagora e di Platone, e che pertanto posero la scienza aritmetica come principio fondatore della loro dottrina. Di Marco stesso non sappiamo nulla oltre al fatto che egli era stato uno dei primissimi discepoli di Valentino. Gli Gnostici avevano dunque conoscenza del sistema dei seguaci di Pitagora, sistema di cui disgraziatamente solo qualche frammento è giunto sino a noi, e senza dubbio lo utilizzarono adattandone a proprio uso, l’aritmetica e la geometria per aiutare le loro esposizioni.
 
È opinione generale, comunque, che lo gnosticismo non sia una degenerazione interna al cristianesimo, bensì una dottrina preesistente, derivata da religioni misteriche, ermetismo, Cabala, Giudaismo alessandrino, filosofie ellenistiche. La  Gnosi dell’epoca si può dividere in due grandi correnti:
     
  1. La gnosi volgare, costituita da varie sette (Ofiti, Perati, Cainiti, ecc.), caratterizzata da pratiche magiche e da elementi astrologici;
  2. La Gnosi dotta, caratterizzata dall’elemento speculativo.
G.R.S. Mead[3] commentando la Gnosi da fonti tratte dai Padri della Chiesa Cristiana, spiega che la fonte quasi unica, da cui possiamo trarre notizie di Marco e dei suoi seguaci, è una lunga sezione degli scritti di Ireneo. Ippolito ed Epifanio, inseguito, non fanno altro che copiare Ireneo, il Vescovo di Lione, nelle cui mani era giunto un manoscritto attribuito a Marco. Ireneo, vescovo di Lione, ansioso di veder diminuire l’influenza nella vallata del Rodano dei seguaci di Marco, per primo lo attacca riportando storie scandalose, riconoscendo che si basavano su dicerie e ciarlanateria, su un uomo che egli non aveva mai visto. Secondo Gerolamo era egizio, secondo altri insegnava in Asia Minore. Il seme della calunnia come tutti ben sanno attecchisce e non muore mai[4], perché si alimenta sulle bassezze umane, quali l’invidia, la gelosia, il rancore ecc.
 
A costoro rispondono in modo negativo gli studiosi, facendo notare che i rituali d’iniziazione sono descritti nel Codice di Askew e in un MS del Codice Bruciano. Ireneo, scrive G.R.S. Mead[5], si limita a citare alcuni passi integralmente, ma per la maggior parte si accontenta di riassumere, così che non possiamo essere certi di che cosa dicesse lo scrittore del documento. Di Marco stesso non sappiamo nulla oltre al fatto che egli era stato uno dei primissimi discepoli di Valentino.
 
Esiste una sola realtà onnipresente in questo spazio appare il Pleroma[6] il mondo fenomenico della perfezione, limitato dal Cerchio, dall’Anello Non Passare che si trova ovunque e in nessun luogo, oltre l’Anello Silenzio e Profondità. Il simbolo del Pleroma è di un cerchio ‘O’, un’infinita sfera di Luce, l’Uovo Eterno dell’antico Khem.
 
G.R.S. Mead scrive: “Forse fu quindi lungo questa linea di pensiero (sulla mathesis) che alcuni dei pensatori gnostici cercarono un simbolismo vivente, atto ad adombrare in qualche modo la maniera d’essere degli Eoni Cerchiamo di immaginare in qual maniera la Gnosi simboleggiava l’universo ideale, tipo di tutti gli universi – l’atomo primordiale o Monade, i suoi movimenti e modi di auto-differenziaziamento e d’auto-emanazione entro se stesso … L’oggetto della contemplazione degli Gnostici era identico al mondo delle idee, o mondo noetico di Platone, il mondo di Luce dell’antico Iran, l’Uovo Eterno dell’antico Khem, da cui emanarono tutti gli universi; il germe risplendente [7] “ . Abbiamo dunque prima di tutto un’infinita Sfera di Luce, che trascende il pensiero. Pure attraverso di essa in questa Luce infinita vi è qualcosa in moto che si espande dal suo centro e vi ritorna, alito di Vita che espira e inspira.
 
In questo campo di energia universale ‘O’, sorge qualcosa, un moto vorticoso in continuo movimento di espansione e contrazione. Il simbolo è l’Uovo fecondato, il Cerchio con il Punto, la Grande Causa Prima, l’UNO, il Germe primordiale. Valentino, riteneva che vi fosse un perfetto Eone chiamato Propatôr, per mezzo del quale, ogni cosa è creata o evolve. L’Uno Primordiale chiamato Eone, Aion (Eternità) è una divinità potenzialmente bisessuale.

Figura 1. La Monade, l’Eone Supremo

Ippolito, trattando le eresie gnostiche, scrive che: “Per essi (gli Gnostici), il principio di tutte le cose è la Monade; ingenerabile, imperitura, incomprensibile, creatrice e causa di tutte le cose che sono generate. Questa Monade viene da loro chiamata il Padre …”. Ogni volta che l’eterno, l’Essere senza Nome, si sveglia dal sonno e desidera manifestarsi, si divide in Maschio e Femmina, il Padre e la Madre universali.
     
