Vi furono guerre nel Cosmo e in Terra - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Vi furono guerre nel Cosmo e in Terra

CHAOS E COSMOS
 
Padre-Madre è la divinità primordiale, che è il Chaos il Grande Abisso, lo Spazio Primordiale (Madre) impregnato dallo Spirito invisibile (Padre); Padre-Madre è un termine composto che significa Spirito-Materia primordiali. Padre-Madre vuole indicare le due energie complementari e contrapposte mediante le quali si attua qualsiasi generazione e manifestazione. Il Figlio è il parto di queste due forze, quindi il prodotto differenziato.
 
“In Principio, prima che la Madre divenisse Padre-Madre, il Drago Fiammeggiante si muoveva solo nell’Infinitudine” Libro di Sarpa Râjini. L’Aytareya-Brahmana, parla della Terra chiamandolo Sarpa Râjini, la Regina dei Serpenti, e la “madre di tutto ciò che si muove”. Queste espressioni si riferiscono al fatto che, prima che il nostro Globo prendesse la forma ovale (e così pure l’Universo), una lunga striscia di polvere cosmica (o nuvola di Fuoco) si muoveva e si attorcigliava nello Spazio come un Serpente, che soffiava Fuoco e Luce sulle Acque Primordiali, fino a che, covata la Materia Cosmica, le fece assumere la forma anulare di un Serpente che si morde la coda — il che simboleggia non solo l’eternità e l’infinitudine, ma anche la forma sferica di tutti i corpi formatisi nell’Universo da quella nebbia ardente.

 
Figura 1. Il Serpente Eterno dello Spazio infinito
 
Il Drago si muoveva come un’onda nelle acque dello spazio l’Abisso senza fine. La tradizione nordica occidentale narra di “un Drago di Fuoco” che era apparso all’improvviso da una voragine che si era aperta sull’Abisso primordiale. Il mito narra che per prima cosa il Drago, si rannicchiò su se stesso chiudendosi in un cerchio come l’uovo generatore per poi si alzarsi in piedi e stendersi in tutta la sua altezza aprendo le braccia, che diventarono gigantesche e possenti ali, dispiegandole in tutta la loro estensione. “Le Tenebre sono Padre-Madre: la Luce, il loro Figlio”, dice un antico proverbio orientale.
 
Quando Il Drago avvolge nelle sue spire una porzione dell’Abisso Cosmico per creare e covare l’Uovo Comico, appaiono i mondi e nasce la dualità, la differenza di potenziale e appaiono due Draghi uno di Luce e l’altro di Ombra. L’Essere Supremo uscì dall’Uovo Cosmico, e il suo respiro generò i Deva, le divinità benevoli, e gli Asura, quelle maligne. Ecco perché l’insegnamento parla di un Serpente di Saggezza e di un Serpente di Cupidigia.
 
Nel cosmo tutto è duale e tra i due opposti c’e una lotta perpetua di aggiustamento, poiché ogni cosa tende all’armonia e all’equilibrio; di fatto, deve portarli a termine, prima di potere assumere una qualsiasi forma. Nel Caos Primordiale, si trovano latenti Amrita, o Immortalità, e come controparte Visha, il Veleno, la Morte, in definitiva Vita e Morte, Bene e Male.
 
Nei Veda è scritto che all’inizio “Tutto era Tamas (inerzia), Egli ordinò un mutamento e Tamas prese il  colore di Rajas (attività), e Rajas ricevuto un nuovo ordine, rivestì la natura di Sattva (equilibrio)”. L’Universo emerse dalle tenebre “Tamas”, prima come passione caratterizzata dall’azione “Rajas”, che poi si raffinò e si differenziò in purezza e armonia “Sattva”. Rajas è riferita a Brahmâ il Creatore, Tamas a Shiva il Distruttore, e Sattva a Vishnu il Conservatore.
 
L’igneo Turbine, il Serpente di Fuoco Cosmico muovendosi nello Spazio di moto ondulatorio, e vibrando in seno alla Sostanza Cosmica inerte nello stadio inerziale (Tamas), sospinge la materia elementare all’attività (Rajas), creando così “Due Polarità opposte” che trovano equilibrio in Sattva, così facendo dirige le sue differenziazioni primarie della Coscienza Cosmica. Il “Serpente di Fuoco” rappresenta la Forza Elettrica positiva-negativa (Fohat), un Igneo Turbine di Elettricità Cosmica, la Forza che sotto la Volontà del Logos Creatore, unisce e raggruppa tutti gli atomi elementari, tutte le forme, è il potere elettrico vitale personificato.
 
Le tre qualità di Materia incondizionate o Triguna “Sattva, Rajas e Tamas”, si svilupperanno nell’Universo nelle Sette Guna o Qualità di materia condizionate, indicate come i Sette Oceani dello Spazio.
 
Vi sono varie versioni del risveglio periodico dell’universo di un sistema solare o di un pianeta, una di queste è la seguente. Un Giorno di Brahma era finito, e seguì un periodo di oscuramento o di riposo, la Notte Cosmica. Un Kalpa, o Giorno di Brahmâ dura 4,32 miliardi di anni solari, seguito da una Notte di uguale durata.
 
L’universo rudimentale, sommerso nelle acque, riposava nel grembo dell’Eterno. Scaturito da questo Caos di oscurità, Brahmâ, l’architetto del mondo, si librava su di una foglia di loto sopra le acque incapace di distinguere altro che acqua e tenebre. I Vaishnava che considerano Vishnu come il Dio Supremo e il modellatore dell’Universo, sostengono che Brahmâ il costruttore dell’Universo, scaturì dall’ombelico di Vishnu, l’Imperituro, o piuttosto dal Loto che da esso crebbe. L’ombelico qui significa il Punto Centrale, il simbolo matematico dell’infinitezza o Parabrahman, l’Uno Senza Secondo.
 
La simbologia esposta nel Vishnu Purâna, descrive Vishnu Immanifesto cioè dormiente sulle acque. Brahma, il Creatore del Cosmo delle forme, nella cosmogonia indù è raffigurato nascente da un fiore di Loto rosa (Giorno) che spunta dall’ombelico di Vishnu.

 
Figura 2. Il Loto uscente dall’ombelico di Vishnu
 
Il fiore di Loto, su cui dimora Brahmâ il Creatore, rappresentato come uscente dall’ombelico di Vishnu, il Dio che riposa nelle Acque dello Spazio sul Serpente a Sette Teste, le Sette Eternità, è il simbolo più vivido che si sia mai immaginato. È l’Universo che evolve dal Sole Centrale, il Punto, il Germe celato. Lakshmi, rappresentata ai piedi di Vishnu è l’aspetto femminile che è pure chiamata Padma, cioè il Loto. La Dea Madre nel Ramayana è rappresentata come galleggiante su un fiore di Loto al momento della “Creazione” e durante lo “Sbattimento dell’Oceano” dello Spazio; come pure uscente dal “Mare di Latte” come Venere-Afrodite che esce dalla Spuma dell’Oceano.
 
Il Loto è un fiore che pur affondando le sue radici nel fango si mantiene puro e immacolato. Padma è il Loto, il prodotto del Fuoco (calore) e dell’Acqua cioè dello Spirito e della Materia. Il fiore di Loto si apre all’alba e chiusura al tramonto. L’Alba e il Tramonto sono termini che possono essere riferiti sia al nostro Universo e sia alla nostra vita terrena o umana. Il Loto è un simbolo antichissimo del Cosmo stesso, come pure dell’uomo.
 
Alla fine della Notte cosmica Vishnu dormiva sul Serpente Cosmico perso nel Tempo, ignaro di tutto. Non sapeva nulla di Brahmâ, il Creatore che era spuntato seduto su un loto uscente dal suo ombelico, né dei due Asura, Madhu e Kaitabha che erano emersi dal cerume delle sue due orecchie secondo la versione del Ramayana. Madhu rappresentava la Guna Tamas o inerzia, mentre Kaitabha rappresentava la Guna Rajas o attività. Queste Due Guna sono le energie fondamentali sono presenti in tutta la creazione. I due demoni fecero la penitenza per migliaia di anni fino a quando finalmente la dea Lakshmi, la consorte di Vishnu, apparve davanti a loro. Chiesero alla Dea il potere di decidere il loro tempo e i mezzi di morte, che fu concesso prontamente.
 
Il Bhagavata Purâna  afferma che con il loro nuovo potere di invincibilità, i due demoni Madhu e Kaitabha iniziarono a creare scompiglio. Attaccarono Brahmâ e gli rubarono i quattro Veda (la Sapienza) mentre meditava e li depositarono in profondità nelle acque dell’oceano primordiale.
 
All’Alba del Giorno Cosmico, i due  Demoni cercarono di sconfiggere Brahmâ che si stava preparando a creare il prossimo ciclo dell'universo. Brahmâ chiede aiuto a Vishnu che però era sotto l'incantesimo di Nidra Devi, la Dea del sonno. Con l’aiuto di Maha-Devi (Lakshmi) fu liberato dall'influenza di Maya, si svegliò. Vishnu, nella sua manifestazione come Hayagriva con la testa di un cavallo bianco, con vesti bianche e seduto su un loto bianco, affrontò i due Demoni. Per cinquemila anni Vishnu ha combattuto i Due Demoni usando le sue braccia come armi, fino a quando non si stancò.
 
Alla fine, Vishnu decise di cercare l’aiuto della Dea Lakshmi che gli suggerì come sconfiggerli usando l'inganno. Vishnu disse ai Demoni anche se  non era stato in grado di sconfiggerli, era disposto a dare loro un vantaggio. Questo non era di loro gradimento, poiché sentivano di essere più potenti di Vishnu era loro prerogativa conferire benefici. Così si offrirono di concedere a Vishnu un vantaggio, poiché erano sotto l'influenza di Maha-maya, la Grande Illusione che li rendeva folli.
 
Vishnu disse alla coppia di Demoni che desiderava che incontrassero la loro morte per mano sua. I Demoni si resero conto, troppo tardi, di essere intrappolati. Tuttavia, cercarono di sfuggire alla situazione dicendo che Vishnu avrebbe dovuto ucciderli in un luogo dove non c'era acqua, ben sapendo che non vi era terra emersa a causa del grande Diluvio (Cosmico, o Planetario). Così Vishnu li sollevò sulle sue ginocchia sospesi sopra le acque e li uccise tenendo la testa sulle cosce, che erano prive d'acqua.
 
