Egitto - Narravano, dicevano - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Egitto - Narravano, dicevano

Egitto misterico
L’ENIGMA DI PIETRA
 
Da quando Erodoto scrisse la storia del Faraone Cheope e della sua famiglia, cioè di Chephren e Micerino e delle tre tombe a forma di piramidi da loro costruite, le piramidi sono state considerate il prodotto eccentrico di potenti della terra per conservare nel tempo i loro nomi e le loro spoglie. Erodoto vide quei monumenti nel quinto secolo a.C. sotto la dominazione persiana, circa duemila anni dopo la loro presunta costruzione, e riferì notizie trasmessegli dai sacerdoti, i custodi del sapere egizio, ma di questo si discuterà in seguito.
                  
Nel nono secolo il Califfo governatore del Cairo decise di impossessarsi dei tesori[1] nascosti nella Grande Piramide e pertanto assunse una squadra di cavapietre con l’ordine di praticare una galleria nella facciata settentrionale della piramide, con la speranza di trovare le camere sepolcrali e tutti i tesori annessi. L’ingresso della piramide era stato occultato, ma ai tempi del geografo greco-romano Strabone, durante l’occupazione romana, la porta di pietra provvista di cardini sul lato nord era visibile, e la parte sotterranea della Grande Piramide era visitata, tanto che nella camera sotterranea furono trovati graffiti romanici, proprio come alcuni continuano a fare oggigiorno, visitano un posto e lasciano scritto il proprio nome o delle frasi idiote! Al tempo del Califfo mussulmano non c’era più traccia dell’ingresso che era perfettamente occultato. La fortuna baciò il Califfo perché il tunnel scavato dai suoi operai confluì nel corridoio discendente che partiva dall’ingresso nascosto nella facciata settentrionale.

  
FIGURA 1. GIZA[2]
 
Il corridoio portava a quella camera sotterranea descritta da Strabone, priva di lucroso interesse. La fortuna continuò ad essere vicina al Califfo, perché la vibrazione degli arieti contro le pareti fece staccare un blocco di pietra calcarea dal soffitto del corridoio discendete, svelando un’altra via, che saliva inoltrandosi nel cuore della piramide. Gli operai scoprirono l’esistenza di un corridoio ascendente bloccato da enormi tappi di durissimo granito, impossibile da frantumare. Si preferì scavare nel calcare una galleria che aggirasse l’ostacolo, creando così l’attuale strada percorsa dai turisti per imboccare il corridoio ascendente. Il Califfo entusiasta dei risultati ottenuti pregustava la vista d’immensi tesori che lo avrebbero ripagato del molto denaro speso nell’opera di scavo. Si scoprì una prima camera alla fine del corridoio ascendente, chiamata dagli Arabi Camera della Regina, perché essi seppellivano le donne in tombe dal soffitto a due spioventi, che si rivelò completamente vuota, ma stranamente con i muri ricoperti di uno spesso strato di sale. Dopo la prima delusione si esplorò la Grande Galleria, che stranamente aveva il pavimento a forma di un canale incassato, e alla sua sommità si esplorò la Camera del Re che apparve desolatamente spoglia, ad eccezione di un sarcofago di granito vuoto, privo di mummia regale, privo d’iscrizioni e senza coperchio. Al-Ma’mun contrariato fece distruggere il pavimento e il granito in un angolo della stanza, ma non trovò nulla. Si racconta che Al-Ma’mun per calmare la rabbia dei suoi uomini abbia fatto trasportare di notte in segreto dentro la Piramide, un tesoro affinché gli operai lo ritrovasse il giorno dopo. Il Califfo investì una parte dei suoi averi affinché i posteri potessero ammirarne gli interni di questa costruzione classificata come una delle sette meraviglie del mondo antico.
 
Gli egittologi, per spiegare il mistero della mummia mancante, continuano a sentenziare che la piramide sepolcrale è stata spogliata cinquecento anni dopo la morte di Cheope. La prima contestazione dei fatti parte dal coperchio del sarcofago mancante, perché se c’era, doveva avere dimensioni tali che non poter passare dal corridoio che portava alla camera, e poi che senso logico ha frantumare un coperchio di granito per portarsi via i cocci. Ammesso che i ladri abbiano voluto portarsi via i cocci, essendo la via ascendente bloccata, l’unico passaggio possibile, era un budello stretto, un pozzo quasi verticale, lungo cinquanta metri, che partiva dalla Grande Galleria e che finiva sessanta metri più in basso, dall’ingresso del corridoio ascendente. Questo pozzo non fu scoperto dagli operai del Califfo perché troppo impegnati nella battaglia contro i tappi di granito che bloccavano la galleria ascendente.
 
Il pozzo era bloccato da sabbia e pietre che furono asportate solo nel secolo scorso da un avventuriero italiano Giovanni Battista Caviglia, dopo diversi giorni di scavi in condizioni al limite del possibile. Da questo pozzo stretto e verticale, per giunta bloccato dovevano per forza essere passati dei ladri con i tesori, stranamente senza lasciare anche una piccolissima traccia: non un frammento di vasellame rotto, non un brandello di stoffa. Contrariamente alle usanze egizie, questo monumento funebre è completamente privo d’iscrizioni, pitture, e di riferimenti al defunto: il potentissimo Faraone Cheope! È vero sono state ritrovate delle scritture, dei marchi di fabbrica che si riferivano a Cheope nelle camere di scarico situate sopra la Camera del Re, ma come si vedrà in seguito, hanno tutta l’aria di essere dei falsi grossolani risalenti al secolo scorso.
 
La camera sepolcrale della Seconda Piramide quella di Chephren, quando fu aperta nel 1818 da Giovanni Belzoni fu trovata spoglia, il sepolcro di granito era anch’esso vuoto con il coperchio spaccato in due a fianco. La Terza Piramide quella di Micerino esplorata da Howard Vyse nel 1837 conteneva una camera sepolcrale con il coperchio di legno e la bara di basalto senza mummia ma con delle ossa all’interno che furono attribuite al Faraone. In tempi più recenti le ossa all’esame del carbonio 14 si sono rivelate appartenenti ad un intruso della prima epoca cristiana, non erano quelle di Micerino. Il sarcofago, nel suo trasporto in Inghilterra, andò poi perduto in un naufragio in mare.
 
Le tre piramidi furono tutte trovate senza mummie al loro interno, i ladri, secondo gli esperti trafugarono tutto anche i corpi regali. Non è chiaro quale fosse la funzione delle piramidi e non è chiaro quando sono state costruite da quei tre faraoni che gli egittologi collocano nella quarta dinastia e che si ostinano a dichiarare che esse sono “tombe e solo tombe”. La Piramide a Gradoni di Saqquara, aperta per la prima volta nel 1954, più antica “per gli egittologi” di quella di Cheope conteneva un sarcofago rimasto sigillato e inviolato, che quando fu aperto risultò vuoto. Poiché l’ingresso era ancora sigillato, i profanatori non erano entrati e non avevano violato la tomba, e per tanto, per assurdo, la mummia, come nei tre casi precedenti, la devono aver trafugata gli stessi sacerdoti. Le altre piramidi come quella crollata di Meidum non contenevano nemmeno un sarcofago. Con buona pace della casta dei custodi di un sapere costruito su errori precedenti e mai ammessi, non un segno di sepoltura è mai stato scoperto in queste piramidi!
 