  • In questo Cerchio o  Uovo, mentre pulsa e si gonfia, sorge qualcosa di appena meno luminoso della Luce trascendente, un vortice ovale in continua espansione e contrazione, si sviluppano due fulcri.
  • La periferia  interna dell’involucro ovale si contrae nel mezzo per l’azione di due  fulcri, simboli dell’equilibrio, del positivo e del negativo. I due si  separano dividendosi, in Due Sfere, gemelle i Due punti Primordiali dei Pitagorici.
 
Nella Teogonia di Valentino, la prima sigizia Bythos e Sige costituiscono il Binario. La prima coppia si chiama Bythos, Profondità, Abisso (principio maschile), ed Ennoia, Pensiero (principio femminile) o Sige (Silenzio). Come, per i primi Pitagorici, anche per Valentino, la prima coppia, la Diade era lo stato imperfetto nel quale cadde il primo essere manifestato quando si distaccò dalla Monade.

Figura 2. La Diade la Dualità Primordiale Bythos-Ennoia

Sorgendo la Dualità deve necessariamente seguire la molteplicità, il Pleroma deve essere simultaneamente il tipo dell’Uno, dei Molti e del Tutto.
 
  • Mentre le due sfere gemelle a loro volta si espandono e si contraggono, dalla sfera negativa quando si toccano, si estende un velo, una nebbia che per così dire, riveste l’interno della Sfera si luce. Nasce la Legge della Densificazione.
  • A ogni contatto la sfera negativa diviene meno leggera. Ennoia, la sfera di Luce Negativa si sviluppa in progenie, differenzia la sua sostanza impregnata dalla Luce positiva.
  • Si forma una coppia Maschile Femminile, una sizigia, Mente e Verità, meno luminosa del fulcro di partenza.
 
I primi Gnostici dichiaravano che la loro scienza, la Gnosi, si basava su una Tetrade, un Quadrato, i cui angoli rappresentavano rispettivamente Sige (Silenzio), Bythos (Abisso), Mente (Anima spirituale) e Verità.
 
La prima gerarchia di Eoni del Pleroma di Valentino fu detta essere un’Ogdoade, un gruppo di Otto, Quattro Coppie, una doppia Tetrade. Sette con Ennoia - Otto con Bythos.
 
Figura 3. La Prima Tetrade

  • Ennoia, la sfera negativa è ora diventata Sette Sfere, l’Ebdomade di Basilide: la sfera negativa ha creato altre Tre Coppie o sizigie, Sei Eoni in tutto.
 
Ciò significa che il mondo in formazione si differenzia in firmamenti, i sette veli di Materia di Iside. Valentino era nato in Egitto e gli Gnostici ebbero il loro centro d’influenza ad Alessandria di Egitto. Proprio in Egitto, secoli prima la teologia di Ermopoli, sviluppò il concetto di Ogdoade: gruppo di Otto divinità quattro maschili e quattro femminili la cui esistenza, secondo la teologia di Ermopoli, avrebbero preceduto la nascita di Atum-Ra, cioè il mondo manifestato.

Mente e Verità creano:

  • Parola (Verbo) e Vita creano
  • Uomo e Chiesa, che in totale fanno L’Ogdoade, Otto.
 
  Una Tetrade Superiore   Bythos – Ennoia   →   Mente - Verità
  Una Tetrade Inferiore    Parola – Vita       →   Uomo - Chiesa.
 
Figura 4. La Doppia Tetrade
 

 
  • E Mente-Verità quando vide che la propria creazione era diventata a sua volta creatrice, rese grazie al Padre di Tutto e gli fece un’offerta di 5 coppie di Eoni, 2x5 = 10, il numero perfetto.
  • E quando Parola-Vita vide che Mente-Verità avevano glorificato il Padre col numero perfetto 10, volle glorificare il proprio Padre-Madre Mente-Verità con 6  coppie di Eoni, 2x6 =12 in tutto.

La generazione prosegue dunque con altri
10+12=22 Eoni, che assommati alla primitiva Ogdoade 8+22 = 30, formano il Pleroma, il Tridasha Indù, il regno perfetto della vita divina. Il complesso di questi Eoni costituisce il Pleroma (o Pienezza), il complesso di tutte le potenze dell’Essere supremo, sintesi delle intelligenze concentrate in lui, che egli accetta di esteriorizzare.
 