Vishnu li uccise con la sua arma, con il suo disco, il Sudarshana Chakra. I corpi di Madhu e Kaitabha furono tagliati ciascuno in 6 pezzi, in totale 2x6 (due teste, due torsi, quattro braccia e quattro gambe). Dodici pezzi come il numero delle costellazioni dello Zodiaco. Dai loro corpi, il grasso o “medha” fuoriuscì e si coagulò, creando così la terra, un globo nell’oceano delle acque cosmiche.

 
Figura 3. Vishnu e i Demoni Madhu e Kaitabha
 
I Tre stati di materia (Guna) nascono simultaneamente prima dell'inizio di un Kalpa. Proprio come Brahma sgorga dall’ombelico di Vishnu, gli opposti Asura Madhu e Kaitabha emergono dal cerume nelle orecchie di Vishnu, simbolo del suono o Sabda che segna l’inizio della Cosmogenesi. Maha Vishnu deve risvegliarsi dal suo sonno primordiale per affrontare con successo le forze di Tamas e Rajas che agitano l’oceano cosmico. Vishnu è la forza Sattva che mette fine alla lotta e ristabilisce l’armonia. Ogni elemento cosmico è prima dell’inizio neutro, cioè contemporaneamente buono e cattivo.
IL SUDARSHANA CHAKRA
 
Secondo i Purâna, all’inizio gli Dèi (Deva) cosmici furono sconfitti dai Demoni (Asura), che avevano il potere di curare le loro ferite di battaglia, i Deva sconfitti chiusero l’aiuto del Signore Vishnu, che combatté gli Asura per un tempo lunghissimo, senza però riuscire a vincerli, decise allora di chiedere aiuto a Shiva che però era immerso in profonda meditazione sul monte Kailash, simbolo dell’asse del Mondo. Vishnu sapeva che disturbare Shiva durante la sua concentrazione avrebbe provocato il caos nel cosmo, decise di svegliarlo con mezzi devozionali.
 
Vishnu raccolse mille fiori di loto come offerta a Shiva, uno all’anno, si dice per mille anni. Al millesimo anno dopo aver raccolto i loti perfetti per compiacere Shiva, si rese conto di averne solo 999, cioè uno in meno, nascosto da Shiva. Vishnu, sacrificò il suo occhio per completare mille loti, per questo fu chiamato Kamalnayani, che significa “colui con gli occhi a forma di loto”. Al novecentonovantanovesimo anno il ciclo dell’inattività di Shiva sta per terminare, con il millesimo anno divino. Il loto, l’occhio, rappresenta il mondo che sboccia sotto i raggi del Sole.  In Egitto l’occhio destro di Horus rappresentava il Sole, il sinistro la Luna. Macrobio dice che l’outa (o uta) è l'emblema del sole, il re del mondo, che dal suo alto trono vede sotto di lui l'Universo intero. Helios, Surya, Shamash, Ra, sono l'occhio del cielo, l’organo visivo del Dio supremo, onniveggente ed onnisciente, che in tal modo controlla il comportamento umano e ne punisce le trasgressioni. Surya nei Veda è chiamato “Oka Chaksnuh”, l’Occhio del Mondo, il cui carro è trascinato da sette cavalli. Il Tempo è un destriero con 7 raggi, 1000 occhi, che non invecchia ed è pieno di fecondità. Si muove su 7 Ruote che girano su 7 mozzi: l’immortalità è il suo asse.
 
Shiva si svegliò dopo mille Anni Divini dalla sua meditazione e lodò Vishnu per la sua pura devozione, gli restituì l’occhio e gli donò il Sudarshan Chakra l’arma infallibile, che aveva lo splendore e il potere del Sole.  
 
Il Vishnu Purâna (parte 3, cap. 2) narra come è stata creata l’arma di Vishnu. Vishvakarma, l’Architetto dell’Universo, il Padre degli Dèi, realizza un disco, il Sudarshana Chakra, che porta la potenza della luce solare con il quale poi Vishnu uccide numerosi Demoni e pone termine al Caos. È l’artificiere che forgia le potenti armi Agnyastra degli Dèi nella guerra contro gli Asura. Nel Rig Veda si legge: “Poi Vishvakarma ha fatto un eccellente disco rotante usando la lucentezza del Sole e la forza del chakra di montagna e la potenza del Signore ha pervaso il chakra, trasformandolo così in un'arma visibilmente divina e di buon auspicio e adorante”. Sudarshan significa buon auspicio. Nel 121° versetto del 10° capitolo del Rig Veda, è scritto che la terra, il cielo e l’acqua furono creati da Vishvakarma.
 
Il Vishnu Purâna narra che la figlia di Vishvakarma, Samjna, sposata con Surya, il sole visibile, si lamentò per l’eccessivo calore ardente del Sole, non era più in grado di avvicinarsi a lui. Il Padre con una falce (simbolo della Luna) taglia al Sole una parte, della sua luminosità, precisamente 1/8. È astronomicamente tagliata una parte della corona solare. La “polvere” del Sole caduta in seguito al taglio fu raccolta da Vishvakarma e ne fece tre oggetti divini di potenza pari a un ottavo del Sole. Il primo era il famoso Vimâna (veicolo aereo) Pushpaka, il secondo era il Trishula (Tridente) del Signore Shiva, e il terzo era il Sudarshana Chakra del Signore Vishnu. Questa allegoria ci dice che questi tre oggetti sono portatori della potenza solare.
 
Il Sudarshana Chakra è generalmente raffigurato sull’indice della mano posteriore destra delle quattro mani di Vishnu, che tiene anche uno Shankha (conchiglia), un Gada (mazza) e un Padma (loto).
 
Figura 1. Il vortice al dito indice di Vishnu
 
 
Il Sudarshana Chakra un’arma solare, è anche la ruota del Carro del Sole, metaforicamente la ruota del tempo. Nel primo periodo del Rig Veda è un simbolo del Signore Vishnu che simboleggia la ruota del tempo o Kalachakra. Chakra è allegoricamente applicato al tempo che non si ferma mai e al sole con il suo movimento incessante.
 
Lui, come una ruota arrotondata, ha messo in rapido movimento i suoi novanta destrieri da corsa insieme ai quattro. Sviluppato, vasto nella forma, con coloro che cantano lodi, un giovane, non più un bambino, viene alla nostra chiamata (Rig Veda 1.155.6). Novanta destrieri insieme alle quattro direzioni 90x4=360 fanno i gradi del cerchio celeste.
 
Mentre nel Rig Veda il Sudarshana Chakra era il simbolo di Vishnu come ruota del tempo, nel tardo periodo nei Purâna, emerse come Ayudha Purusha, come una forma feroce di Vishnu, usata per la distruzione di un nemico. Il Sudarshana Chakra è l'unica arma divina che è costantemente in movimento. Potrebbe eseguire milioni di rotazioni al secondo e ha la capacità di percorrere diversi milioni di yojana (uno yojana misura exotericamente 12 km) in un batter d’occhio. Non viene lanciato, ma comandato dalla mente con forza di volontà, e inviato contro il nemico. Una volta rilasciato, il Sudarshana Chakra annienta il nemico e ritorna da colui che lo brandiva.
 
Il chakra di Vishnu non è solo un’arma di distruzione, ma è considerato come uno strumento che aiuta a eliminare le impurità dal sentiero della spiritualità. Le 108 lame o bordi seghettati cercano il male e lo distruggono.
 
Il chakra Sudarshana, che Vishnu sostiene sull’indice teso a formare la cifra “1”, simbolo dell’Inizio,  Vishnu usa quest'arma per lanciarla contro il nemico ed ucciderlo, il tempo uccide ogni cosa. Nel Rig Veda, il Sudarshan Chakra era il simbolo di Vishnu come ruota del tempo, e i 108 bordi seghettati sono un riferimento esplicito. Secondo Censorino, 10.800 è il numero degli anni assegnati da Eraclito alla durata dell’Aion, il Grande Anno, 40 Aion di 10.800 anni, formano il periodo di 432.000 anni del Kali Yuga. Il numero delle strofe del Rig Veda è 10.800 per 40 sillabe per strofe 432.000 sillabe totali.
 
In tutto l’universo c’è un’armonia di numeri, si prendano i primi due numeri del numero 432, e si avrà Sette, che è il numero sacro della vita, sette si distingue nelle leggi che regolano la percezione armoniosa delle forme, dei colori e dei suoni. Gli elementi chimici si dispongono in gruppi secondo i loro pesi atomici, si troverà che formano tante file di sette. La parola ebraica per “settimana” è sette; e ogni lunghezza di tempo divisa in sette sarebbe stata una settimana. Prendendo i tre numeri, si ottiene il Nove, il numero sacro dell’Essere e del Divenire.
 
Il disco o cerchio di Vishnu Chakra, è il simbolo della circolazione, della rotazione, della periodicità, del ciclo del tempo. La rappresentazione di Vishnu con Sudarshana Chakra significa anche che Vishnu è il custode e proprietario dei corpi celesti e dei cieli. Vishnu nei vari racconti mitici taglia la testa al Demone o Demoni usando un disco chiamato Sudarshana Chakra.

 Figura 2. Sudarshana Chakra taglia il Serpente Cosmico
L’AZIONE DEI DUE CAMPI OPPOSTI NEL CHAKRA DI VISHNU
 
Durante la guerra cosmica tra Dèi e Demoni, gli Dèi chiedono aiuto a Brahmâ, chiede aiuto a Vishnu, che non riuscendo a vincere i Demoni a sua volta chiede aiuto a Shiva che gli fornisce il Sudarshana Chakra. La ruota, il chakra è in costante movimento rotatorio e si dice che sia stata creata dai poteri combinati della Trinità di Brahmâ, Vishnu e Shiva, e conseguentemente è composto con le tre Guna Primordiali Tamas, Rajas e Sattva.
 
Ci viene detto che il Sudarshana Chakra è formato da due dischi che ruotano in senso opposto. Senza rotazione nessuna delle realtà può esistere, tutto ruota, la rotazione, fondamentale per la creazione, in fisica è definita dallo spin. Quando i vortici vanno da destra a sinistra, formando così un atomo positivo. Le particelle positive sono gli atomi di materia. Quando i vortici vanno da sinistra a destra, formano un atomo negativo. Le particelle negative o antiparticelle, sono l’antimateria.
 
L’Uno di Pitagora è Neutro, poiché contiene sia il positivo sia il negativo, quando si manifesta inizia il moto rotatorio e l’Uno si polarizza nella Diade. La polarizzazione divide in due campi opposti i vortici di materia. Questo moto rotatorio attorno al proprio asse si manifesta nei due sensi: destrorso e sinistrorso, fornendola carica positiva e negativa, e particella e l’antiparticella. Una delle due parti del Chakra ruota in modo centrifugo o Rajas, l’altra ruota in modo centripeto o Tamas. Il Punto Centrale, l’Uno, da cui tutto emerge, attorno e verso cui tutto gravita è il Primo Logos, Shiva cui è associata la Guna Tamas, l’Attrazione o Gravitazione. L’espansione, è dovuta all’azione di Brahma il nome deriva dalla radice “brih” che significa espandersi, forza espansiva, la Repulsione associata alla Guna Rajas. L’equilibrio sul proprio asse è Sattva il dito medio di Vishnu.
 