Le sepolture furono sempre fatte dagli Egizi nelle profondità, nelle viscere della Terra, mai ad un livello superiore del terreno che rappresentava l’orizzonte, la linea di separazione fra il Cielo e la Terra.

[1] Si diceva che all’interno della Grande Piramide oltre a pietre preziose vi erano mappe stellari e globi terrestri estremamente precisi, che facevano gola al Califfo che era un anche un cultore di scienza, tanto che mise in discussione il risultato di Tolomeo riguardante la circonferenza terrestre. Nell’anno 820 giunse in Egitto con un grande seguito di studiosi e architetti.
[2] Questa immagine è stata rilasciata nel pubblico dominio dal detentore del copyright, il copyright è scaduto o non possiede i requisiti per essere soggetta ad un copyright. http://it.wikipedia.org.
ERODOTO NARRA UNA STORIA VELATA

 
Erodoto chiamò la sua opera “Le Storie”, pervenuta a noi suddivisa in nove libri, ognuno dei quali porta il nome di una musa, cui è dedicato. Sosteneva che gli accadimenti umani hanno origine sia nel mondo degli uomini che in quello divino.
 
Nel secondo Libro di  Storie, Erodoto narra vicende riguardanti  di Re mitici, Proteo, Rampisito, Cheope, Chefren e Micerino. Si fa accenno alle figlie di tre Faraoni, la figlia di Rampisito, la figlia di Cheope e la figlia di Micerino di cui non si conoscono i nomi, un perfetto mascheramento di argomenti misterici che dovevano restare segreti. Se non si possiede la chiave per interpretare il racconto misterico, quello che si comprende è fuorviante e grottesco. che senso ha nel chiamare Erodoto il “Padre della storia”, e poi nell’accusarlo come “Padre della menzogna”, di cianciare a vuoto ogni volta che racconta manifestazioni meravigliose di cui è stato testimone oculare.

 
FIGURA 1. ERODOTO
 
Erodoto, narra ciò che i sacerdoti egizi permettevano che lui scrivesse, riguardo la loro storia antica[1], che doveva essere avvolta nel mistero, infatti egli inizia sempre con le parole: “narravano, dicevano”, ciò che la sapienza popolare ha codificato nella frase “c’era una volta”, che non significa “quella sola volta”, ma “una volta per tutte”. Quelle parole significano all’Inizio, al Principio, ed esotericamente “nel Principio”. Erodoto  narra (Le Storie II, 100) che io sacerdoti egizi dissero che il primo re era Min e dopo di questi enumeravano i nomi di altri 330 Re. Poi scrisse che i sacerdoti egizi gli narrarono che la bella Elena rapita da Alessandro (Paride) giunse in Egitto dal Re Proteo, che non lascioò che Alessandro portasse a Ilo (Troia) Elena e le ricchezze rubate e gli impose di abbandobare l’Egitto. Proteo restituì a Menelao la bella Elena che non giuse mai a Troia.
 
Proteo è messo in relazione col ciclo della catura di Ilio o Troia. Questi eventi narrarti anche da Omero nell’Iliade e nei Kypria[2] (I Cipri). Euripide[3] e i Kypria narrano che Zeus e gli Dei si sarebbero serviti della bella Elena per purificare la terra dai peccati dei mortali, provocando una guerra anziché un Diluvio[4]. La terra soffriva troppo sotto il peso degli uomini, diventati troppo numerosi e Zeus decise di provvedere ad un suo alleggerimento. Alla stessa causa divina risaliva anche la guerra tebana. Secondo il dettagliato compendio che cita i versi della motivazione, il poeta dei Kypria alludeva esplicitamente alla possibilità di un diluvio – evidentemente un secondo diluvio, dato che il primo, i cui superstiti erano Deucalione e Pirra[5]. G. De Santillana spiega che:
 
  1. Che la caduta di Troia significa la fine di una vera e propria età del mondo (per il momento riteniamo che s’intendesse la fine dell’età delle Pleiadi e ciò, fra l’altro, perché Dardano giunse a Troia dopo il terzo diluvio, secondo quanto dice Nonno);
  2. Che l’Orsa Maggiore e le Pleiadi raffigurate sullo scudo di Achille, distruttore di Troia, hanno un significato preciso e non sono da  vedersi come prova dell’incredibile ignoranza di Omero… In verità sono troppe le tradizioni che collegano l’Orsa Maggiore e le Pleiadi con questa o quella catastrofe perché le si possa esaminare tutte[6].
   
Le narrazioni dei sacerdoti egizi sono abilmente oscurate, dicono e non dicono, e sono espresse nel solo linguaggio simbolico e allegorico che può descriptare l’antica storia e conoscenza custodita gelosamente all’interni dei santuari.
 
121. Dicevano che da Proteo ricevette il regno Rampsinito, il quale lasciò come monumenti i propilei del tempio di Efesto volti verso occidente, e di fronte ai propilei eresse due statue che erano di altezza 25 cubiti, delle quali gli Egiziani quella eretta, rivolta verso Borea la chiamano Estate … la riverivano e la trattavano con grande riguardo, a quella chiamata inverno, invece fanno il contrario …
 
Di fronte ai propilei (in genere piramidi tronche) rivolte verso occidente, verso il tramonto del Sole, del tempio di Efesto, due statue, alte 25 cubiti, che guardavano in senso opposto, una rivolta verso Nord, l’altra verso Sud. La somma dei Cinque numeri Dispari della Decade, i numeri del Cielo, secondo il Taoismo[7], fornisce: 1+3+5+7+9=25. Le due statue alte 52 CR, sono in relazione con il numero cinque, che per i Cinesi era il numero del mutamento. Ogni azione benefica (astrale e cosmica) viene da Borea, cioè dal polo boreale, viceversa ogni influenza letale viene dal polo australe.
 
Efesto Aitnaios, l’Etneo, Vulcano, è il dio del Fuoco patrono delle forze telluriche, che produce e crea, è il fabbro divino che fabbricò per Achille le armi magiche, l’armatura, l’elmo col cimiero dorato e gli schinieri, e un grande scudo tondo decorato a sbalzo, che fu fatto per primo. Lo scudo che Efesto fece per Achille è diviso in cinque parti, nella prima delle quali c’è la rappresentazione dell’universo. La mitologia greca narra dei Ciclopi aiutanti di Efesto (Vulcano) dimoranti all’interno dell’Etna a fabbricare le armi possenti degli Dei.
 
Erodoto (Thalia, 37) scrive che quando Cambise[8] entrò nel tempio dei Kabiri, scoppiò in un irrefrenabile accesso di riso, vedendo davanti a sé quello che credeva fosse un uomo in piedi e una donna che stava in equilibrio sulla propria testa. Le due figure di pietra bianca e nera esistevano nei templi dell’Egitto da tempo immemorabile secondo la tradizione e secondo la storia. Queste figure erano i due Kabiri  personificanti i poli opposti, il cui simbolo voleva ricordare “il passaggio del primitivo Polo Nord della Terra al Polo Sud del Cielo”, come comprese Mackey. Ma rappresentavano anche i poli invertiti in conseguenza della grande inclinazione dell’asse, che ogni volta portò lo spostamento degli oceani, la sommersione delle terre polari e la conseguente comparsa di nuovi continenti nelle regioni equatoriali. Questi Kabiri erano gli Dèi del “Diluvio”.
 