[1] L’antica religione dei Caldei era astronomica e matematica; la cosmogenesi e l’evoluzione erano espresse dal simbolismo dei numeri. Ciascuna lettera della lingua sacra aveva un certo equivalente numerico, e così si poteva costruire parole e frasi che potevano essere interpretate numericamente.
[2] Basilide elaborò uno dei sistemi più astrusi e più logici della Gnosi; insegnò ad Alessandria prima di Valentino verso l’anno 120-130. S. Clemente l’Alessandrino parla dello Gnostico Basilide come di “un filosofo dedicato alla contemplazione delle cose divine”. Mentre egli dichiarava che aveva ricevuto tutte le sue teorie dall'apostolo Matteo e da Pietro per mezzo di Glauco, Ireneo lo apostrofava come un eretico.
[3] G.R.S.  Mead, Gnosticismo e Cristianesimo delle origini, Fratelli Melita Editori, pag. 264 e seguenti.
[4] Ecco cosa si ritrova in rete all’indirizzo www.eresie.it: “Marco. frequentava le signore ricche e nobili dell'alta società, con il pretesto di farle partecipi della sua grazia, ma con il principale scopo di sedurle. Sempre secondo Ireneo ed anche Epifanio, Marco, inoltre, eseguiva una complessa cerimonia di trasformazione di un miscuglio di vino e acqua in un liquido di colore porpora, che diceva essere il sangue della grazia. Analogamente ad altri gruppi gnostici, la miscela probabilmente conteneva minuscole quantità di sperma o sangue mestruale, intesi come l'essenza dei generi umani.”
[5] Opera citata, pag. 265.
[6] Pleroma significa “Pienezza” e nella gnosi di Valentino designa la perfezione divina perché infinita pienezza includente in sé tutte le sue emanazioni. Sia nel pensiero neoplatonico sia in quello ermetico, il termine è adottato a significare la perfezione del mondo intelligibile, o l’Essere divino come onnicomprensiva totalità di essere.
[7] G.R.S. Mead Gnosticismo e Cristianesimo delle origini – Fonti tratte dai Padri della Chiesa.
 
 
LA GERARCHIA DEI DODICI EONI E LA TASSELLAZIONE DELLO SPAZIO

Il Settemplice generato da Ennoia, genera a suo volta 12 Eoni. Se immaginiamo che il Duodenario, cioè i 12 Eoni, nell’universo fenomenico, allora siamo fuori del Pleroma, allora questi 12 sono esterni al Settemplice visto come un’unità, una Sfera. Abbiamo l’immagine di 13 Sfere.
 
Si disegni su spazio bidimensionale un cerchio, e poi altri sei cerchi a contatto con il primo; si scopre che cerchi sono perfettamente a contatto gli uni con gli altri formando il mistico numero: 1+6=7. La seconda corona di cerchi raddoppia a 12, la terza triplica a 24 e così via.
 
Si disegni su spazio tridimensionale una sfera, poniamo attorno ad essa altre sfere in mutuo contatto fra loro; si scopre che lo spazio è riempito con 12 sfere: 6 attorno e sullo stesso piano della prima sfera, 3 sopra e 3 sotto. Unendo i centri delle sfere secondo piani paralleli, si tracciano un esagono e due triangoli intrecciati.
 
Tredici sfere, ognuna delle quali con un proprio movimento: le sei delle direzioni dello spazio, in basso, in alto, a destra, a sinistra, avanti e indietro e la settima come rotazione; se aggiungiamo altri tre movimenti quali la contrazione, l’espansione e un movimento che non è tale da poter essere da noi concepito, otteniamo un totale di dieci (10), la decade dei movimenti. Questi movimenti o modi di vita avvengono entro la Grande Sfera che circonda le tredici, la Quattordicesima Sfera o limite del sistema.
 
Figura 1. Le Tredici sfere

  • In tutti i sistemi gnostici è descritta una scala gerarchica di Eoni che procede dal Padre Supremo per coppie maschio-femmine (sizigie), che si riproducono per emanazione a coppie  sempre più dense e meno luminose, quanto più si allontanano dalla fonte.
  • Il simbolo vivente del Pleroma ha prodotto delle sfere perfette, tutte a coppie, una luce e una luce minore, o globo più oscuro; poiché gli otto, i dodici, i dieci consistono di coppia.
     
  • G.R.S. Mead scrive: “Se immaginiamo che queste sfere siano elastiche, in modo che fosse possibile di esercitare pressione da ogni lato contemporaneamente … la sfera centrale o  tredicesima assumerebbe la forma dodecagonale – diverrebbe, infatti, un dodecaedro romboidale”[1].
  • La Sfera centrale, o tredicesima, è in mutuo contatto con le altre 12 sfere; se immaginiamo di congiungere i 12 punti di contatto, essa assumerebbe la forma dodecaedro romboidale. Il dodecaedro è per Platone e per Pitagora, il simbolo del nostro universo materiale, vi è, però, da osservare che il dodecaedro di Platone aveva le facce pentagonali e 20 punti di contatto.
 
 
Figura 2. Il Dodecaedro rombico  e la saturazione dello spazio
   
Una tassellazione dello spazio è un riempimento (rappresentato attraverso un suo frammento) dell’intero spazio infinito, realizzato affiancando solidi geometrici in modo da non lasciare spazi vuoti. Un dodecaedro non regolare ma piuttosto interessante è il dodecaedro rombico, avente dodici facce romboidali tra loro uguali. Si tratta di un poliedro capace di tassellare lo spazio: potreste usarlo per costruire un solido muro senza buchi! Tra i cinque poliedri regolari (solidi platonici) solo uno tassella lo spazio: il cubo. Dodecaedro rombico e cubo sono gli unici poliedri noti aventi facce tutte uguali che permettano di realizzare una tassellazione regolare. Particolarmente interessante è la tassellazione regolare realizzata con il dodecaedro rombico: è proprio la configurazione che assumerebbero delle sfere deformabili, collocate nello spazio secondo un impacchettamento ottimale, se compresse fino a non lasciare spazi vuoti.[2]
 
LA NARRAZIONE D’IPPOLITO
 
Le scarse notizie sulla filosofia degli Gnostici le dobbiamo agli scritti dei loro avversari, gli eresiologi cristiani. Le altre notizie sull’insegnamento di Valentino e in particolare sul mito di Sofia le fornisce Ippolito che come scrive Mead, come il solito, non ha compreso che vi erano dei Padri per ogni piano, cioè monadi, o stato monadico dell’essere, e altresì dei Padri Madri, Diadi, o stato diadico dell’essere, e così di seguito.
 