Attrazione e Repulsione sono azioni opposte una all’altra, in definitiva la gravitazione è solo la metà di una legge, mentre l’altra metà della legge si spiega con la parola “repulsione”; e ambedue sono governate dalle grandi leggi della forza elettrica. La filosofia orientale anziché parlare di forza di  gravità, preferisce non usare questo termine perché reputa più corretto parlare di attrazione. Tanto la massa che la stabilità dipendono dalla polarità. La polarità dipende dal moto rotatorio, dallo spin.
 
La forma geometrica utilizzata dalla fisica dell’Etere per descrivere la natura dell'universo è il doppio toroide che consente a un vortice di energia di scorrere verso l'esterno per poi ritornare all’interno dello stesso vortice.

 
Figura 1. La rotazione opposta di due toroidi di energia
 
Tamas causa un carico gravitazionale, Rajas causa uno scarico gravitazionale, Sattva li contiene entrambi equilibrandoli. Dal punto di vista della fisica dell’Etere, i due toroidi che ruotano in senso opposto si uniscono. Due forme toroidali attaccate e ruotanti in direzione opposta. In questo modo l’energia fluisce sia dentro sia fuori attraverso i poli del sistema, piuttosto che dentro da uno e fuori dall’altro come in un sistema a singolo toroide.
 
La fisica dell’Etere ci dice che i due campi sferici (Tamas e Rajas) ruotano in direzioni opposte. Il campo che ruota in senso orario, Gravitazionale, ha una velocità leggermente superiore al campo che ruota in senso antiorario, Antigravitazionale, in modo che predomini l’effetto gravitazionale.
 
Per la fisica dell’Etere, questo onnipresente processo di flusso è la cosiddetta dinamica a Doppio Toroide: due forme toroidali attaccate e ruotanti in direzione opposta. In questo modo l’energia fluisce sia dentro sia fuori attraverso i poli del sistema, piuttosto che dentro da uno e fuori dall'altro come in un sistema a singolo toroide.
 
Il Sudarshan chakra non viene lanciato giunge al nemico guidato con potere della mente e della volontà. Vishnu affida il Chakra a Sri Krishna per combattere l'ingiustizia. Il significato letterale della parola sanscrita Sudarshan è “visione di buon auspicio”. È scritto che il Sudarshan Chakra ha esternamente 108 bordi seghettati, mentre all’interno presenta 12 raggi e 6 fori, con un settimo foro al centro usato dal dito indice di Vishnu, che è detto Vajra, “Folgore” o scettro. Due triangoli opposti e intrecciati rappresentano il simbolo geometrico associato a Vishnu. I sei fori disposti al centro sono i vertici della stella a sei punte, sette con il foro centrale. Le Tre Guna primordiali Tamas Rajas e Sattva interagiscono tra loro creando Sei Guna o stati sia energetici e sia di materia, con un Settimo sintetizzante. Questi stati energetici rotanti agiscono nel microcosmo tramite i 7 centri o chakra del nostro corpo. Le Yoga Upanishad parlano generalmente dei sei Chakra e un settimo che ha mille petali o raggi. Questi sette centri energetici presenti nel microcosmo, sono il riflesso di Sette centri di forza presenti nel cosmo. I tre aspetti di Dio, Shiva, Vishnu e Brahma, l’Energia o Forza Centrale (poiché questi termini sono occultamente sinonimi) si manifestano tramite sette centri di Forza costituiscono essi stessi delle Entità. Esse sono conosciute come:
 
  • I sette Logos Planetari.
  • I sette Spiriti davanti al Trono.
  • I sette Mistici Raggi (sei più il settimo sintetizzante).
  • I sette Uomini Celesti.
       
I due triangoli opposti rappresentano tre energie femminili e tre maschili che interagiscono tra loro, che trovano equilibrio nel punto centrale. I due triangoli o coppie di tre fori rappresentano Tamas e Rajas, il punto o foro centrale rappresenta Sattva. Ci viene detto che il Chakra è formato da due dischi che ruotano in senso opposto per dire che i dischi hanno polarità opposte. Due triangoli due dischi, un triangolo per disco. Quando il numero Sei si polarizza diviene 2x6=12, i dodici raggi di luce o fuoco, i 12 settori celesti dello zodiaco.
 
Il numero totale delle punte è 108, suddivisi in due gruppi di 54 ciascuno su un disco, e sottoposti all’azione del corrispondente triangolo. I Dai tre vertici del primo triangolo escono 2x3=6 raggi, ciascuno emanante altri 9 raggi, il numero sacro dell’Essere e del Divenire e geometricamente del cerchio. In totale 2x3x9=2x27=54, due gruppi di 27 raggi per ogni disco; dai vertici del secondo triangolo escono altrettanti 54 raggi. Ventisette è cubo perfetto 27=3x3x3, il primo cubo costruito sul primo numero spirituale, il 3.
 
In Cambogia, nelle balaustre esistenti ai lati dei quattro ponti, attraverso i quali si entra ad Angkor Thom. Le quattro entrate sono fiancheggiate da 54 statue gigantesche due file composte di 27 coppie di Deva (Angeli) e di Asura (Demoni) 2x27=54, intenti a tirare il corpo del Serpente a 9 teste. A ogni cancello corrisponde un ponte con parapetti, su ogni lato, 54 statue, per un totale di 2x54=108. Il numero totale delle statue per i 4 ponti che dividono a metà ogni lato vale, 4x108 = 432 il numero chiave del ciclo.
 Quando viene scagliata contro un nemico, l'arma di Vishnu taglia lo spazio come un disco di fuoco ardente con un'enorme quantità di potenza o forza. Può persino cercare il nemico in tutte e quattro le direzioni. Il Sudarshan Chakra è un'arma con la coscienza che distrugge le forze del male per stabilire la giustizia. Quest'arma è la protettrice del Dharma e della giustizia tra l'umanità. Il Sudarshan Chakra è l'unica arma degli Dèi che è sempre in movimento rotatorio, il chakra continua a girare senza sosta sulla punta del dito di Vishnu. Questa rotazione crea un suono eterno di ronzio, che si chiama OM.
GUERRE TRA DEVA E ASURA
 
Come in alto così in basso nell’uomo coesistono i due Serpenti o Draghi il Sé spirituale immagine dell’Arcangelo Michele, e il Sé materiale immagine del diabolico Ahriman che deve essere ucciso. I simboli del “Serpente Drago” e della “Guerra nel Cielo”, hanno più di un significato: eventi religiosi, astronomici e geologici sono inclusi in un’allegoria comune. Ma essi avevano anche un senso cosmologico. Tutti i Draghi e i Serpenti sconfitti dai loro “Uccisori” sono, all’origine, i princìpi turbolenti, confusi nel Caos, riportati all’ordine dagli Dèi Solari o Poteri Creatori. Nel Libro dei Morti, questi princìpi vengono chiamati “Figli della Ribellione”. La guerra è contro i principi turbolenti del Caos, che si oppongono all’ordine cosmico, il cui capo è un Drago o Serpente ammantato di oscurità. Nella mitologia indù Indra è il nemico dei Demoni delle Tenebre, benefattore dell'umanità, è il dio più invocato nei Rig Veda. Nella mitologia post-vedica, la sua grandezza si attenua. È il Dio supremo dell'antica India, assieme a Varuna (Acqua) e ad Agni (Fuoco). È il vincitore dei “nemici degli Dèi”, i Daitya, i Naga (Serpenti), gli Asura. È il San Michele del pantheon indù, il capo della legione celeste.
 
La sapienza antica attraverso gli scritti sacri quando ci informa che furono molte guerre in Cielo, si riferisce alle lotte di aggiustamento spirituale, cosmico ed astronomico, e infine al mistero dell’evoluzione dell’uomo come esso è attualmente. Le guerre celesti nascono con la creazione del Cosmo, con la differenziazione che è contrasto tra gli opposti, e fino a quando non ci sarà equilibrio dei contrari ci sarà “guerra”. Ci sono, naturalmente, stadi e aspetti differenti di questa guerra.
 
Gli elementi con i quali è formato il cosmo e  di riflesso di cui siamo formati,  sono in continua guerra, sopraffacendosi l’un l’altro e cambiando ad ogni momento. Con la scissione dell’elemento unico avvenne anca la formazione di due coscienze opposte indicate come Dèi e Anti-Dèi.
 
Il Sole Centrale fa sì che Fohat raccolga la polvere primordiale sotto forma di globi, costringendoli a muoversi secondo linee convergenti, ad accostarsi finalmente l’uno all’altro e ad aggregarsi... Essendo sparsi nello Spazio, senza ordine o sistema, i Germi dei Mondi si cozzano sovente fino alla loro aggregazione finale, dopo la quale divengono erranti (Comete). Allora cominciano le battaglie e le lotte. I più anziani (corpi) attraggono i più giovani, mentre altri li respingono. Molti periscono divorati dai loro compagni più forti. Quelli che si salvano diventano Mondi (Commentario alle Stanze di Dzyan).
 
La mitologia indù ha intessuto ingegnosamente l’allegoria con fatti cosmici ed eventi umani, la “lotta per l’esistenza” e la “sopravvivenza del più idoneo” regnarono supreme fin dal momento che il Cosmo si manifestò in esistenza. Le “grandi guerre nel cielo” dei Purâna, come pure quelle delle leggende scandinave, si riferiscono tutte al medesimo soggetto.
 
I Veda e i Purâna narrano che nel Caos primordiale non regnava più la Legge Armonia dell’universo, vi era tra i Deva (Dèi) e gli Asura (Antidèi) un perenne conflitto. Il brillante Dio del Firmamento Indra guida anche le legioni di Deva (Angeli o Dèi) contro gli altri Dèi ribellatisi a Brahmâ. Vi fu guerra nei cieli e i Deva, dopo un errore di Indra furono maledetti, e iniziarono a perdere la loro immortalità con predominio degli Asura. La vittoria degli Asura era inevitabile perché il primo stato della manifestazione è la caduta nella materia e la formazione dei corpi densi.
 