A Prometeo e a suo figlio Efesto (entrambi Kabiri) Demetra portò loro i Misteri[9]. Efesto avrebbe generato altri Kabiri che perciò sarebbero stati chiamati Efesti, che come lui portavano il martello del fabbro. Ad essi è attribuita l’invenzione delle lettere, delle leggi, dell’architettura. Essi sono il prototipo dell’umanità noti anche sotto il nome di Manu, mani o Lai. La parola Lari in etrusco è Lars e significa conduttore, guida. Pausania scrive di non poter tradire dicendo chi erano veramente i Kabiri. Viene anche identificato con Tubal-Cain, il Cabiro artigiano istruttore di tutti quelli che lavorano il bronzo ed il ferro. Aristotele scrive che: “Efesto era capace di costruire automi semoventi introducendo nel loro corpo mercurio, che li sosteneva in ogni azione e movimento”.
 
Proteo era L’antico Dio marino, figlio di Poseidone e di Fenice, o di Oceano e Teti. Proteo, dalla lingua greca “πρῶτος” (protos) significa primo, così come “πρωτόγονος” (protogonos) significa primordiale od anche Nato per Primo. Proteo è figlio dell’Oceano e primo Uomo. La denominazione “il vecchio del mare” spetta a tre divinità maschili: Forco figlio di Gea e di Urano, Proteo chiamato Protogonos o primo nato di cui non sono menzionati i genitori, e Nereo. Tritone, figlio di Poseidone, inizialmente era raffigurato con il corpo di un uomo con una coda di delfino, con Nereo e Proteo rappresentava un altro Vegliardo del Mare. Nel mare di Tritone si affacciava l’Egitto primordiale.
 
Dopo Proteo l’Egitto fu governato da Rampsinito che gli storici individuano assurdamente con Ramses III. Erodoto narra due vicende fortemente simboliche legate a questo Re. La prima vicenda narra che il Re aveva tanta ricchezza d'argento, quale nessuno dei re che vennero dopo poté, non dico superare, ma nemmeno andarvi vicino. Volendo egli mettere i suoi tesori al sicuro, si fece costruire una camera di sicurezza in pietra, una delle cui pareti faceva parte della cinta esterna del palazzo. Il Maestro Costruttore, però, dispone uno dei massi di pietra in modo che possa essere tolto con facilità. Prima di morire, il costruttore rivela il segreto della pietra mobile ai suoi due figli, i quali iniziano a rubare parte dell’enorme tesoro. Rampsinito, accortosi di essere derubato, fa disporre delle trappole. Uno due ladri che derubano il Re muore. Suo fratello cerca di salvare il cadavere e poi riesce a ingannare il Re per evitare l’arresto. Il Re ammirato  dall’abilità del figlio dell’architetto, gli diede in sposa la figlia. Affermando che quell’uomo era superiore agli egiziani e di conseguenza a tutti gli uomini. Il figlio del Maestro Costruttore rappresenta la conoscenza iniziatica che in seguito sarà conservata e trasmessa a tutti i frequentatori della casa della Vita.
 
I figli dell’Architetto volevano impossessarsi dell’argento custodito nella camera di sicurezza (Le Storie 121). In Alchimia Albedo o Opera al Bianco deriva dal termine latino albus che significa bianco, il termine infatti è utilizzato ancor oggi per indicare la proprietà riflettente della luce degli elementi materiali. Mentre nella Nigredo vengono distrutti tutti gli elementi disgregati in un’unica sostanza, nell’Albedo tale materia viene purificata. Nella simbologia alchemica il piombo della Nigredo durante l’Albedo diviene argento, questo ad indicare che le sostanze formanti il corpo mentale e psichico, attraverso la purificazione iniziano a vibrare ad una frequenza più elevata, scaricando di tensione il corpo fisico. L’argento è associato alla Luna. In questo senso l’argento è un metallo femminile, che simboleggia la persuasione, l’intuizione, la saggezza interiore e la contemplazione. È simbolo di purezza ed è collegato al mondo divino e spirituale. Il racconto è iniziatico, il furto è riferito al possesso della sapienza arcana.
 
La Figlia del Re come Sophia, rappresenta la conoscenza arcana. Il nome Thermuthis della figlia del Faraone che aveva salvato Mosè dalle acque secondo Wilkinson (Ancien Egyptians, vol V, p. 65) è quello della corona ad aspide della dea Iside, Dea della Vita e della guarigione; appartiene a tutte le divinità guaritrici, datrici di salute, sia spirituale che fisica. Poiché l’aspide era consacrato ad Iside Mosè, diviene allegoricamente il figlio del serpente sacro. Quando Mosè si rifugiò tra i Madianiti, sposò una delle sette figlie del Sacerdote di Madian. Il nome della sposa è nome Zipporah o Sipparah, che significa onda risplendente, cioè la Luce Splendente della sapienza.
 
Il mito egizio racconta che quando gli Dei regnavano sull’Egitto utilizzavano un’opera intitolata “Libro di fondazione dei templi per gli Dei della prima Enneade”, quest’opera era poi stata redatta in linguaggio sacro e misterico da Imhotep, grande Architetto e grande sacerdote di Ptah. Il Re era anche noto come il Maestro dei Costruttori, egli costruisce il Tempio il Set-ib, o il posto nel cuore, secondo le proporzioni originarie stabilite nel Libro della Fondazione.
 
La seconda storia parla della visita di Rampsinito nell’Ade (Le Storie 122). Dopo aver lasciato il trono al figlio dell’Architetto che progettò la camera del tesoro, il Re scende da vivo negli Inferi. Lì gioca a dadi con la Dea Demetra, vincendo e perdendo, per cui ben apprese la severa legge dell’equilibrio che regge l’alternanza degli opposti. Dopo aver sconfitto la Dea, al Re è permesso di tornare nel regno dei vivi e Demetra gli dà una tovaglia d’oro come premio. Non appena il Re ritorna, tutti i sacerdoti dell’Egitto celebrano una festa misterica. Erodoto dice che questa festa era ancora celebrata nella sua vita. I sacerdoti bendavano gli occhi di uno di loro e dopo averlo vestito col mantello simile a quello donato da Demetra, era condotto al tempio della dea guidato da due lupi. Il Lupo è una forma di Anubi che accompagnava il Defunto nell’Ade. Qui è allegoricamente descritta la nascita dei riti d’Iniziazione. Nei riti successivi, il Defunto, l’iniziando, vestito di bianco, simbolo di purità rituale, si avvia accompagnato da un sacerdote che indossa la maschera di Anubis, per varcare le Porte della Morte. Con Rampsinito abbiamo l’istituzione dei Misteri in Egitto.
 
Dopo il buon regno di Rampisinito iniziò il malvagio regno di Cheope.
 
124. Fin dal regno di Rampsinito dicevano che in Egitto c’era un assoluto buon governo … Ma che dopo di questi Cheope regnando su di loro (gli Egizi) li ridusse nella più estrema miseria … E lavorarono a centomila uomini per volta continuamente, ciascuno per gruppo di tre mesi. E passarono per il popolo dieci anni di stenti nella costruzione della strada ... Dieci furono gli anni impiegati per la costruzione di questa e delle stanze sotterranee sull’altura su cui sorgono le piramidi che fece costruire come sue tombe in un’isola, dopo avervi condotto intorno un canale derivato dal Nilo. Per la piramide stessa dicono che passarono venti anni, finché non fu costruita.
 