  • In Principio il Padre era solo senza spazio e senza tempo, in perfetto riposo;
  • Il Padre, solo com’era, generò Mente e Verità, la Diade, la quale è Signora e Principio e Madre di tutti gli Eoni che essi contano nel Pleroma;
  • Mente e Verità emanò Parola e Vita;
  • Parola e Vita emanò Uomo e Chiesa;
  • Mente e Verità quando vide che la propria creazione era diventata a sua volta creatrice, fece al Padre un’offerta di 10 Eoni, il numero perfetto.
  • Parola (Logos) e Vita dopo che Mente e Verità aveva glorificato il Padre, volle glorificare il proprio Padre Mente e Verità e gli fece un’offerta di 12 Eoni.

 
SOPHIA IL DODICESIMO EONE E L’ABORTO
 
Il processo della creazione e della densificazione della materia è legato alla figura di Sophia, la sostanza cosmica, la Madre del Cosmo, la Sapienza. La Sapienza, la Sostanza Stellare, chiamata il Comune Frutto del Pleroma, riceve la sua prima informazione dalla potenza degli Eoni. Secondo gli Gnostici, la dimora di Sofia, l’Anima del mondo, era nel mezzo dell’Ogdoade, tra i mondi superiori o spirituali. Al di sotto vi era l’Ebdomade, le Sette Sfere di sostanza psichica. Nella Bibbia[3] leggiamo che: “La Sapienza ha edificato la sua casa e l’ha basata su Sette Colonne”. Sofia come la mediatrice fra gli Spazi superiori o spirituali e gli spazi inferiori della creazione si trovava nello Spazio di Mezzo, quasi esiliata dalla suprema dimora, proprio come l’anima nell’uomo incarnato. Nello gnosticismo di Valentino è l’ultimo dei Dodici Eoni che, per desiderio di imitare il Padre, finisce per lacerare l’unità del Pleroma e dare inizio a un processo di caduta.
 
Valentino insegna che esiste all’inizio un mondo perfetto, detto Pleroma, in cui dimorano in perfetta quiete una serie di entità luminose dette Eoni, in greco Aion. Questi Eoni sono appaiati in coppie maschili- femminili; l’ultimo dei Dodici Eoni, Sophia Achamoth, penetrando i misteri del primo Eone (l’Abisso), generò il mondo.
 
Sophia esce dal Limite del Pleroma per ignoranza o per curiosità, causando ultimamente la nascita del mondo materiale. Questo mondo fatto di materia senza forma, fu un fallimento, un aborto permeato dal dolore e dal pianto, e proprio per queste ragioni fu espulso dal Pleroma.
 
Sophia, la Sapienza si lamentava e gemeva a causa dell’aborto che essa aveva prodotto. Sophia lacera l’unità del Pleroma e dà inizio a un processo di caduta emanando un’essenza informe. Sophia esce dal Limite del Pleroma per ignoranza o per curiosità, causando ultimamente la nascita del mondo materiale. Questo mondo fatto di materia senza forma, fu un fallimento, un aborto permeato dal dolore e dal pianto, e proprio per queste ragioni l’ultimo Eone fu espulso dal Pleroma. La sofferenza di Sophia è così atroce che il Pleroma ne è profondamente turbato.
 
L’ultimo dei 12 Eoni, l’ultimo dei 6 + 10 + 12 = 28 Eoni di natura femminile, chiamato Sophia Achamoth cercò di imitare il Padre (la Monade) e di creare da sé e senza consorte (sizigia). Secondo Valentino, la caduta di Sofia è dovuta a una motivazione specifica: l’ultimo Eone o periferico presume di conoscere il Padre e quindi finisce per precipitare nella materia per presunzione. Sophia, desolata di essere così lontana dal Primo Eone, la Monade, il Padre, è sopraffatta dal desiderio ossessivo di vederlo e di congiungersi a lui, questo desiderio insoddisfatto fa sì che Sophia generi, da sola, una figlia informe, che cade nel caos.
 
Sophia cercò di imitare il Padre (la Monade) e di creare da sé e senza consorte (sizigia), ignorando che solo la causa assoluta ha il potere di creare da Sé solo. Il femminile ha il potere di emanare l’essenza (o sostanza), mentre il maschile ha il potere di informare l’essenza emanata da femminile. L’azione di Sophia rompe l’equilibrio del Pleroma che per conseguenza ne provoca l’estromissione, Sophia è scagliata nel Kenoma, Sophia si dibatte in un’angoscia senza fine, dalla sua paura e dalle sue lacrime nasce la Hyle, la Materia, il nostro mondo.
 