La Guerra nel Cielo si riferisce a diversi eventi su vari e diversi piani d’esistenza. La prima Guerra avvenne nella notte dei tempi nelle profondità dello spazio siderale fra i Deva (gli Dèi) e gli Asura (i Demoni), e durò per tutto il periodo di un anno Divino o di Brahma (360 giorni e notti o Kalpa) secondo il calendario cosmogonico indù. La durata della Guerra indica la sua importanza, e prova pure che i combattenti non sono altro che i Poteri Cosmici personificati. Il primo evento è un fatto puramente astronomico e cosmico, appartenente alla Cosmogonia. L’astronomo John Bentley riteneva che per gli indù la Guerra nel Cielo fosse solo una rappresentazione dei loro calcoli di periodi lunghi di tempo, è che questo servì alle nazioni occidentali come prototipo per costruirvi la loro Guerra dei Titani.
 
Nei testi vedici più antichi il termine Asura indica “un essere fornito di potere occulto”, che poteva essere benefico o malefico; e fu epiteto usato per gli Dèi: tale significato ha conservato la corrispondente voce iranica Ahura. Poi i due significati impliciti dell'unico vocabolo s’individuarono, e Asura poté indicare tanto un dio quanto un demone, finché si ridusse al significato di demone, già nell’Atharva Veda, gli Asura sono i nemici più potenti degli Dèi.
 
Secondo la Dottrina Esoterica, vi fu una Prima Guerra nello spazio che ebbe luogo prima della formazione del nostro Sistema Solare, poi una Seconda Guerra sulla Terra al momento della “creazione” dell’uomo sul pianeta Terra, e infine di una Terza Guerra narrata nel Mahabharata, che avvenne alla fine della Quarta Razza, fra gli Adepti Oscuri di questa e quelli della Quinta Razza, e cioè fra gli Asura Stregoni dell’Atlantide e gli Iniziati della “Bianca Isola Sacra”.
 
Le tre guerre sono appositamente narrate in modo incomprensibile per i profani, in modo tale da non poterle distinguere le une dalle altre. Se i Sapienti indù hanno mescolato degli eventi e confuso le epoche intenzionalmente, ciò non è stato con lo scopo di ingannare chicchessia, ma per custodire la loro conoscenza contro l’occhio curioso dello straniero. I sapienti indù non scrivevano per le masse, ma per gli Iniziati.
 
Nei Rig Veda sono narrate le battaglie di Indra il brillante Dio del Firmamento con Vritra il primogenito dei Draghi. Secondo il mito Vritra assunse la forma di un potente Drago e portò via tutta l’acqua dal mondo. Indra guida anche le legioni di Deva (Angeli o Dèi) contro gli altri Dèi ribellatisi a Brahmâ, per cui è soprannominato Jishnu, cioè “Condottiero della Legione Celeste”, infine uccide Vritra.
 
Quando tu Indra, uccidesti il Primo tra i Serpenti annientasti anche gli inganni dei mentitori, generando il Sole, il Celo, l'Aurora. Nessuno più ti resistette. Rig Veda I, 32.
 
Vritra il Serpente o Drago Cosmico è uno dei personaggi principali della cosmogonia dei Veda. Prima dei tempi c’era lui che avvolgeva in un'unica massa indistinta il cielo e la terra; la luce, il sole e l'aurora non esistevano: solo Tenebre e Caos. Le Acque, elemento primigenio, non scorrevano ma rimanevano imprigionate nella massa indistinta di spazio e cielo rappresentata dalle montagne che si muovevano per ogni dove. A guardia del Caos si poneva il Serpente Vritra, adagiato sulle montagne che imprigionavano le acque. Giunse quindi il Signore della Guerra Indra che con il Fulmine (Vajra) colpì a morte Vritra, liberando le acque in pioggia e dando via alla Creazione.
 
Nell'inno 7.99 del Rig Veda, Indra produce il Sole, il suo disco è un vestigio della sua creazione solare, equivalente al Sole. Indra figlio di Kashyapa è il Dio supremo dell'antica India, assieme a Varuna e ad Agni. È il vincitore dei "nemici degli Dei", i Daitya, i Naga (Serpenti), gli Asura. Kashyapa secondo l'Atharva Veda, è “l'Auto-generato che nacque dal Tempo”, esotericamente rappresenta il Tempo e lo Spazio, i due aspetti dell’Uno inconoscibile. Sposo di Aditi, la Madre Cosmica dalla qualle nacquero Sette Grandi Dèi.
 
Nel Rig Veda, Indra è il più alto e il più grande degli Dèi, e il fatto che beva Soma o Amrita denota allegoricamente la sua natura altamente spirituale. Nella mitologia post-vedica, la sua maestà si attenua, infatti, nei successivi Purâna, divenne una divinità inferiore ma ugualmente vincitore di tutti i “nemici degli Dèi”, i Daitya, i Nâga (Serpenti), gli Asura, tutti Dèi-Serpenti.
 
Nei Veda Ahi-Vritra è considerato il Demone della Siccità, il terribile Vento caldo. Indra appare costantemente in lotta con lui, e con l’aiuto della folgore e del tuono, il Dio costringe Ahi-Vritra a riversarsi in pioggia sulla Terra, e poi l’uccide. In Egitto il fratello di Osiride Seth, Tifone è il vento del deserto che distrugge tutto e provoca siccità come il Drago Vrita degli Indù, egli è l’elemento ribelle che getta ogni cosa nella confusione. Seth è l’oscurità della notte, l’uccisore di Osiride, che è la luce del giorno e il sole.
 
Quella notte, l’oppressore, l’uccisore di Osiride, chiamato Serpente (Seth) ingannatore ... chiamò i Figli della Ribellione in Air, e quando arrivarono all’Oriente dei Cieli, scoppiò la guerra nel Cielo e nel Mondo intero! Libro dei Morti, XVII, 54 e 49.
 
Osiride afferma di essere Toom o Atum, la Forza Elettrica Duplice (in oriente Fohat), trova Shu, l’Energia Solare, sulla gradinata degli Otto, dove ha annichilito i Figli della Ribellione, i Principi Maligni.  Questi sono i Sette Angeli Ribelli, Otto con la Madre, che fecero guerra in cielo. A questi Sette Dèi ribelli figli dell’Inerzia si oppongono i “Sette Spiriti della Presenza” che sono perpetuamente al cospetto di Dio, e li troviamo con i nomi di Michele, Gabriele, Raffaele, ecc., come “Reggenti Stellari” o deità informatrici dei sette pianeti e dei sette sistemi.
 
Nelle Edda scandinave, la “Guerra” degli Asi contro gli Hrimthurse, i Giganti del Gelo, e di Asathor contro gli Jotun, i Serpenti e i Draghi, e il “Lupo” che esce dalle “Tenebre”, ripete lo stesso mito.
 
La “Guerra nel Cielo”, nel racconto del Libro di Enoch, è basata sul fatto che gli Angeli cattivi hanno scoperto i segreti (sapienza magica) degli Angeli buoni e il mistero dell’Albero della Vita. I Veda ed i Purâna dicono che vi è nel regno degli dèi, o Deva, l’Albero Pàrijàta i cui frutti danno l’Amrita e il succo del Soma che conferisce I’immortalità.
 
Le “grandi guerre nel cielo” dei Purâna, le guerre dei Titani di Esiodo e di altri scrittori classici, le “lotte” fra Osiride e Tifone nel mito egiziano, come pure quelle delle leggende scandinave, si riferiscono tutte al medesimo soggetto. La mitologia nordica ne parla come della “battaglia delle Fiamme” e narra dei figli di Muspel che combatterono sul campo di Wigred. Tutte queste si riferiscono al Cielo e alla Terra, ed hanno un doppio e spesso un triplice significato, ed un’applicazione esoterica alle cose in alto come a quelle in basso. Perciò abbiamo le battaglie incessanti di Indra, il dio del Firmamento, contro i Demoni cosmici, guerre combattute fra le stelle e le costellazioni, fra le lune ed i pianeti.
IL COMANDANTE DELLE LEGIONI CELESTI
 
Indra nemico dei Demoni delle tenebre il capo della Legione militante del Pantheon indù e benefattore dell'umanità, è il dio più invocato nei Rig Veda. Cavalca su un carro d’oro (nello spazio) brandendo l’arma celeste Vajra, il Fulmine. Indra è conosciuto come il difensore degli Dèi, colui che protegge l’umanità da tutte le forze del male, equivalente dell’Arcangelo Michele, che è uno con Dio. E vi fu guerra in cielo; Michele e i suoi Angeli combatterono il Drago, e il Drago combatté con i suoi Angeli (Ap. XII, 7). Michele fu chiamato dai cabalisti e dagli gnostici “il Salvatore”, l’Angelo del Sole, e Angelo della Luce.
 
Come Indra anche Kârttikeya è il comandante delle legioni celesti ed è rappresentato come Shakti-dhara, “il portatore di lancia” (attributo dell’Arcangelo Michele) e vincitore dell’Asura Târaka. Il capitolo 7 del Chandogya Upanishad identifica Kârttikeya in Sanat-Kumarâ e come Skanda nei Veda; è il Capo delle Legioni Celesti, il Dio della guerra. Nell’antico Rig Veda (inno 5,2) Kârttikeya è indicato come Kumâra e Skanda, cioè giovane. I Kumâra (giovani) sono una delle figure più occulte, complesse, velate, di tutta la filosofia indù.
 
L’importanza di Kârttikeya emerge nei poemi epici indù come il Râmâyana e il Mahabharata dove viene narrata la sua storia: è il figlio di Rudra o Shiva, auto-generato senza una madre dal seme di Shiva lanciato d Agni il Fuoco. Kârttikeya generalmente è chiamato Agni bhû, “nato dal Fuoco”. L'iconografia di Kârttikeya varia significativamente; è tipicamente rappresentato come un uomo sempre giovane, a cavallo o vicino a un pavone.

 
Figura 1. Kârttikeya
 
Kârttikeya Comandante della Legione degli Dèi è uno dei personaggi più misteriosi della mitologia indù. Egli auto-generato senza una Madre nacque dal seme di Fuoco di Shiva gettato sulla terra e dapprima preso da Agni il dio Del Fuoco. Agni il Dio del Fuoco quando prese il seme infuocato di Shiva dalla Terra un mito narra che lo tenne per cinquemila anni, poi incapace di continuare a portare il seme infuocato di Shiva, e per impedire che libero il seme avrebbe bruciato l'intero cosmo, Agni pregò Ganga, il fiume Gange Celeste, per assumere l’incarico, assicurandole che avrebbe avuto un figlio nobile da esso. Ganga tenne il seme di Shiva per altri cinquemila anni, ma con il suo fardello che diventava insopportabile desiderava liberarsene. Si avvicinò a Brahma e chiedendo una soluzione al suo problema. Brahma le consigliò di andare sulla montagna Udaya, che significa "sorgere" poiché era da dietro di essa che il sole sorgeva. Intorno ad essa vi era una foresta di canne e un lago, dove Ganga depositò il feto attraverso la sua bocca. Dove fu trovato ed allevato dalle Pleiadi. Il giorno in cui è nato era già maturo di secoli, il mito narra diecimila anni (5000+5000 anni). Riassumendo Skanda Kârttikeya fu generato senza padre né madre, da un seme di Rudra - Shiva, che fu gettato nel Fuoco (Agni), e quindi accolto nell’Acqua. Così egli è nato dal Fuoco e dall’Acqua.
 