126. Narrano che Cheope giunse a tal punto di malvagità che, avendo bisogno di denari, posta sua figlia in un postribolo le ordinò di esigere una certa somma di denaro … e a ognuno che veniva presso di lei chiedeva di donare una pietra (per i suoi lavori): E con queste pietre fu costruita la piramide che sorge in mezzo alle tre, dinanzi alla grande piramide, della quale  ciascun lato misura un plettro e mezzo.
 
127. Dicevano gli Egiziani che questo Cheope regnò per 50 anni e che morto lui regnò suo fratello Chephren questi seguì gli stessi sistemi dell’altro, e tra l’altro costruì una piramide che non raggiungeva le dimensioni di quella di lui…non ci sono vani sotterranei né ad essa giunge un canale che scorre dal Nilo come l’altra, la innalzò vicino alla grande rimanendo 40 piedi al di sotto.
 
128. Dicevano  che Chefren regnò per 56 anni. Questi 106 anni li computano come quelli in cui gli Egiziani ebbero a soffrire di ogni sorta di mali … Per odio, questi re, gli Egiziani, non vogliono nemmeno  nominarli, anzi anche le piramidi le chiamano del pastore Filizio che in quel periodo pascolava i greggi in quei luoghi.
 
Il racconto è una strana mescolanza di storia e di mito, tipica della mentalità dei sacerdoti egizi che dovevano ripettare il giuramento misterico che imponeva loro di tacere su determinati argomenti, pena la morte. I numeri del racconto di Erodoto (Storie II) della costruzione della Grande Piramide, i nomi dei personaggi, e le loro azioni sono misteriche se interpretati alla lettera o superficialmente portano a culclusioni errate, lo scopo vuluto dai sacerdoti nei confronti dei profani. Erodoto, scrive di aver assistito a Sais ad una cerimonia misterica notturna, su cui doveva tenere un sacro silenzio.
 
Dietro la cappella … è la tomba di Uno del quale considero empio divulgare il nome ... nel recinto sacro si trovano grandi obelischi di pietra, e vicino c’è un lago … su questo lago celebrano di notte le rappresentazioni della passione di questo personaggio, che gli egiziani chiamano Misteri. Ma su questo soggetto, benché io conosca tutti i particolari, devo osservare un sacro silenzio.[10]
 
Questo era il lago di Osiride, dove i sacerdoti facevano di notte la rappresentazione della sua vita. Questi luoghi di acqua consacrata o bagni cerimoniali si trovano presso tutti i principali templi di ogni popolo. In India fuori del tempio vi è o un lago, o un fiume, o un serbatoio di acqua sacra dove gli Indù si bagnano continuamente. Un Inno Orfico cita l’acqua come la massima purificatrice degli uomini e degli Dei.
 
Erodoto descrivendo l’episodio osserva un discreto silenzio sui particolari del rito, non perché come affermano alcuni studiosi, per rispetto, ma perché era un Iniziato e come tale era vincolato al silenzio su certi argomenti, che potevano essere divulgati solo sotto forma velata attraverso il racconto mitico, le favole di c’era una volta della tradizione popolare. Se Erodoto non era un Iniziato, non poteva assistere al rito[11].
 
Erodoto narra che il Faraone Cheope  pose il suo sepolcro in un’isola circondata dalle acque del Nilo. L’unica isola misterica conosciuta è quella dell’Osireion considerato il luogo di sepoltura di Osiride. Un’altra maschera, un altro depistaggio. Dieci anni durò il lavoro per creare le cripte e l’isola dove risiedeva il sepolcro, Dieci sono i possenti pilastri situati sull’isola sotterranea  dell’Osireion. Dieci anni dura il ciclo dell’Iliade, altri dieci anni dura il ciclo dell’Odissea. Venti anni durarono i lavori per la parte superiore. I numeri 1degli anni 10 e 20 sono gli stessi dei lati del pavimento della Camera del Re nella Grande Piramide espressi in cubiti reali. Inoltre il rapporto tra i due numeri fornisce l’ottava musicale, l’Armonia. Inoltre il numero 20 è la somma dei primi 4 numeri triangolari 1+3+6+10 = 20. È la Tetractis dei numeri triangolari!
 
Questa premessa è necessaria per comprendere ciò che si va ad indagare, il mistero delle piramidi, del loro scopo e della loro costruzione. Il primo punto anomalo della narrazione fatta da Erodoto, è che la Grande Piramide, il simbolo per eccellenza dell’Egitto dei Faraoni, sia opera di Cheope, un uomo malvagio, materialista che aveva chiuso tutti i templi, un simile uomo dovrebbe essere un obbrobrio per la mentalità sacerdotale che col tempo avrebbe cercato di cancellarne il suo nome, anziché tramandarlo ai posteri. Il secondo punto che non convince è che il Faraone abbia indotto la figlia alla prostituzione per pagare i lavori necessari alla costruzione della Grande Piramide. Un uomo potente e crudele non aveva bisogno di far prostituire la figlia, il denaro se lo procurava con la forza e la violenza. Il terzo fatto curioso è che ogni uomo che si univa con la principessa, doveva portare oltre al denaro una pietra che doveva servire alla costruzione di un’altra piramide. Erodoto in questo racconto prende in giro gli storici e gli studiosi in genere, cercano di ignorare o beffeggiare questo strano racconto[12].
 
Nelle cerimonie misteriche d’Eleusi, in Grecia, veniva mimata l’unione del Grande Sacerdote con la Sacerdotessa[13] e da quest’unione veniva generato il mistero della spiga di grano, simbolo di Dioniso, sotto forma di futuro pane, smembrato in Sette pezzi, e poi divorato dai Titani in 14 Quattordici[14] parti. Questa vicenda ricorda quella di un altro figlio del Cielo, Osiride che fu tagliato in 14 pezzi da Seth, le forze della materia. La Sapienza Arcana era sempre raffigurata sotto forma di una bellissima fanciulla, il cui nome greco era Sophia. L’unione fra il maschile, la conoscenza di questa terra, e il femminile, la Conoscenza Arcana o Divina, rappresentava la meta, la perfezione per chi seguiva la via misterica.
 
Ogni uomo che si univa con la figlia del faraone doveva donarle una pietra che doveva servire per costruire una piccola piramide posta vicino a quelle del padre, Cheope.
 
Il simbolismo della pietra e del Maestro Costruttore o Architetto, è molto profondo, in quanto al capo degli Iniziati, egizi veniva dato un copricapo a forma quadrata e una squadra senza la quale egli non poteva mai uscire e come tale si qualificava come Maestro Costruttore.
 
Questo simbolismo è conservato anche nel Cristianesimo, dove S. Paolo si definisce Maestro Costruttore. Il nome di pietra o di Petra ha subito varie trasformazioni in Patar, Phtah, Peth’r, ma significa sempre roccia e fondamento, non per niente Gesù cambiò il nome di Simone in quello di Pietro. Gesù Cristo, in altri brani viene paragonato ad una pietra, la pietra che i costruttori avevano scartato e che è diventata principale pietra d’angolo. Nel gergo dell’iniziazione, la pietra rappresenta l’uomo che deve essere sgrossato e poi squadrato ed infine levigato per poi poter essere inserito nelle mura della comunità, in altre parole nel Tempio dell’umanità.
 
Con le pietre portate alla Figlia del Faraone che si prostituiva, fu costruita una piccola piramide ad imitazione di quella costruita secondo il modello cosmico.
 