Pleroma, letteralmente significa “Pienezza” e nella Gnosi di Valentino designa la perfezione divina perché infinita pienezza includente in sé tutte le sue emanazioni. Sia nel pensiero neoplatonico sia in quello ermetico, il termine è adottato a significare la perfezione del mondo intelligibile, o l’Essere divino come onnicomprensiva totalità di essere, cui è contrapposta la limitatezza, e quindi la finitezza del mondo sensibile. Il Pleroma si contrappone al Kenoma, l’irrealtà della materia.
 
La Sapienza si lamentava e gemeva a causa dell’aborto che essa aveva prodotto. E così sorgendo l’ignoranza nel Pleroma a causa della Sapienza, sorse nel Pleroma un tumulto e gli Eoni pregarono il Padre che ponesse fine al dolore della Sapienza. Mente-Vita emettono una sizigia, una nuova coppia, Cristo (Maschile) e Pneuma, Spirito Santo (Femminile) il Consolatore, con il compito di eliminare l’aborto informe della Sapienza e di insegnare l’Amore e il rispetto del supremo Abisso. Cristo e Spirito santo sono i rappresentanti di Bythos e di Sige oltre il Pleroma.
 
  • Così con Cristo e Spirito Santo vi sono: 28 + 2 = 30 Eoni.
 
Inoltre affinché l’informità dell’aborto non si rendesse mai più visibile agli Eoni perfetti, il Padre mandò fuori un’altra emanazione di un singolo Eone, la Croce o tronco per essere messa a guardia come un Limite, un muro, che separa la deficienza dalla perfezione, il Limite del Pleroma, tenendo i Trenta entro di sé. L’Ultimo Limite del trattato Pistis Sophia. Questo è il Limite “contro al quale nessuno prevarrà” sino al giorno del Sii-con-noi, così detto nel Libro dei Morti e nel codice Askew. Il Logos si Limita e si Crocifigge per il bene dell’umanità. Più in basso nella scala dell’essere, questo diviene il morto simbolo della croce ortodossa (Ê), l’uomo che ha sesso[4].
 
Il seguente diagramma attribuito a Valentino è stato parzialmente commentato da H.P. Blavatsky ed è tratto dal libro “Il trattato del Fuoco Cosmico” di A. A. Bailey[5].
 
Figura 3. Il diagramma di Valentino
 
 
Dapprima il Punto, la Monade, Bythos, l’Abisso, lo sconosciuto e inconoscibile Padre.
Poi il il Triangolo, Il Padre con la Diade, la prima Coppia, Mente e Verità.
Quindi il Quadrato, la Doppia Diade, il Quaternario, la Tetractide: due maschili, Parola e Uomo e due femminili, Vita e Chiesa. La linea verticale la Potenza dello Spirito, la linea orizzontale, la Potenza della Materia.
Sette in tutto: il Triangolo, la potenzialità dello Spirito con il Quadrato, la potenzialità della Materia.
Segue il Pentagramma o la Pentade, il simbolo misterioso dei Pitagorici e dei Manasaputra Indù, i Figli della Saggezza, che con le proprie sizigie (coppie) fanno 10, la Decade.
Per ultimo l’Esalfa o i due triangoli intrecciati che con le proprie sizigie fanno 12, la Dodecade.
I Due piccoli cerchi entro il Pleroma sono le sizigie Cristo e Spirito Santo che sono emanazioni successive e come tali, da un certo punto di vista, rappresentano la discesa dello Spirito per infondere ed evolvere la Materia, che essenzialmente deriva dalla stessa fonte.
Il piccolo cerchio in basso, rappresenta l’opposto del Pleroma, l’incompletezza, chiamato Kenoma (vuoto), il mondo visibile della forma, la Terra, dimora del Demiurgo, di Ialdabaoth, lo Spirito dell’Errore. Fu appunto Sophia, l’ultimo Eone che procedette alla formazione del Demiurgo, il quale, capo di 7 Angeli o Arconti Creatori, Signore dei 7 cieli che avvolgono la terra, procedette alla creazione del mondo corporeo e dell’uomo mediante una combinazione di luce e di tenebre, di spirito e di materia. Questi Sette sono raffigurati entro il minuscolo cerchio in basso con un quadrato e in triangolo.   

[1] G.R.S. Mead, Gnosticismo e Cristianesimo delle origini, pag. 240.
[2] http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/argoment/ParoleMate/Dic_03/Dodecaedro.htm
[3] Proverbi, 10, 1.
[4] G.R.S. Mead, Gnosticismo e Cristianesimodelle origini, narrazione di Ippolito.
[5] “Il trattato del Fuoco Cosmico” di A.A. Bailey , carta IV pag. 226.
 
LA SUPREMA TETRADE DI MARCO LO GNOSTICO PITAGORICO
Marco, lo Gnostico Pitagorico, insegnò che la divinità doveva essere considerata sotto il simbolo di Quattro sillabe. H.P. Blavatsky afferma[1] che Marco, rivelò al pubblico più verità esoteriche di qualsiasi altro Gnostico.
 