Quando Gli Dèi (Deva) sfidarono i Demoni (Asura) per la guerra, questi sotto la guida di potenti guerrieri Asura come Tarâka, Mahisha, Bana, entrarono nel campo di battaglia e ne seguì una feroce battaglia. Inizialmente, l’esercito degli Dèi si mosse sotto la guida di Indra e poi Virabhadra e persino Vishnu entrò nella mischia, ma il potente Târaka e altri capi demoniaci finirono per sconfiggerli. Infine, in loro aiuto come comandante in capo apparve Kârttikeya su un maestoso carro da guerra. Vedendo un bambino sul campo di battaglia, l’arrogante Târaka Asura rise e ridicolizzò lui e anche gli Dèi, e cercò persino di spaventare Kârttikeya con una nuova offensiva meditando che un semplice bambino sarebbe fuggito per tutta la vita. Avvenne il contrario, calmo e composto Kârttikeya sollevò il suo arco, fissò una freccia su di esso e tirò. Con le sue frecce Kârttikeya trafisse ogni parte del corpo di Târaka e lo uccise. Aveva solo Sette giorni, quando guidò l'esercito degli Dèi contro il più potente degli Asura.
 
Kârttikeya è il Capo delle Legioni Celesti, il Dio della guerra, l’equivalente dell’Arcangelo Michele. Kârttikeya è il “Conduttore dei Siddha”, e Shakti-dhara, il “portatore di lancia”. Un altro bellicoso comandante celeste è Marte, in india noto col nome di Mangala. Secondo i Pûrana, l’ammasso stellare delle Pleiadi (Krittikâ nakshatra) è governato da Agni, e Kârttikeya di cui Marte per il nostro sistema solare è un alias.
 
Kârttikeya ha preso il nome delle Pleiadi, in sanscrito Krittìkâ, perché il loro figlio di latte. Nell’antica tradizione indiana le Krittikâ cioè le Pleiadi, le nutrici di Kârttikeya erano chiamate “le stelle del Fuoco”, e sono raffigurate da una fiamma o da una spada. Kârttikeya è generato nel Fuoco dal seme di Shiva e per questo chiamato Agni bhû, poiché Agni è il Dio del Fuoco Celeste.
 
Kârttikeya è Sirio la stella più luminosa nel Cane Maggiore, il Principe, chiamato in persiano “Il Comandante”. La stella Sirio è chiamata in molti antichi testi “la guida dell’intera schiera celeste”. Un collegamento di Sirio con le Pleiadi lo troviamo nel mito di Orione che con il suo Cane Sirio inseguiva le Sette Sorelle.
 
Abbiamo riferimenti a più livelli ai comandanti delle legioni celesti: partendo dall’alto, nel cosmo Agni il Fuoco Celeste, poi Kârttikeya Sirio, e nel sistema solare Marte, che è noto come pianeta infuocato, la fiamma segreta nascosta nella materia. Infine sul pianeta Terra Sanat Kumarâ (l’eterno giovane) noto anche come Kumarâ Guha, le cui caratteristiche sono quelle del guerriero.
 
Quando Kârttikeya fu affidato dagli Dèi alle Krittikâ per essere nutrito, queste erano solo sei, per questo nel Mahâbhârata, Kârttikeya, è rappresentato con “sei facce”. Kârttikeya essendo figlio adottivo delle Pleiadi, “Sei visibili e la Settima nascosta”, è anche rappresentato con sei teste, una per ogni seno, per consentire alle sei Pleiadi o Krittikâ di nutrirlo simultaneamente e quindi non lasciare che nessuna fosse seconda di nessuno.
 
Kârttikeya è rappresentato con Sei teste una per ogni direzione dello spazio, una per ogni secolo del Naros, cioè 600 anni 6x600=3600. Siccome i 600 anni del Naros in India sono contati in due modi, cioè come “anni degli Dèi” (anni divini), e “anni mortali”, possiamo capire le grandi difficoltà che incontrano i non Iniziati per arrivare a una comprensione corretta di questo ciclo, che gioca una parte così importante nell’Apocalisse di San Giovanni, dove l’Arcangelo Michele nemico del Drago Rosso riveste un ruolo importante.
 
Talvolta Kârttikeya cavalca un Pavone, l’uccello della Sapienza e della Conoscenza Occulta, la versione indù della Fenice. Sulle sopracciglia il Pavone ha una stella con Sei punte (un doppio triangolo), una Svastica, una corona con sei, o occasionalmente, sette punte. La coda del pavone rappresenta i cieli siderali, e i dodici segni dello Zodiaco sono nascosti sul suo corpo. Il pavone con la coda abbassata rappresenta il giorno, quello con la coda dispiegata rappresenta la notte, piena di astri luminosi. Il pavone è spesso raffigurato mentre stringe i piedi attorno a un serpente.
LA FRULLATURA DELLO SPAZIO COSMICO
 
Quando i Deva furono sconfitti dagli Asura, dopo una battaglia di dodici giorni e dodici notti, Indra si rivolse a Brahmâ per chiudere aiuto, ed Egli suggerì di frullare l’Oceano di Latte senza sponde dove tutto è contenuto per riconquistare i suoi tesori e ottenere il Nettare dell'Immortalità l’Amrita (A=non e Rita=morte). Nei testi exoterici indù e buddhisti, gli Dèi sbattono l’Oceano di Latte Celeste per estrarne il nettare della Vita “Amrita”.
 
L’intera allegoria è altamente filosofica nello Sbattimento dell’Oceano di Latte per opera degli Dèi, come si sbatte alternativamente nei due sensi il latte nella zangola per fare il burro. Samudra Manthan, la Zangolatura dell’Oceano di Latte, la frullatura dell’Oceano di Latte Cosmico Primordiale, è uno dei più famosi miti dell’induismo che troviamo in testi sacri nel Bhagavata Purâna, nel Vishnu Purâna e nel Mahabharata. Nelle varie versioni del mito vi è sempre il Dragone o un Serpente che trafuga un po’ di Amrita, e per questo viene esiliato dal cielo da Vishnu, o qualunque possa essere il suo Nome.
 
Dopo una Notte Cosmica, per poter essere ricostruito il Cosmo deve essere strutturato di nuovo su un Centro e nel Tempo. Per un nuovo ordine del Cosmo c’è bisogno di un Asse, un monte Per staccare il monte Mandara dalla sua sede, interviene Vishnu che con il suo disco rotante taglia il monte dalla sua sede e poi Garuda, l’aquila divina, veicolo di Vishnu, lo porta al centro dell’Oceano di Latte.
 
Il perno o l’asse della zangolatura è rappresentato dal monte su cui siede Vishnu, la personificazione della Legge Eterna, che periodicamente chiama in attività il Cosmo, o, nella fraseologia allegorica, che estrae dall’Oceano Primitivo, o Caos Illimitato, l’Amrita dell’Eternità, riservata soltanto ai Deva; e in tale opera egli deve servirsi sia degli Dèi e sia dei Demoni dell’Induismo popolare.
 
Avendo anche bisogno di una corda da avvolgere intorno al Monte o Asse del mondo affinché questo, ruotando alternativamente, sbatta il latte cosmico, accorre l’aiuto di Vasuki, il re dei Naga, un Serpente dalle molte teste, a volte sette e a volte nove. Il Serpente Vasuki a sette teste rappresenta il Tempo, i sette Giorni della Creazione. Nove teste per indicare il cerchio celeste, nove è il numero del cerchio celeste di 360 (90x4) gradi e della durata dello Yuga espresso in multipli di 432 (4+3+2=9).
 
La Zangolatura dell’Oceano di Latte, che vede le due controparti Deva e Asura unirsi per raggiungere un comune obiettivo. Vasuki, il re dei Naga (Serpenti o Draghi) viene utilizzato come corda intorno al Monte Mandara (l’Axis Mundi).
 
Le Stanze di Dzyan descrivono Fohat il Serpente Igneo che volge in direzioni contrarie, con le sue due mani, il “seme” e il “latte rappreso”, o la Materia Cosmica; in parole più chiare, mischia delle particelle in uno stato molto attenuato, e delle nebulose.
 
Mentre sono intenti a trasformare l’oscurità in luce, la prima cosa ad emergere dalla zangolatura dall'Oceano di Latte fu il veleno letale noto come Halahala o Visha. Tuttavia, in alcune altre varianti della storia, il veleno sfuggì dalla bocca del Naga Vasuki. All’inizio il veleno indebolisce gli Asura, ma prima che abbia effetto sui Deva interviene Shiva bevendo il veleno e trattenendolo nella gola che per questo divenne blu come il cielo. Shiva trasformò la nescienza in coscienza. Quando il monte Mandara stava inesorabilmente affondando nell’oceano intervenne Vishnu, che prese la forma di Kurma la Tartaruga. Si intrufolò sotto la montagna, sostenendola sul proprio carapace. Riepilogando, prima interviene Brahmâ, il Creatore, che consiglia ad Indra re degli Dèi di frullare l’Oceano di latte, poi interviene Vishnu, il Conservatore, come asse del Mondo, infine interviene Shiva, il Distruttore, assimilando il veleno uscito dalla zangolatura.                                                                                                                                                                                                                                                   
Figura 1. Frullatura dell’Oceano Primordiale – Pramantha e Arani

La figura tradizionale rappresenta  Vishnu sull’asse del monte Mandara a cui egli stesso dà la base sotto forma di Tartaruga. A sinistre i tre Dèi della Trimurti Brahmâ Vishnu e Shiva, e a destre gli Asura.  Vishnu sull’Asse del Mondo è la personificazione della Legge Eterna, che periodicamente chiama in attività il Cosmo, o nella fraseologia allegorica, che estrae dall’Oceano Primitivo, o Caos Illimitato, l’Amrita dell’Eternità, riservata soltanto ai Deva; ed in tale opera egli deve servirsi del Re dei Naga (Serpente) e degli Asura, i Demoni dell’Induismo exoterico.
 