Per odio, scrive Erodoto, questi Re, gli Egiziani, non vogliono nemmeno nominarli, anzi anche le piramidi le chiamano del pastore Filizio o Filitis che in quel periodo pascolava i greggi in quei luoghi. Il significato della paola filits non è chiaro sembrerebbe amore per qualcosa, forse il gruppo. Filosofia significa amore per Sophia, la Sapienza. La “sapienza d’amore” (o filosofia) significava attrazione e amore di ogni cosa celata dietro il fenomeno oggettivo e la sua conoscenza. Filosofia significava il massimo Adeptato: amore e assimilazione della Divinità. Nella sua modestia, perfino Pitagora rifiutava di essere chiamato filosofo (uno che conosce ogni cosa celata nelle cose visibili, causa ed effetto, o verità assoluta), e si definiva semplicemente un saggio, un aspirante alla filosofia, o alla Sapienza d’Amore: l’amore nel suo significato exoterico era allora degradato dagli uomini come lo è ora nella sua applicazione, puramente terrestre.
 
A Filitis sono attribuite le piramidi, Filitis, il Pastore, è il Primo Re Divino. Si ritorna al concetto spiegato da Platone: all’inizio prima che gli uomini costruissero le città, regnava Saturno, il quale, per impedire forme di ingiustizia, a capo del genere umano descritto come un gregge, mise in Pastore, un Essere appartenente ad una specie diversa da loro. Ad Eleusi[15], in Grecia, l’Iniziatore Supremo era chiamato il Buon Pastore, e la dimora degli Iniziati, l’Ovile. Nel Cristianesimo, Gesù è raffigurato come il Buon Pastore[16] che si cura della pecora smarrita.
 
Queste premesse per quanto noiose possano apparire sono necessarie, per affermare che lo storico Erodoto in questi brani si trasforma nel narratore di miti, vincolato dal giuramento di non dire più di quanto concesso. Viene raccontata una storia di una creazione materiale, di cui la piramide, è il simbolo della collina primordiale, la prima terra solida, collina che dagli Architetti o Maestri Costruttori è poi stata costruita con una precisione, un linguaggio matematico e mistico che ha sfidato la forza distruttiva dei secoli, per tramandare fino a noi una conoscenza impressa nella pietra, non più grezza ma squadrata e levigata.

[1] “Quanto a me nei confronti di ogni racconto, vale come norma fondamentale che io scrivo ciò che da ciascuno viene narrato secondo come l’ho sentito dire.” Erodoto, Le Storie, II, 123, 1.
[2] Karóly Kerényi, scrive in Miti e Misteri, che è vero che l’ultima redazione dei Kypria, doveva essere posteriore ad Omero, ma non per questo potevano provenire da un nucleo letterario più antico.
[3] Euripide, Oreste, 1639-42.
[4] Vincenzo Pisciuneri - www.sapienzamisterica.it Miti Storia Velata – I discendenti di Dardano.
[5] Karóly Kerényi, Miti e Misteri, la nascita di Helena, p. 38, 39. Universale Scientifica Boringhieri.
[6] G. de Santillana - H. von Dechend, Il Mulino di Amleto, Adelphi.
[7] La somma dei numeri del Cielo è 25. Ta Ciuann, IX, 2.
[8] Cambise era figlio di Ciro il Grande, succedette al padre nell’anno 529 a.C..
[9] L’uomo proviene dalla terra, fatto di fango come conferma la Bibbia, ma diventa uomo solo nella seconda fase della sua creazione, per mezzo del perfezionamento nel segno di Demetra e di Prometeo.
[10] Erodoto, Le Storie, II, 170, 171.
[11] I culti misterici rimasero segreti perché la pena di morte era la punizione che attendeva colui che avesse osato divulgarne anche solo in parte i contenuti. Il più grave delitto era il tradimento del giuramento tramite la rivelazione a persone non iniziate di pari grado, il traditore veniva punito con la morte e con la confisca dei beni.
[12] Erodoto, come Platone ed altri iniziati, doveva mantenere il silenzio su certi fatti misterici oppure mascherarli in modo da renderli irriconoscibili ai profani. Erodoto era stato iniziato ai Misteri Kabirici.
[13] Erodoto, cita le Hierodules, le sacerdotesse vergini dedicate al culto di Zeus Tebano, che in genere erano figlie dei Faraoni. Secondo gli orientalisti la moglie di Chephren era una sacerdotessa di Thoth, lo scriba celeste, il dio della Sapienza Arcana. Il grande costruttore del Tempio di YHWH, Salomone, sposò una figlia del Faraone.
[14] I Titani dilaniarono il bimbo Dioniso in Sette parti, cucinarono la sua carne e la mangiarono. Il numero di questi  Titani  o Cureti, è esplicitamente precisato in Due (Nonni Dionysiaca, 48, 29), in totale 14 pezzi mangiati.
[15] Eleusi era il centro dei sacri riti misterici della Grecia.
[16] Stranamente, per pura combinazione, il gregge è formato da 100 (2x50) pecorelle.
LE MASCHERE DI KRONOS
 
Chephren (Khafra), dopo 50 anni di regno di Cheope (Khufu), regnò al suo posto, anch’egli in modo malvagio per altri 56 anni, costruendo per vizio di famiglia, una piramide, più piccola. Dicono i sacerdoti che, questi 106 anni furono considerati dagli Egizi come quelli in cui ebbero più da soffrire. Cattivi e longevi, questi due fratelli con l’idea fissa di costruire enormi piramidi. Il numero 50 degli anni del regno di Cheope è molto significativo, tutta la mitologia greca fa largo uso di questo numero, possiamo affermare che esso è in relazione con il conteggio del tempo. Questo numero è formato da sette cicli di sette unità più il numero Uno che rappresenta il Principio: 50 = 7x7 + 1. Il Santo dei Santi è il cinquantesimo anno, chiamato anche la Voce che emana dal Pensiero. In India Brahma vive 100 anni Divini. Suddivisi in 50 di attività, Giorno e 50 di riposo, Notte.
 
La mitologia greca narra le vicende delle 50 figlie di Danao, e 50 oscuri figli di Egitto, 2x50. Cinquanta ancelle erano in casa di Alcinoo, il re dei Feaci, alcune schiacciavano il frumento, altre tessevano. La prima nave Argo sinonimo di Arca, a 50 remi affidata a Giasone fu costruita per 50 rematori, gli Argonauti[1]. Il periodo delle feste di Eros, il dio del desiderio e della generazione sessuale, le Erotidia a Thespio, presso Tebe, era appunto uguale a quello delle Olimpiadi, ed entrambi i periodi seguivano l’antica legge del rinnovamento scandito dal cinquantesimo mese, in ricordo del rinnovamento generale scandito dal cinquantesimo Anno Divino.
 
La lettera “nun”, nell’alfabeto arabo come in quello ebraico, occupa il 14° posto e ha il valore numerico 50; nell’alfabeto arabo. René Guenon ci dice che la forma della lettera araba “nun è costituita dalla metà inferiore di una circonfe­renza, e da un punto che è il centro della circonferenza stessa. Ora, la semicirconferenza inferiore è anche la figura dell’Arca galleggiante sulle acque, e il punto che si trova al suo interno rappresenta il germe che vi è contenuto o nascosto. Il punto centrale rappresenta il Germe d’immortalità, del nucleo indistruttibile che sfugge a tutte le dissoluzioni esterne.