Marco nella sua Rivelazione narra come “la Suprema Tetrade discese” fino a lui “dalla regione che non può essere né vista né nominata, sotto forma femminile, perché il mondo sarebbe stato incapace di sopportare la sua apparizione sotto forma maschile”[2] e gli rivelò la “generazione dell’universo” fino allora mai rivelata né agli angeli né agli uomini. “Quando da prima il Padre, che non è nemmeno l’Uno … volle che la sua invisibilità prendesse forma, Egli aperse la bocca e pronunciò una Parola, simile e Se stesso …”. Marco descrive i quattro suoni emessi dal Padre della Tetrade:

  • Primo suono        4  elementi,     Prima Tetrade o Superiore.
  • Secondo suono    4  elementi,     Seconda Tetrade o Inferiore.
  • Terzo suono       10 elementi,     Decade.
  • Quarto suono      12 elementi,    Dodecade.
 
I primi due suoni formano l’Ogdoade che era divisa in una Tetrade superiore e in una Tetrade inferiore. La pronuncia del Nome intero consisteva di 30 elementi e di quattro combinazioni. L’elemento può significare una nota musicale, o una lettera dell’alfabeto greco.  L’elemento può significare una nota musicale, o una lettera dell’alfabeto greco. Le immagini o lettere che compongono l’alfabeto greco sono 24 più 6 nascoste per le tre lettere doppie: in totale 30.
     
  1. Marco  attribuisce alla Divinità il numero 30 elementi in quattro sillabe, che significa un Triangolo (30=3+0=3) e un Quadrato (4), in tutto triangolo più quadrato, 3 + 4 = 7  Sette, che sul piano della manifestazione costituiscono le Sette Lettere segrete divine, delle quali è composto il nome di Dio.
  2. La Tetractis pitagorica si esprime in uno spazio astratto bidimensionale con un Triangolo di lato Quattro contenente Dieci Punti: 1 + 2 + 3 + 4 = 10.
  3. La Tetractis pitagorica, espressa nel mondo della forma, in uno spazio tridimensionale si esprime con il Quarto Numero Piramidale, una piramide a base quadrata contenente 30 punti, con 4 punti di lato: 12  + 22 + 32 + 42 = 30.
  1. Il numero degli Eoni contenuti nel Pleroma era detto essere Trenta (8 + 12 + 10 = 30).
  2. Il numero degli Dèi del panteon indù è di Trenta: 8 Vasu, 12 Aditya, 10 Rudra.
 
 
Figura 1. Il Quarto numero piramidale a base quadrata
 
IL SUONO DEL NOME
 
Marco aggiunge che ogni singolo elemento dei Trenta ha la sua speciale espressione, ma non conosce la forma del suono di cui è un elemento. Così proferendo tutto quello che sa, crede di far risuonare l’intero Nome. Poiché essendo ciascun elemento, parte dell’intero Nome, enuncia il suo suono speciale come se fosse l’intera Parola, e non cessa di risuonare fino a che non giunga l’ultimissima lettera dell’ultimo sub-elemento nella sua lingua speciale.
 
Ogni elemento divino, con tutti i suoi sottosuoni, note, o lettere, era contenuto in quella fase dell’Essere Divino alla quale era stato dato il nome simbolico di Chiesa … ed è il sostituto di un nome “autentico” che veniva solamente rivelato ai membri iniziati della scuola. La Chiesa era l’aspetto femminile della quarta e ultima sizigia, o coppia, della Tetrade, o i Sacri Quattro, i Signori del Pleroma.[3]
 
L’ECO DEL NOME
 
Quando l’ultima nota dell’Armonia Divina dell’ultimo sub-elemento cantata dal Verbo, ebbe espresso il proprio suono speciale, l’eco di questo si propagò nell’immagine di tutti questi elementi e sub-elementi, e dette origine a un’altra serie; e questa serie è la causa non solo degli elementi del mondo che conosciamo, ma anche di quegli elementi che hanno un’esistenza anteriore a quelli del nostro mondo.
 
L’ultima nota divina stessa, un’eco dopo l’altra risuonò verso il basso, fu sospinta verso l’alto dal proprio suono per completare l’intero Nome, mentre un’eco discendeva nelle parti inferiori. L’ultima nota divina che consisteva di trenta elementi, ciascuno dei quali conteneva altri elementi, mediante i quali il nome di ciascun elemento radicale era compilato; e così all’infinito.            
 
Marco impresse questa grandiosa idea nelle menti dei suoi discepoli additando loro un’analogia nell’alfabeto greco. Così prendendo qualunque singola lettera, per esempio il delta D, appena la nominiamo abbiamo cinque lettere:
 
  • D = δ;   E = ε    L = λ     T =     A =
  • Di nuovo la seconda lettera e = epsilon   
  • E = ε    PS = ψ    I = ι    L = λ    O = o   N = η
  • E così via all'infinito. [4]
 