Vishnu è rappresentato nella sua seconda apparizione o Avatar sotto forma di Kurma come una tartaruga sostenente una colonna circolare su cui siede la sua sembianza (Maya o illusione) con tutti i suoi attributi. Mentre con una mano tiene un fiore, con un’altra afferra una mazza, con la terza una conchiglia e con la quarta, generalmente la superiore, alla destra, sostiene sull’indice teso a formare la cifra “1”, l’Inizio,  il chakra Sudarshana un disco che somiglia a un anello o ruota, e può essere preso per il segno del nulla. Nella sua prima apparizione o Avatâra, o Matsya, quando esce dalla bocca del Pesce che nota nell’Abisso, viene pure rappresentato nella stessa posizione.  
 
Dopo mille anni di Zangolatora dell’Oceano di Latte qualcosa viene a galla: i quattordici (una coppia di sette) Chaturdasa Ratnam, o  tesori del cosmo, ciascuno avente qualche definito significato occulto, tra cui l’Amrita, il nettare che dona l’immortalità, la bevanda di ambrosia o cibo degli Dèi; il cibo che dà immortalità e il veleno Visha.
 
Oltre ad Amrita, l’Acqua di Vita o d’immortalità, uscì da questo “oceano di latte” Surabhi, la “vacca dell’abbondanza”, chiamata “la fontana di latte e di latte quagliato”.  Si narra che nelle mammelle della vacca la trasformazione del cibo in latte è un grande mistero, più grande mistero ancora è la trasformazione del latte in burro.
 
Nel Shatapatha Brâhmana si afferma che lo sbattimento dell’Oceano di Latte ebbe luogo durante il Satya Yuga. Gli scritti sacri affermano avvenimenti a livelli diversi, il Satya Yuga o prima età è riferito al nostro sistema solare che è nato dallo sbattimento della materia celeste, la stoffa dei mondi e si riferisce ad un periodo anteriore alla formazione del pianeta Terra, ed è in rapporto diretto con un’altra leggenda universale, le cui versioni differenti culminano nella Guerra in Cielo. In questo mito assumono un nuovo significato le parole di Eraclito quando afferma che le anime abitano la Via Lattea prima di scendere nella generazione. Nell’emanazione esoterica, ci sono sette “coppie di opposti” principali, della 14 emanazioni sette andarono ai Deva e sette agli Asura. Il rapporto e la corrispondenza fra lo “sbattimento dell’oceano”e la “Guerra nel Cielo” sono argomenti troppo lunghi ed astrusi da trattare. Attenendosi al suo aspetto simbolico più basso, questa guerra continua eternamente. La differenziazione è contrasto, equilibrio dei contrari: e fino a che questo esiste, ci sarà “guerra” o battaglia. Ci sono, naturalmente, stadi ed aspetti differenti di questa guerra: come, per esempio, quelle astronomiche e fisiche. Per ogni essere e per ogni cosa che è nato in un Manvantara, c’è “Guerra nel Cielo” e anche sulla Terra.
 
Come pagamento per i suoi servizi i Deva (Dèi) avevano promesso a Vasuki la sua parte del nettare dell’immortalità. Quando arrivò il momento di condividere, i Deva infransero la loro promessa e non vollero condividere l'elisir né con gli Asura, né col grande Vasuki. Tuttavia, il  Re dei Naga è riuscito ad avvicinarsi abbastanza all'elisir da berne qualche goccia. Chandra la Luna, e Surya il Sole lo scoprirono e lo denunciarono a Vishnu, che gli lanciò il suo disco solare o Sudarshana Chakra e gli tagliò la testa. Essendo Vasuki era divenuto  immortale le sue due parti si trasformarono in Râhu, la testa, e Ketu, la coda. Nel firmamento Vishnu, fece di Vasuki la costellazione del Drago e Râhu e Ketu sono le due stelle fisse che formano la testa e la coda della costellazione del Dragone.
 
Il Mahâbhârata narra che dopo la zangolatura i Deva non vollero dare l’Amrita agli Asura e perciò si rivolsero a Vishnu che si trasformò in Mohini, l’incantatrice sensuale, una ragazza dalla bellezza infinita, che con la sua seduzione riuscì a sottrarre agli Asura la coppa dell’Amrita assicurando che avrebbe diviso il cibo d'immortalità in modo equo tra i due schieramenti. Ma  elargisce l'Amrita solo ai Deva, che bevono con tumultuosa eccitazione, mentre agli Asura vino inebriante.
 
Un’altra versione dice che non fu il Serpente Vasuki a rubare una parte dell’Amrita ma un demone di nome Svarbhanu, e un’altra ancora che il furto fu opera del demone Râhu che si intrufolò tra i Deva, ma il messaggio non cambia al Drago o Asura venne tagliata la testa da Vishnu che divenne ora il guardiano protettivo dell'elisir dell'immortalità, l’Amrita.
IL MARE DI LATTE NEL FIRMAMENTO
 
Allo “Sbattimento dell’Oceano” fatto dagli Dèi, vennero i non-Dèi, e per il possesso dell’Acqua dell’Immortalità insorse la guerra fra gli Dèi e gli Asura, e gli Dèi ebbero la peggio. Questo si riferisce alla formazione dell’Universo e alla differenziazione della materia primeva e primordiale. Ma è bene rimarcare che questo non è che l’aspetto cosmogonico, uno solo dei sette significati. La “guerra nel cielo” aveva anche un rapporto immediato con l’evoluzione del princìpio intellettuale dell’Umanità. Questa è la chiave metafisica.
 
Nel mito indù del frullamento dell’Oceano primordiale, il “Latte rappreso” è la materia cosmica. La Via Lattea è l’Essenza Radiante che si coagula e si espande per tutte le Profondità dello Spazio. È la Materia primordiale nella sua forma iniziale. Quella misteriosa fascia del cielo che chiamiamo Via Lattea è in stretta relazione con il prana cosmico, ossia vitalità o nutrimento cosmico, che vitalizza il sistema eterico solare.
 
L’espandersi e il contrarsi della “Tela”, cioè la stoffa del mondo, visualizzano il movimento pulsatorio; perché la contrazione e l’espansione regolari dell’Oceano Illimitato, sono la causa della vibrazione universale degli atomi. L’Essenza Radiante si coagula e si espande per tutte le Profondità dello Spazio. L’Essenza Radiante si coagula e si espande in Grumi Bianco-Latte.
 
Da un punto di vista astronomico, l’Essenza Radiante che si coagula e si espande in Grumi Bianco-Latte è la Via Lattea, la Stoffa del Mondo, o Materia Primordiale.  La sua parte più contratta, e quindi più condensata, è la sola che si vede. Questa materia, radiante e fresca, al primo risveglio del movimento cosmico si diffonde attraverso lo spazio apparendo, quando è vista dalla Terra, in zone e in ammassi come i grumi del siero del latte. Questi “Grumi” sono i semi dei mondi futuri, la stoffa delle stelle. La Via Lattea non è soltanto un enorme ammasso stellare di soli in tutti i vari gradi di crescita evolutiva, ma è anche la riserva dei futuri corpi celesti.
 
Il Mare di Latte è per così dire il deposito di materiali con i quali le stelle, i pianeti e gli altri corpi celesti sono prodotti. La materia in questo stato non esiste sulla Terra; ma ciò che è già differenziato e si trova sulla Terra si ritrova anche sugli altri pianeti, e viceversa. La materia contenuta nel Sistema Solare, per esempio, è in uno stadio completamente differente da quello in cui è, al di fuori, o oltre, il Sistema.
 
Questa materia, radiante e fresca, al primo risveglio del movimento cosmico si diffonde attraverso lo spazio apparendo, quando è vista dalla Terra, in zone e in ammassi come i grumi del siero del latte. Questi ‘grumi’ di latte cagliato sono i semi dei mondi futuri, la stoffa delle stelle. La Via Lattea non è soltanto un enorme ammasso stellare di soli in tutti i vari gradi di crescita evolutiva, ma è anche la riserva dei futuri corpi celesti.
 Il Mondo è Armonia degli elementi, degli Dèi. Il Principio di Vita che nasce dal Mondo Armonia è l’Amrita, essenza dell’essere, come dopo la zangolatura, il burro è l’essenza del latte. In seguito allo sbattimento  dell’Oceano di Latte, i Tre Principi della Materia o Guna, le Tre forze Primordiali (+; -; +/-) si combinano fra loro generando altre Sette Forze Secondarie e tipo di materia. “Brahmâ il Creatore è chiamato Anu, ossia l’Atomo Uno” che modella e differenzia l’Oceano senza rive dell’Essenza Radiante Primordiale. L’Atomo Unico contenente in perfetto equilibrio Amrita e Visha si scinde in Tre per poi diventare Sette Atomi. Il primo sviluppo del Caos primordiale sono i Sapta Samudra, i Sette Tipi di Materia, indicati come i Sette Oceani detti anche Sette Piani o Stati di Manifestazione. Nell’antichità l’Uovo del Mondo era ricoperto di Sette Pelli o Elementi Primordiali, di cui Quattro noti (Terra, Acqua, Aria, Fuoco) e Tre celati nel Quinto Elemento, il Triplice Etere.
I NODI DEL DRAGONE

Una variante del mito della zangolatura dell’Oceano di Latte ci dice che quando venne distribuito il nettare divino, l’Asura Râhu cercò di creare dissenso tra il Sole e la Luna interponendosi tra di loro. Râhu è sia ostile sia nei confronti del Sole che della Luna, e quindi cerca sempre di coprire il Sole e il chiaro di Luna nel giorno di luna oscura e nella notte di luna piena. Sebbene la testa del Demone fosse stata mozzata, non fu privato della vita per aver assaggiato l’Amrita e, si dice, assunse la forma di un pianeta. Il corpo in questa versione morì.
 
Essendo la Testa di Drago (Râhu) di forma simile alle sfere dei luminari e di colore scuro, non è visibile nel cielo tranne che nei giorni del Parvan (cioè Luna Nuova e Luna Piena). Come risultato del dono del Creatore, Râhu è visibile solo durante le eclissi e non in altri giorni. Sebbene Râhu tenti di attaccare sia il Sole che la Luna, sono protetti da Vishnu, avendo molta paura del suo Sudarshana Chakra, Râhu non può stare davanti al Sole o alla Luna per più di un muhūrta (quarantotto minuti).
 