 
FIGURA 1. IL NUMERO 50 IN RELAZIONE ALL’ARCA
 
Nell’alfabeto sanscrito, la lettera corrispondente alla “nun” è “na”, ri­condotta ai suoi elementi geometrici fondamentali, si compone anch’essa di una semicirconferenza e di un punto; ma qui, essen­do la convessità volta verso l’alto, rappresenta la metà superiore della cir­conferenza, e non più la sua metà inferiore come nel “nun” arabo. Le due figure sono complementari l’una dell’altra; infatti, se si riuniscono, i due punti centrali naturalmente si fondono e si ha il cerchio con il punto al centro ¤, figura del ciclo com­pleto, che è nello stesso tempo il simbolo del Sole nell’ordine astrologico e quello dell’oro degli alchimisti.
 
La grande Piramide era destinata ad assicurare la conservazione del sapere primordiale, in previsione di un cataclisma. Questo racconto si accorda molto bene col mito della collinetta primordiale della creazione egizia su cui discese il Creatore dei mondi materiali, dopo il Diluvio Cosmico. Il nome greco di Cheope è un adattamento fonetico di KHUFU o HWUFW, nome senza vocali che si pronuncia KWUFW, simile al nome del Dio degli Ebrei svelato da Mosè, cioè YHWH. I sacerdoti egizi mascherarono il loro segreto affermando che questo Faraone era molto odiato dai propri sudditi.
 
I 56 anni di regno di Chephren coincidono con due cicli lunari di 28 giorni e con il numero dei pollici contenuti in due cubiti (la dualità), la larghezza dei cunicoli nella Grande Piramide. Il numero 28 (sette volte quattro) è fondamentale per il calcolo del tempo.
 
Ai 50 anni di regno di Cheope, seguirono i 56 anni di regno di Chefren. Il numero 56 indica due periodi lunari completi 2x28=56, Plutarco anch’egli Iniziati ai Misteri egizi, narra in De Iside, che il poligono a 56 lati appartiene a Tifone o Seth, il fratello oscuro di Osiride, che rappresenta qualcosa di violento, una forza che trattiene e ostacola, o un’oppressione o un rovesciamento. I Pitagorici dicono che Tifone (Seth per gli egizi), è nato esattamente a metà del numero pari in cui ciascuna delle parti è uguale 56, cioè la metà di 112. I numeri 56 e 112 sono somma di sei numeri primi considerati sacri perché non generati per prodotto, ma emanati dall’Uno. Troviamo per entrambi il numero sei. Inoltre, mentre il 56 è la somma di sei numeri primi successivi, 56 = 3 + 5 + 7 + 11 + 13 + 17, il numero 112 è la somma di sei numeri primi consecutivi: 4p+5p+6p+7p+8p+9p = 11 + 13 + 17 + 19 + 23 + 29 = 112.
 
Il poligono di 56 lati di Tifone (la potenza distruttiva) ha angoli di numeri non interi. Zeus e Tifone si combattono fra loro ma nessuno dei due può annientare l’altro, il primo cui appartiene il dodecagono, rappresenta la formazione di un Cosmo ordinato, il secondo la sua distruzione, per una sua successiva formazione. Il Valore numerico della parola “giorno Lom”, in ebraico è 56. Le lame minori nel gioco del Tarocchi sono 56.
 
Il Faraone Chephren maschera il secondo Signore del Tempo, crudele e inflessibile che al pari di Kronos alla fine di ogni ciclo distruggerà ogni opera.
 
Al regno dei due fratelli crudeli seguì il regno di Micerino, figlio di Cheope, che a differenza dei due predecessori si narra era di temperamento mite.
 
129. Dopo di questi regnò Micerino figlio di Cheope che a lui spiacquero le azioni del padre … che era mite verso i cittadini … Dicono che egli non solo giudicava bene, ma a chi si lamentava del suo giudizio … dava qualcosa del suo per placarne l’ira … cominciò primo di una serie di mali a morirgli la figlia che egli aveva unica nella sua casa … fece costruire una vacca di legno, cava, e poi fattala indorare, dentro di essa seppellì la sua figlia morta.
 
130. Questa vacca non fu sepolta sotto terra ma ancora ai miei tempi era visibile nella città di Sais … Accanto a questa vacca in un’altra sala sono le concubine di Micerino, secondo quanto mi dicevano i sacerdoti di Sais. Ci sono, infatti, statue colossali di legno, in numero circa di venti al massimo, scolpite nude …
 
131. Alcuni invece fanno  intorno a questa vacca e ai colossi di questo racconto, che Micerino s’innamorò di sua figlia e poi si unì contro la sua volontà, dicono poi che la figlia s’impiccò per il dolore e che egli la seppellì dentro questa vacca, e che la madre di lei alle ancelle che avevano consegnato la figlia al padre fece tagliare le mani, e che ora le immagini di queste hanno patito la stessa mutilazione che soffrirono da vive … riguardo alle mani dei colossi, questi, infatti, anch’io li vidi che per opera del tempo avevano perduto le mani le quali ancora al mio tempo si vedevano ai loro piedi.
 
132. La vacca è coperta da un mantello di porpora, mentre il collo e la testa appaiono dorati con uno strato assai spesso d’oro, e in mezzo alle corna c’è il disco del sole imitato in oro. La vacca non sta diritta ma  piegata sulle ginocchia … Viene portata fuori ogni anno, quando gli Egiziani piangono il dio che non viene da me nominato in siffatta circostanza … dicono che la figlia di Micerino morendo abbia pregato il padre di vedere una volta all’anno il sole.
 
Interpretato alla lettera questo racconto ci dice che il buon Micerino era un depravato che si unì carnalmente alla propria figlia, che poi fu adorata come Vacca sacra, che portava in mezzo alle corna un disco d’oro, simboli della Dea Hathor. Non che Cheope fosse migliore visto che obbligò la figlia a prostituirsi. In entrambi i racconti  è messo l’accento sul rapporto sessuale. Erodoto vide 20 enormi statue di legno di donne nude con le mani tagliate che dovevano raffigurare le ancelle, o le concubine di Micerino, che avevano portato  la figlia del Faraone ad unirsi contro la propria volontà col padre. Ritroviamo nuovamente il numero 20 che tra l’altro rappresenta il numero totale delle dita delle mani con quelle dei piedi. Il numero 20 =4x5 è legato al numero 4, la Divina Misura, e al numero 5 dell’uomo, del Defunto, dei nomi del Faraone, dei vertici della piramide. Un mese nel calendario religioso Maya comprendeva 20 giorni, anche il sistema di numerazione dei Galli era vigesimale, ancora oggi nella numerazione francese, 40 è “due volte venti”, 60 è “tre volte venti”, ecc. Poiché le statue in legno venivano realizzate per dare un senso di movimento e dinamicità, le venti statue di donne sono legate al conteggio del tempo, come del resto allude il brano successivo raccontato da Erodoto.
 
Le concubine del Terzo Signore del tempo, Micerino, erano 20, l’unità di misura del tempo minore. Riguardo alle pulsioni sessuali di Micerino, figlio di Cheope il Primo Signore del Tempo, ricordiamo che il periodo delle feste di Eros, il dio del desiderio e della generazione sessuale, le Erotidia, seguiva l’antica legge del rinnovamento scandito dal cinquantesimo mese, in ricordo del rinnovamento generale scandito dal cinquantesimo Anno Divino. Eros, il princìpio primordiale nella divina creazione, sinonimo di πόθος, rappresenta l’astratto desiderio di procreazione nella Natura, risultante in una perenne serie di fenomeni. Significa “amore divino”, quell’elemento universale della divina onnipresenza diffuso in tutta la Natura, e che è al tempo stesso la causa principale e l’effetto.
 