LE LETTERE IMMAGINI DEL CORPO DELL’UOMO CELESTE
 
 
Le 24 lettere simbolo dell’alfabeto greco che nel manoscritto citato da Ireneo venivano assegnate in coppie alle 12 membra del Corpo dell’Uomo Celeste. Il Corpo dell’uomo Celeste era il simbolo grafico dell’ordinamento gerarchico dell’universo. Ventiquattro, afferma la Cabala, sono le Ore durante le quali si compie la  Creazione. Plutarco descrivendo la religione di Zoroastro parla di 24 dèi luminosi creati da Horomazes. “Horomazes nato dalla luce più pura e Arimanios, nato dalla tenebra sono rivali. Horomazes creò Sei diversi dèi … Anche Arimanios creò Sei demoni antagonisti agli dèi di Horomazes. Quest’ultimo si fece tre volte più grande … costellò il cielo di stelle e ne pose una a guardia sopra le altre: Sirio. Creò 24 dèi e li depose in un uovo. Ma i demoni … 24 anch’essi riuscirono a bucare l’uovo, e da allora bene e male furono mescolati”.[5]
 
Dopo che Horomazes costellò il cielo di stelle ponendo sopra di esse Sirio, creò altri 24 Dèi, totale 30 il numero del Pleroma. Plutarco prosegue ancora dicendo che anche il Principe delle Tenebre, creò 6 + 24 = 30 demoni. I commentatori di Plutarco scrivono che la religione di Zoroastro non cita la creazione di altri 24 dèi e che probabilmente sono influenze della religione orfica. Gli Gnostici come gli Ebrei presero molto dalla religione dei Parsi (Parsi = Farsi) da cui la setta dei Farisei, pertanto ci deve essere un collegamento. G.R.S. Mead riporta il commento di Ippolito il quale dice che gli Eoni emanarono un’altra serie di 30 Eoni, seguendo la legge della similitudine, perché i Pitagorici dividevano in dodici, trenta e sessanta. Ippolito probabilmente riassunse a modo suo il manoscritto gnostico o forse non era completo, il gruppo dei trenta demoni è fuori del Pleroma, appartiene all’aborto. La somma di 30 per la Luce, con 30 per le Tenebre fa 60 il numero caldeo di Anu, il Cielo, l’unità di misura del tempo.
     
  • Le 24 lettere  dell’alfabeto greco sono suddivise in 9 consonanti o lettere senza suono,  8 liquide o semi-suoni, e 7 vocali o suoni.
  • Le 9 consonanti simboleggiano gli elementi ineffabili o senza suono della seconda sizigia Mente-Verità.
  • Le 8 liquide a mezza strada fra le lettere senza suono e i suoni simboleggiano gli elementi della terza sizigia Parole-Vita.
  • Le 7 vocali rappresentano gli elementi della quarta sizigia Uomo-Chiesa, poiché il suono emanando attraverso l’Uomo informò tutte le cose. Poiché l’eco della sua Voce rivestì la forma. Queste vocali sono i suoni emessi dai Sette cieli o Sfere. Il primo cielo emana la  vocale A, il secondo cielo, la E, il terzo l’H, il quarto la I, il quinto la O, il sesto la U, il settimo la . E tutti i suoni unendosi insieme in armonia emanarono un suono, glorificando Colui dal quale furono emanati.
Questa triplice suddivisione delle lettere greche ci ricorda la divisione del mondo sia platonico che indù in tre spazi.
 
Così abbiamo la serie 9, 8, 7; e se togliamo 1 da 9 e lo aggiungiamo al 7, abbiamo la serie 8, 8, 8, tre volte otto, ossia il valore numerico del nome greco di 6 lettere che compongono il nome di Gesù vale a dire Colui che aveva il suo seggio con il Padre – non la Monade, ma la Mente – lasciò il seggio e discese mandato all’Uno da cui Egli era separato – la Chiesa – a ricondurre la divina creazione a uno stato di equilibrio affinché le tre fasi o i tre spazi del Pleroma o Cosmo Ideale fossero ridotte a un’eguaglianza “ 8-8-8”, così il 7 ottenne il potere dell’8. Per gli Gnostici, Chnoumis era il Sole dell’Universo, il cui numero è 700, l’unico che può risolvere il mistero di Gesù, il cui numero è 888; questo era il mistero dell’Agathodaemon.
 
Il numero 888 si ritrova anche negli Oracoli Sibillini (Sybyll. I, 327).  Essendo Otto in rapporto all’Ogdoade Marco espressamente parla di 8 unità, 8 decine, 8 centinaia.
 
Questo numero 888 che è chiaro, e oscuro, spirituale e materiale, si ritrova cabalisticamente in un passo della Bibbia, quando Mosè chiese al Signore il suo nome, ed egli rispose: “Io sono colui che sono[6] Ahiyè (21) asher (501) ahiyè (21)”. Sommando i numeri corrispondenti alle parole della risposta si ottiene: 21 + 501 + 21 = 543, e quando Mosè gli chiese di fargli vedere il suo volto, la divinità rispose: “Tu non puoi vedere la mia faccia, ma mi vedrai di dietro”; in altri termini, tu non puoi vedere la mia natura spirituale, ma solo quella materiale, la mia ombra.
 
In termini numerici il nome luminoso del signore 543, deve essere sommato con il suo riflesso 345, in totale 543 + 345 = 888. Le sorprese non finiscono, Mosè il profeta ha come valore numerico 3 + 300 + 40 = 345, il valore numerico dell’ombra del Signore.
 