Sebbene i Purâna a volte descrivano che Râhu inghiotte il Sole e la Luna durante un'eclissi, gli istruttori o guru indù (acharya) menzionano che Râhu è sempre 10.000 yojana al di sotto dell'altezza del Sole, e quindi non tocca mai questi pianeti celesti, perché si trovano in orbite diverse. Secondo il Jyotir-Veda, (astrologia vedica) il pianeta Râhu si trova davanti alla luna piena, e quindi ha luogo un'eclissi lunare.
 
Che l'eclisse di Luna sia un'ombra è negata dall’astronomia tradizionale indù che si basa sui testi antichi: l'eclissi avviene quando il pianeta oscuro o nero Râhu si frappone tra il Sole e la Luna. Di notte è eclissi di Luna e di giorno è eclissi di Sole. Inoltre, a conferma di questa tesi, l’ombra di Râhu è vista a volte spostarsi da sinistra a destra attraverso il Sole, mentre la Luna si muove sempre da destra a sinistra nel cielo.
 
La versione principale del mito che si riferisce al serpente Vasuki, ci dice che dopo aver assaggiato l’Amrita era divenuto immortale, pertanto le sue due parti tagliate da Vishnu si trasformarono in Râhu, la testa, e Ketu, la coda. La madre di Vasuki prese la testa e fece in modo che le crescesse un corpo. La coda fu curata ed educata dal saggio Jaimini, e ad essa crebbe una testa. Si crearono in questo modo due Serpenti o Dragoni entrambi furono posti nel cielo come nodi lunari ascendente e discendente. L’astrologia indù attribuisce molta importanza ai Nodi, chiamati rispettivamente Kethu e Râhu, che in Occidente sono noti come la Testa e la coda del Drago: Caput e Cauda Draconis.
 
Vasuki, nel perenne tentativo di ricollegare le due parti del suo corpo passa di volta in volta nei pressi del Sole e della Luna, che ingoia per vendicarsi del tradimento subito generando così le eclissi. Astronomicamente, Râhu e Ketu denotano i due punti di intersezione dei percorsi del Sole e della Luna mentre si muovono sulla sfera celeste. Pertanto, Râhu e Ketu sono rispettivamente chiamati i nodi lunari nord e sud. L’eclissi sono interpretate come l’azione di un Drago un Serpente, che ingoia o nasconde la Luna o il Sole. Le eclissi erano considerate estremamente dannose perché al momento dell'eclissi il Sole, è mascherato dalla Luna, in altre parole è divorato dalla Testa di Drago. Allo stesso modo durante l'eclisse di Luna questa viene divorata dalla Coda del Drago!  
 
Presso i popoli scandinavi le eclissi venivano interpretate come l’azione continua di due Lupi anziché due Draghi; il primo dei due, chiamato Moongarm, alla fine dei tempi riuscirà a divorare la Luna; il secondo, Fenrir, divorerà invece il Sole.
 
Un Drago nel cielo che ingoia il Sole spiega la parola cinese per eclissi, che è (re shi), che significa “mangiare il sole”. Gli antichi cinesi credevano che le eclissi solari si verificassero quando un leggendario drago celeste divora il Sole. Credevano anche che questo drago attaccasse la Luna durante le eclissi lunari.
 
Nell’antico Egitto si pensava che, quando si verificavano eclissi solari, il Serpente  Apap ingoiasse la barca di Ra, portatore della luce e garante di Maat (la quale impersonava l'ordine cosmico). Apap o Apophis incarnazione del Caos, era raffigurato un enorme serpente che ogni notte cercava di fermare il corso della barca del Sole di Ra attaccandola o ricorrendo al suo sguardo ipnotico. Nonostante la vittoria della divinità solare, Apophis non viene mai completamente sconfitto, proprio perché rappresenta il Caos eterno. L’Ureo il cobra, viene rappresentato sulla testa di Ra, mentre ingloba e protegge il sole. Anche qui l’ambivalenza c’è: una volta il sole porta il cobra, e una volta il cobra porta il sole.
 
Tra gli assiro-babilonesi, uno dei rituali religiosi più importanti durante le eclissi di Luna era il suono del timpano sacro, accompagnato da lamentazioni fino al termine del fenomeno, fino a quando la luce non fosse tornata. Vi sono descrizioni di un cerimoniale cinese risalente a quattro millenni a.C. quando si percuoteva violentemente un tamburo “per liberare l’astro” dal “Grande Drago Rosso” che ha teso un complotto per rapire la “Luce”!
 
Come i malvagi Spiriti del “male” combatterono in antico la Luna, così si suppone che facciano guerra anche adesso alla Regina attuale del Cielo, la Luna, senza peraltro poterla vincere. Ed è perciò che la Luna è stata sempre intimamente collegata in tutte le Teogonie pagane con il Drago, il Serpente, suo eterno nemico. Astronomicamente il Drago è talvolta simbolo della Luna. Drago è anche il termine è usato anche per individuare i nodi: testa del drago significa nodo ascendente, mentre coda del drago è il nodo discendente.
 
Ercole nella culla all’età di otto mesi, uccide due serpenti mandati da Hera per ucciderlo. I due serpenti sono i simboli della testa e la coda del Drago, che fino ai giorni nostri, rappresentano, nell’Astronomia orientale, i nodi ascendenti e discendenti della Luna, erano pure simboleggiati nella Grecia Antica da due serpenti.
 
I Nodi lunari sono quei punti di intersezioni fra le due orbite eccentriche dei due luminari: sono i due punti in cui il percorso dell’orbita della Luna interseca l’eclittica, cioè il percorso apparente del Sole. I Nodi lunari, sono gli unici due punti nelle vicinanze dei quali possono avvenire le eclissi di Sole e di Luna, per gli antichi, infatti, questo fenomeno veniva raffigurato come un drago nell’intento di mangiarsi il Sole e la Luna. I Navajo durante l'eclissi stanno in casa con la famiglia dove intonano canti sacri e si astengono dal cibo, dal bere e dal sonno. Chi mangia o beve durante l'eclissi per loro non è più in equilibrio con l'Universo e ciò potrebbe condurre a pesanti conseguenze nel futuro.
 
Secondo il mito babilonese: “Marduk creò il grande Dragone, alla testa vi pose il Nodo lunare ascendente e alla coda il Nodo discendente, facendogli portare sei costellazioni sul dorso e sei sul ventre”.
 
Ogni pianeta e la Luna procedono secondo un moto a spirale, onde, a similitudine dell’immagine del drago, il pianeta che acquista la sua massima larghezza dalla via del Sole è detto essere nel suo ventre, quando è sull’eclittica è detto essere nel suo nodo: nel suo nodo ascendente, Caput Draconis, se sale verso il nord; nel suo nodo discendente, Cauda Draconis, se scende verso il sud. Il primo, il capo corrisponde i far salire in alto e quindi di promuovere; il secondo la coda, a deprimere significando il far scendere verso il basso, il far calare, il ricondurre. La testa per gli antichi era per il successo mondano benefica, la coda, viceversa era ritenuta malefica, per il successo personale ma, all’opposto, benefica per la ricerca spirituale.

 
Figura 1. Râhu e Ketu
 
Secondo l’astronomia moderna, il piano dell’orbita della Luna è inclinato di 5,1453° rispetto a quello dell’orbita della Terra attorno al Sole (piano dell’Eclittica), e i due punti in cui l’orbita della Luna interseca l’Eclittica, distanti 180° l’uno dall’altro, sono detti Nodi (Nodo Lunare Nord o Ascendente e Nodo Lunare Sud o Discendente). Metà del percorso della Luna, si svolge a Nord dell’Eclittica e metà a Sud: il Nodo Nord è quel punto a partire dal quale la Luna passa da una latitudine Sud ad una Nord, il Nodo Sud è il punto in cui passa da una latitudine Nord ad una Sud. Questo moto di ascesa e discesa intorno all’eclittica, come indicato, sono simboleggiato dalla figura di un Dragone o Serpente.
 
Questi fatti avvengono nei nodi lunari, i punti in cui l'orbita della Luna e l'eclittica del Sole si incontrano, la cui conoscenza permette di prevedere le eclissi. I due punti sono il nodo ascendente, o nord, e il nodo discendente, o sud, in quanto il primo è segnato dal passaggio della luna al di sopra dell'eclittica, nell'emisfero eclittico nord, mentre il secondo quando essa discende nell'emisfero lunare sud. Questi due nodi sono indicati in oriente come Râhu e Ketu. Questi sono concepiti come pianeti d'ombra, o invisibili, la cui esistenza si manifesta durante le eclissi. La linea che unisce questi nodi si muove di moto retrogrado con un periodo di 18,61 anni.
 
Data la loro capacità di oscurare il Sole (attorno al quale ruotano tutti i pianeti) e la Luna (che controlla la vita sulla terra) Caput e Cauda Draconis sono considerati le massime potenze dello Zodiaco. Essi rappresentano la Legge Cosmica cui tutti, inclusi il Sole e la Luna, devono obbedire. Per questo motivo il Drago era considerato il custode del sacro Albero della Saggezza, il cui tronco è l’asse di rotazione delle stelle, le quali rappresentano i suoi frutti.
 

Figura 2. Le Eclissi di Luna e di Sole – I Nodi del Dragone
 
Gli Dèi senza l’aiuto di Vasuki non potevano trovare il segreto dell'immortalità nato dalla frullatura dell’oceano celeste. Allo stesso modo noi umani non possiamo trovare il nostro sé superiore senza apprendere il segreto di Râhu e Ketu, che rappresentano il lato più oscuro della nostra natura che dobbiamo superare. Le nostre emozioni interiori sono come l'oceano interiore agitato. All'interno di questo oceano si trovano numerosi tesori, veleni e cose cattive. Dobbiamo separare il gioiello dalle scorie che lo imprigionano trovando così l’Amrita, l'immortalità.
 
Il Sole e la Luna sono pianeti reali sotto i cui dettami ruota l'universo e la vita sulla terra. Ma Râhu può oscurare questa luce, quindi controlla il processo della vita. Un antico Commentario dice: Manas (la Mente) è duplice: Lunare nella parte inferiore, Solare nella superiore.
 
Il Sole è l'Anima, la mente spirituale, e la Luna la mente personale, quando vengono eclissati, passano attraverso la rigenerazione, la trasformazione e la morte. L’Anima vera e propria è Manas o mente; quindi Soma, la Luna, è rappresentata che contrae un’alleanza con la parte solare in lei stessa, e denunciano Râhu per il furto dell’Amrita a Vishnu.  
 
Râhu Ketu sono i punti di eclissi personali. Râhu esagerando e Ketu oscurando o bloccando. Râhu Ketu hanno la capacità di mantenere la nostra mente concentrata sui cinque istinti che ci tengono attaccati allo scopo materialistico della vita sono Kaam (Desiderio, passioni) Krodh (Rabbia) Madh (intossicanti - droghe, alcol, ecc.) Moh (Attaccamento) Lobh (Avidità) e Matsaya (Gelosia).
 