Resta da interpretare il taglio delle mani alle 20 concubine, ai venti periodi o cicli temporali. Erodoto afferma di aver visto le antiche statue con le mani mozzate a i loro piedi. Le dita delle mani sommate a quelle dei piedi di una persona sono 10+10=20, il numero delle concubine, il numero totale delle dita è 20x20=400.

 
FIGURA 2. IL BASTONE DI OSIRIDE, IL NEROS
 
Il bastone di Osiride è l’Ank, la Croce della Vita, formato da una T, una croce o Tau e da un cerchio, una testa simboleggiato dalla lettera Resh, sopra la T. Le lettere Tau e Resh, nell’antico Samaritano, come lo troviamo sulle antiche monete,  valgono rispettivamente: 400 e 200, la loro somma è 600, gli anni del ciclo babilonese - caldeo Neros. Il ciclo del Neros è formato da 10 cicli minori di 60, che per i Sumeri è Anu, l’Uno il Cielo e per gli Egizi il Coccodrillo celeste che traina la barca di Osiride che come un orologio cosmico segna il tempo maggiore delle ere.
 
Per i Caldei, sei Neros di 600 anni formano un Saros di 3.600 anni. Moltiplicando il bastone di Osiride per 360, i gradi del cerchio celeste, si ottiene il Grande Saros di: 360x600 = 216.000 anni. La  filosofia Indù insegna che per ogni periodo di attività o giorno, vi è un corrispondente periodo di riposo, o notte, si ottiene, un Kali Yuga degli Indù: 2x216.000 = 432.000 anni.
 
  • Osiride visse 28 anni (7x4) anni prima di venire ucciso da Seth.
  • 72 congiurati lo uccisero e rinchiusero il suo corpo in una bara o Arca affidata al Nilo.
  • Moltiplicando 72, il numero dei congiurati per 6, le direzioni dello spazio, i Sei Dei Maggiori sotto Osiride, si ottiene 432, il numero del ciclo che con i suoi multipli dà 432.000 e 4.320.000 gli anni del Kali Yuga e del Maha Yuga.
  • Seth divise il suo corpo in 14 (2x7) parti.
  • Osiride ha 12 Dèi minori sotto di lui, i 12 segni dello zodiaco.
  • Il suo nome ineffabile ha 42 (6x7) attributi ognuno dei quali porta uno dei suoi nomi[2].
  • Sette aspetti del suo nome sono duali in modo tale da avere in totale 42+7=49 (7x7) attributi.
  • Il numero totale di attributi 49 sommati alla sua essenza fanno di Osiride il numero 49+1=50.             
 
Da quando furono tagliate le mani alle grandi statue è trascorso metà del grande ciclo planetario. L’inizio del ciclo non è legato ai Faraoni ma alle vicende dell’apparizione del genere umano sulla terra. Gli alti sacerdoti egizi conoscevano la legge dei cicli al pari dei loro fratelli dimoranti in estremo oriente.
 
133. Venne un oracolo dalla città di Buto annunziante che dopo aver vissuto sei anni, nel settimo sarebbe morto … dall’oracolo venne a lui un secondo responso, che gli diceva che proprio per questo (il comportamento pio) si era abbreviata la sua vita, perché non aveva fatto ciò che era necessario facesse: bisognava che l’Egitto fosse afflitto da sventure per 150 anni, e i due re vissuti prima di lui lo avevano compreso, lui invece no. Udito ciò Micerino, poiché questo destino gli era ormai fissato, fece fabbricare molte lampade, e appena veniva la notte, fattele accendere, beveva e si dava ai divertimenti, non cessando né di giorno né di notte, vagando per le paludi e per i boschi e dove sapeva esserci i migliori luoghi di piacere. Egli aveva escogitato tutto questo volendo dimostrare falso l’oracolo, perché gli anni fossero per lui dodici invece di sei, trasformando le notti in giorni.
 
Erodoto parla di un periodo di 150 anni. Sappiamo che un Saros dura 3600 anni. Per fare un saros occorrono 12 periodi di 150 anni, infatti 12x150 = 3600. In india il ciclo dei 3600 anni è noto come ciclo di Brihaspati, il corrispondente Zeus dei Greci. Un uomo sano ha 60 pulsazioni cardiache al minuto, 3.600 in un’ora. Caldei, Fenici, Ebrei, facevano i loro calcoli segreti sul numero 6 o sul 2x6=12.
 
L’oracolo predisse a Micerino che doveva vivere solo Sette Anni, una Settimana nel ciclo planetario.  Egli apparentemente cerca di imbrogliare l’oracolo raddoppiano gli anni, trasformando le notti in giorni. Il conteggio del tempo è fatto sulle 12 ore diurne e sulle 12 ore notturne, anziché sulle 24 ore.
 
Abbiamo Tre Signori del Tempo i cui simboli sono le tre piramidi, o le tre colline primordiali, cioè le terre di manifestazioni siano essere pianeti, continenti, nazioni.
 
  • Cheope legato al numero 50, allusione agli Anni di attività cosmica o di Brahma.
  • Chefren legato al numero 56, il doppio ciclo lunare di 28 giorni, legato alle vicende materiali del pianeta, il numero di Seth. La Luna è la madre della forma. Gli Ebrei basano i loro calcoli exoterici e segreti sul ciclo lunare.
  • Micerino legato indirettamente ai numero 150 e 20, rappresenta i cicli minori, i Neros, i Saros, e  il Grande Saros dei vicini Caldei. Come un Saros è formato da 60 Neros (secondi planetari) di 600 anni, così un Grande Saros fatto di 60 Saros (minuti planetari) forma 216.000 anni raddoppiato troviamo 432.000 anni le 10 dinastie del Caldei, il Kali Yuga.
     
D’altra parte, è bene sapere che nessun segreto per gli antichi era così sacro e ben custodito come i loro cicli e calcoli. Dagli egiziani agli ebrei, era considerato il più grave dei peccati divulgare qualcosa di pertinente alla misura corretta del tempo. Fu appunto per aver rivelato i segreti degli Dèi che Tantalo fu gettato nelle regioni infernali; i custodi dei sacri Libri Sibillini erano minacciati di pena di morte se ne rivelavano una parola. In tutti i templi — specialmente in quelli di Iside e di Serapide — si trovavano  Sigalioni (o immagini di Arpocrate) tutte con un dito premuto sulle labbra[3].
 
Il racconto ci dice che la figlia del buon Micerino è senza dubbio una forma di Hathor, la Vacca Cosmica anch’essa simbolo di una dea, Iside, la sposa d’Osiride, il dio smembrato in 14 pezzi. La vacca doveva essere portata in processione ogni anno, quando gli Egiziani piangono il Dio che non viene da me nominato in siffatta circostanza. Originariamente Hathor era la dea del cielo, ma non veniva raffigurata come Nut, bensì come una vacca dal pelo stellato. La troviamo ancora rappresentata come la “Vacca d’oro”, colei che “Ra ama”, la “Dorata che è negli stagni pieni di uccelli, nei luoghi del suo piacere”, come Afrodite greca. Era assimilata ad Iside, a Menfi oltre ad essere la “Signora dell’Occidente”, è la signora dei Defunti. Si dice che il suo ventre proteggesse Horus. Il suo nome infatti significa casa di Horus.
 