Ireneo continuando il commento al manoscritto di Marco, parla della Tetractis di cui non è possibile dare nomi umani. Nella cabala, la pronuncia dell’ineffabile nome di quattro lettere è l’arcano più segreto. Questi nomi appartengono al linguaggio sacro di cui vengono dati dei sostituti in altri testi gnostici.
     
  • G.R.S. Mead scrive  che questi sostituti sono Ineffabile, Silenzio, Padre e Verità che in  greco consistono rispettivamente di 7 e 5, e di 5 e 7 lettere, ossia di due volte sette e di due volte cinque, in totale i 24 elementi del Pleroma.
  • Così ancora per i  sostituti dei nomi della seconda Tetrade: Parola e Vita, Uomo e Chiesa, che in greco consistono rispettivamente di 7 e 3, e di 8 e 8 lettere, in  totale 24.
  • Tre volte otto “888” è il valore numerico  del nome di Gesù, in totale 24.
  • La stessa operazione numerica si può effettuare con le lettere greche della parola Cristo.
  • Ciascuno di questi tre gruppi è duplice (positivo e negativo), 6 in tutto di 4 unità per un totale di 24.
 
Sei sono le mistiche lettere del nome greco di Gesù che generano 888, tre gruppi di otto, 24. Era questo “Sei”, dicevano i Marcosiani, che era disceso ed era stato trattenuto nell’Ebdomade, o regione delle Sette Sfere. Il Sei è della stessa sostanza della Madre del Mondo, la Sapienza. L’ora dell’inizio e della fine della passione di Gesù è la sesta.
 
Nel mito del battesimo nel Giordano la discesa di questo “6”, è raffigurato con la discesa della colomba. La colomba è l’alfa e l’omega (1 e 800). Il nome in greco per la colomba è e vale numericamente 801, infatti: =80   ε = 5  =100  ι = 10  = 200   = 300  ε = 5  = 100 = 1.
 
La creazione del nostro particolare universo è considerata come un’edificazione della Mente Divina. Il costruttore, il Demiurgo, è un riflesso del Logos Universale, da Lui informato, ma separato, tagliato fuori. Gli Gnostici Marcosiani avevano tre Ebdomada tre volte sette: due in Cielo, una nel Cielo superiore e una in quello inferiore, infine una terza e una in Terra sul piano della materia, in totale 7 + 7 + 7 = 21.
 
Marco, parla di una rivelazione che gli fu fatta dai Sette Cieli, che pronunciavano i Sette nomi delle Gerarchie angeliche, emettendo ciascuno una vocale. Il primo cielo emana un suono o una vocale  A (), il secondo l’E (ε ), il terzo H (η), il cielo mediano, il quarto emana I (ι), il quinto O (o ), il sesto l’U (υ), il settimo W (). E tutte unendosi insieme per armonia, emanano un suono, e glorificano colui dal quale furono emanate: il Logos del sistema o edificatore del mondo. La gloria del suono è portata in alto all’antenato del Pleroma; mentre l’eco del loro inno di gloria è portato in terra e diviene il modellatore e generatore di quelli sulla terra, le anime degli uomini. Disponendo le sette vocali in modo triangolare come per la Tetractis, si ottengono 21 suoni, visualizzati con 21 triangoli, poiché la seconda vocale si combina con la prima formando un triangolo vocale, le due seconde si combinano con le tre terze vocali formando due triangoli e così via.
 
Figura 2. Il 21 l’azione dei Suoni e la discesa del numero 6
La figura ottenuta visualizza il Sesto numero triangolare, la discesa del numero Sei! Il Libro della Formazione, il Sepher Yetzirah, cita 22 suoni, nella rappresentazione precedente si hanno 21 combinazioni che concorrono a formare un suono di sintesi, in totale 22. La figura mostra una serie di triangoli colorati con il vertice in alto e in basso. La somma 21 dei triangoli con il vertice verso l’alto con i 15 triangoli (bianchi) con il vertice verso il basso fa in totale 36.
 
Il numero 36, per Plutarco rappresenta ancora una Tetractis, ossia: La forma più alta di giuramento, come è stato rivelato, ed ha avuto il nome di mondo perché formata dalla somma dei primi quattro numeri pari (2+4+6+8) e dei quattro dispari (1+3+5+7).[7]
 
[1] H.P. Blavatsky, D.S. Cosmogenesi II, pag. 72, 73.
[2] La Sapienza Segreta è simboleggiata da una forma femminile velata: Iside, Sofia, Elena ecc., mentre la forma maschile rappresentava il Mistero svelato, quindi il mondo non essendo pronto a riceverlo, non poteva sopportarlo e la rivelazione di Marco doveva essere data velata o allegorica. Quando Mosè discese dal monte sacro con la Legge, il suo volto era raggiante tanto da coprirlo con un velo: alla rivelazione data al popolo eletto, fu posto un velo.
[3] G.R.S. Mead, Gnosticismo e Cristianesimo delle origini, Fratelli Melita Editori, pag. 270 e seguenti.
[4] Ib.
[5] Plutarco, Iside e Osiride, 47.
[6] Esodo III, 13, 14.
[7] Plutarco, De Iside,  A, 232.
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PITAGORISMO GNOSTICO
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