Cheope, Chephren, Micerino, la figlia di quest’ultimo, celano delle divinità, un mito cosmogonico: per incominciare a dipanare questa matassa imbrogliata, occorre riferirci al mito egizio della creazione, perché di questo si tratta. Le Tre Piramidi costruite nell’altopiano di Giza attribuite a Cheope, Chephren, Micerino nascondono un progetto misterico di non facile decifrazione.

[1] L’arca fu costruita con il legno delle querce di Dodona, da Argo su consiglio di Atena e dal suo costruttore prese il nome di Argo.
[2] Il numero degli Assessori che giudicano il Defunto nell’Amenti è 42.
[3] H.P. Blavatsky D.S. Antropogenesi.
LE PIRAMIDI OPERA DI GIGANTI
 
La tradizione insegna che le grandi Piramidi furono costruite sotto la sorveglianza diretta dei Re Divini: “Quando la stella polare di allora era al momento culminante più basso e che le Pleiadi guardavano al di sopra della sua testa (cioè si trovavano sul medesimo meridiano, ma più in alto) per sorvegliare il lavoro dei Giganti”. Gli scienziati negano l’esistenza dei giganti e affermano che le ossa a loro attribuite in realtà appartengono ad animali. Preferisco dare importanza all’antica testimonianza di uomini la cui apertura mentale e la cui statura morale li fa effettivamente sembrare dei giganti rispetto ai pigmei della nostra epoca.
 
I Giganti erano gli uomini della Quarta Generazione, gli Atlantidei. Una cosa è certa, tutte le antiche tradizioni narrano che un tempo questa terra era popolata da Giganti: la Grecia narra dei suoi Ciclopi, la Caldea dei suoi Nimrod, Israele cita gli Anakim, l’India i Danava e i Daitya, Cylon i Rakshasa ecc. I racconti tradizionali dell’America Latina affermano che, i giganti furono incaricati di realizzare i monumenti di Teotihuacan. Pedro Cieza de León (1.518-1.560), nella sua incompleta opera Crónicas del Perù, ripete quello che cantavano gli Aymaras: “Tiahuanaco è stata edificata prima del diluvio, in una sola notte, da giganti sconosciuti. Essi vivevano in superbi palazzi, però gli adoratori del Sole, furono divorati dai suoi raggi e i loro palazzi caddero in rovina”. Una antica cronaca dei Codici Nahuatl descrive Xelhua, un Gigante che costruì una colonna artificiale “di forma piramidale”[1]. Il manoscritto messicano di Pedro de los Rios narra che: ”… prima del diluvio… la Terra di Anahuac era abitata dai Giganti Tzocuillexo… ”
 
Cortes, durante la sua conquista del Messico, entrò in possesso di ossa gigantesche, che secondo gli indigeni appartenevano ad una oramai estinta razza di Giganti. Cortes, stupito della sua scoperta, si incaricò di spedire al Re di Spagna un “femore alto quando un essere umano”. Scavi in tumuli e caverne in America hanno portato alla luce scheletri alti da 2,75 a 3,65 metri.
 
Le leggende sui giganti abbondano attorno al Lago Titicaca e molte di esse affermano che essi si trasferirono al sud. I loro discendenti dovettero popolare fino a qualche secolo fa la Patagonia, e il suo scopritore, Magellano, li incontrò più volte descrivendo l’incontro con “uomini così alti che le teste dei membri dell'equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola e la loro voce era quella di un toro... “.
 
Gli scrittori dell’antichità sono tutti concordi nell’affermare l’esistenza di scheletri di giganti. Gli scrittori dell’antichità sono tutti concordi nell’affermare l’esistenza di scheletri di giganti. Erodoto, Diodoro Siculo, Omero, Plinio, Plutarco, Filostrato descrivono scheletri di giganti morti da tempo incalcolabile, i cui resti erano stati visti da alcuni di loro, testimoni degni di fede e d’equilibrio mentale. Tertulliano ci assicura che ai suoi tempi fu trovato un discreto numero di scheletri di giganti a Cartagine, città che vanta origini che si perdono nel tempo. L’abate cattolico Pègues, scrive in una sua opera intitolata, Les Volcans de la Grèce:
 
Nelle vicinanze dei vulcani di Thera, furono trovati dei giganti con crani enormi, seppelliti sotto pietre colossali, la cui erezione in ogni luogo deve aver richiesto l’uso dei poteri titanici, e la cui tradizione in tutti i paesi è associata con l’idea dei giganti, dei vulcani e della magia.
 
La Bibbia afferma che prima del Diluvio: “C’erano sulla terra i Giganti (Nefilîm) a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio s’univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli, questi divennero uomini potenti, che nel passato furono famosi[2]”. Nefilîm è un vocabolo derivante dalla radice semitica NFL (n-ph-l), venire gettato giù; quindi quelli gettati sulla terra. Il sesto capitolo del Genesi si riferisce ai Giganti della Quarta Razza, i quali concepirono nel peccato e nella vergogna delle copie deformate dei loro antenati. Se gli Atlantiani erano rispetto a noi di corporatura maggiori, gli stretti cunicoli della Grande Piramide dovevano servire ad altri scopi.
 
Gli antichi Istruttori, i Re Divini, istruirono gli uomini della Quarta Generazione nelle conoscenze mediche, geometriche, matematiche, astronomiche e conseguentemente il segreto dei cicli cosmici. Vollero lasciare qualcosa di imperituro per la Quinta Generazione che non sarebbe spazzato via dalle convulsioni geologiche, che non avrebbe seguito il tramonto ed a morte dei vari gruppi razziali che diedero vita alle nazioni.
 
In che modo il messaggio doveva poter essere interpretato dalle generazioni future? La matematica e la geometria era una parte di questo linguaggio universale. I dati geodetici, legati all’esatta posizione di punti geografici fissi e alla forma e alle dimensioni della terra, si presterebbero a essere espressi per mezzo della cartografia o con la costruzione di monumenti giganteschi. Lo scopo della  costruzione della Grande Piramide da parte dei Giganti della Quarta Generazione era custodire loro Conoscenza e comprensione dei Misteri che essi conoscevano per le generazioni future. La struttura come la Grande Piramide fu scelta in quanto sarebbe rimasta invariata e incorrotta per le future generazioni. Resisterebbe a disturbi ambientali come terremoti, alluvioni, ecc. E non potrebbe essere manomessa dall'uomo. Le Tre Piramidi di Giza furono dunque edificate in un luogo che non avrebbe subito catastrofi planetarie. Infine, trasmisero nella pietra il linguaggio del tempo: i grandi e regolari intervalli di tempo, cioè i cicli planetari e cosmici.
 
La Grande Piramide esternamente simbolegga il princìpio creativo della Natura e rende pure chiari i princìpi della geometria, della matematica, dell’astrologia e dell’astronomia. Il raccondo di Erodoto sulla costruzione delle Tre Piramidi allude dunque ai segreti della manifestazione materiale e dei tempi ad essa concessi.

 
[1] Il Codice Vaticano 3738 raffigura proprio uno di questi giganti.
[2] Genesi, VI, 4.
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