I Nodi Lunari,  la “testa o Râhu” e la “coda o Ketu” del Dragone-Serpente a livello zodiacale sono rappresentati dalle stelle delle costellazioni dei Gemelli e del Sagittario. Essi sono i punti del cielo, dove il sentiero siderale dell’eclittica incrocia quello della Via Lattea stessa. Caput Draconis, se sale verso il nord; nel suo nodo discendente, Cauda Draconis, se scende verso il sud.
 
La testa e la coda del Drago, che fino ai giorni nostri, rappresentano, nell’Astronomia orientale, i nodi ascendenti e discendenti della Luna, erano pure simboleggiati nella Grecia Antica da due serpenti. Ercole,  l’Eroe che come il Sole deve passare attraverso i 12 segni astrologici li uccide all’ottavo giorno della sua nascita.
 
Nell’astrologia vedica, il concetto del viaggio dell'anima attraverso diverse vite è centrale. Come le perline di una collana, varie vite sono unite insieme per formare una collana, ogni vita è diversa ma interconnessa da un filo invisibile, Râhu e Ketu. La coda Ketu si occupa del Karma passato e la testa Râhu del futuro. Râhu è di colore scuro ma Ketu ha un colore variegato. Quindi ha la capacità di far brillare una luce all’improvviso, di portare l'illuminazione. Ketu causa grandi ostacoli nei nostri percorsi. Provoca dolore. Vuole cambiare la psiche. Siamo legati al ciclo dell'infelicità e dell'insoddisfazione poiché non possiamo staccarci dal nostro sé inferiore. Siamo nati ancora e ancora per sperimentare i piaceri e i dolori della vita terrena finché non li riconosciamo come le illusioni che sono.
 
La “Mitologia Alchemica Medioevale” assegnava alla testa del Drago il compito di reggere il peso intero della Terra. Trafiggere il drago significa bloccare un’energia caotica, che se controllata dona potere. I Nodi Lunari sono sempre definiti dagli opposti punti d’incrocio sulla sfera celeste tra i “sentieri” percorsi sulla stessa dal Sole e dalla Luna, i due luminari, o dalle costellazioni stesse in rapporto all’equatore celeste e alla Via Lattea.
VISHVAKARMA - VIKKARTANA
 
La “Guerra nel Cielo” appare, in uno dei suoi significati, come un riferimento a quelle terribili lotte che aspettano il candidato alla massima iniziazione: lotte tra lui e le sue passioni umane personificate, quando l’Uomo Interiore illuminato doveva vincerle o esserne vinto. Nel primo caso, egli diveniva “Uccisore del Drago”, avendo superato vittoriosamente tutte le tentazioni, e “Figlio del Serpente”, e un Serpente egli stesso, per avere gettato la sua vecchia pelle ed essere rinato in un nuovo corpo, divenendo un Figlio della Saggezza e dell’Immortalità in Eterno.
 
La conquista del regno dei Cieli passa nello scontro con il Dragone cui occorre bloccare la testa e piegare le sue energie alla nostra volontà. Râhu, la testa del Drago, aveva una parte preminente nei Misteri dell’Iniziazione Solare quando il Candidato e il Drago si scontravano nella battaglia suprema, egli diveniva “Uccisore del Drago”, avendo superato vittoriosamente tutte le tentazioni, divenendo egli stesso un Drago di Saggezza. Un Iniziato completo era chiamato un Drago, un Serpente, si davano i nomi di Serpente e di Drago ai Saggi, gli Adepti Iniziati dei tempi antichi. Erano la loro saggezza e il loro sapere che venivano divorati o assimilati dai discepoli, e da ciò proveniva l’allegoria. L’Eroe sa bene che affrontare il suo Drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come uomo nuovo. Tutto è duale  Bene e male, Draghi di Saggezza e Draghi infernali.
 
Le Torri rotonde d’Irlanda che si trovano per tutto l’Oriente in Asia, erano collegate con l’Iniziazione ai Misteri, in particolare con i riti di Vishvakarma e Vikkartana. I candidati vi erano esposti per tre giorni e e tre notti, ogni qualvolta non era disponibile un tempio con una cripta sotterranea. Queste torri rotonde non erano costruite per alcun altro scopo… i pureia dei Greci e i nuraghi della Sardegna, i teocalli del Messico ecc., erano inizialmente delle stessa natura delle Torri rotonde d’Irlanda. Erano luoghi sacri d’iniziazione.
 
Secondo l’Insegnamento Tradizionale, al pari delle Piramidi i Nuraghi erano un luogo sacro dove si svolgevano i Misteri del Fuoco (Misteri Kabirici), e sono da considerarsi antichi centri misterici di Iniziazione.

 
Figura 1. Nuraghe Nieddu Codrongianos,  Sassari.
 
Il Sole unico Re e Dio nel Cielo ebbe sempre un duplice aspetto datore di vita e di morte che manifestano due tendenze antitetiche: “Il bene ed il male”. La torre a sezione circolare è un’allusione al disco solare, e tramite la verticalità, una rappresentazione dell’Asse del Mondo. L’antico insegnamento dei seguaci di Orfeo, insegnava che la Luce è un Dio inaccessibile che tutto avvolge nella sua sostanza, chiamato anche Consiglio (o Verbo) Luce e Vita. In questi racconti allegorici, il Sole viene spesso considerato come il corpo della divinità descritta come “Colui che dimora nel Sole”. “Nel Sole, Egli ha posto per sé un Tabernacolo” (Salmo 19, 4).
 
Gran parte del simbolismo della torre riguarda direttamente l’interazione di forze antitetiche nel mondo dualistico della manifestazione. La torre circolare è simbolo di ascesa, un edificio elevato verso il cielo. Condivide il simbolismo della scala come desiderio di innalzarsi a un nuovo livello ontologico e quello della colonna, nel rappresentare la colonna vertebrale o asse del mondo. Queste costruzioni non avevano la funzione di dare l’assalto al cielo, ma appunto quella di elevare le menti ed i cuori alla contemplazione del soprannaturale, dando allo stesso tempo la possibilità agli Dèi di avere una scala per scendere sulla terra.
 
Le torri rotonde erano utilizzate ogni qualvolta non era disponibile un tempio con una cripta sotterranea, oppure dei  Pozzi iniziatici o Torri capovolte hanno l’architettura di una scala che scende, il che trasmette quel significato simbolico che include l’allegoria della morte e della rinascita comune a molte tradizioni.
 
I pozzi conosciuti come i “Pozzi iniziatici” o “Torri capovolte” hanno l’architettura di una scala che scende, il che trasmette quel significato simbolico che include l’allegoria della morte e della rinascita comune a molte tradizioni ermetiche.
 
Uno dei pozzi sacri della Sardegna meglio conservati è quello di S. Cristina. Il pozzo è chiuso da un cerchio di pietre con un solo ingresso. L’ingresso nel pozzo sacro è a forma di  piramide col vertice tronco, costituito da atrio, una profonda scalinata e una camera sotterranea in ottimo stato di conservazione. Il pozzo secondo gli archeologi, doveva trovarsi all’interno di un edificio coperto adibito a culti misterici, oggi ricostruibile soltanto sulla carta in base ai muri perimetrali e al confronto con altre strutture dello stesso genere meglio conservate. La discesa nel pozzo è realizzata con una scalinata rovesciata, tale che un uomo che si trova nel pozzo a testa in giù guardando verso i propri piedi veda una normale scalinata. L’immagine che si riceve è quella di entrare con la testa nelle acque, nel ventre liquido della Madre Terra
 
La luna, illumina il fondo del pozzo attraverso la copertura, detta a Tholos, una falsa cupola con un foro sulla sommità. Durante gli equinozi il sole illumina la scalinata e giungendo fino all’acqua. Ogni 18,6 anni (ciclo delle eclissi) quando la declinazione  della luna è massima, la luce lunare va ad illuminare una persona posizionata in una particolare nicchia del pozzo. Nel pozzo sacro di santa Cristina le iniziazioni maggiori avvenivano, ogni 18,6 anni, nel ciclo delle eclissi, quanto il Drago nel Cielo tenta di divorare il Sole. Il nodo lunare rappresenta la mezzanotte dell’Anima, il momento della prova, che avveniva nella totale oscurità, nel pozzo della morte. Nell'uomo il Sole è l'Anima spirituale e la Luna la Mente.

 
                          
 
Figura 2. Il Pozzo sacro di Santa Cristina Sardegna
 
Nell’iconografia medievale, la bocca dell’inferno ha spesso l’aspetto di un enorme mostro dalle fauci spalancate. Gli Inferi, il Pâtâla, sono descritti come un Abisso, un luogo dove regna l’oscurità, un pozzo profondo, una tomba, un luogo di morte. La discesa nell’Abisso, nell’Inferno nel Pâtâla degli indù che rappresenta la settima regione del mondo, quella infernale, la più bassa dove regna la cupidigia, la sensualità e l’egoismo, regione governata dal Grande Serpente, il Dragone Vasuki. Il Pâtâla rappresenta anche un luogo di morte, una tomba. L’analoga condizione ebraica era quella del Messiah, parola che deriva da Mashiac. In ebraico, shiac, è anche usato come verbo che significa “discendere nel pozzo”, se viene usato come nome significa “rovo di spine”.
 
Il più antico dei Veda dell’India, il Rig Veda spiega questo mistero, ripreso in seguito nel Vishnu Purâna (Parte 3, Cap. 2). Vishvakarma, figlio di Bhuvana, viene considerato l’Architetto dell’Universo, il Costruttore degli Dèi, il quale si offre in sacrificio affinché i mondi possano venire in esistenza. Sacrifica sé stesso imponendosi le limitazioni della materia divenendo l’Agnello sacrificale all’inizio dei mondi, l’Uomo Celeste. I nomi dell’amabile e virtuosa Yoga-Siddha madre di Vishvakarma, e di sua figlia Samjna (coscienza spirituale), mostrano il suo carattere mistico. Yoga-Siddha, che vuol dire Sapienza, come la Sophia degli Gnostici.
 
La figlia si lamenta col padre per l’eccessiva luminosità del marito, il Sole. Il padre Vishvakarma nella sua qualità di Takshaka di intagliatore di legno, o falegname, con una falce taglia a Surya, al Sole, una parte della sua luminosità. Surya perde i suoi raggi d’oro e appare come incoronato di raggi neri che paiono spine e diventa Vikarttana, che significa spoglio dei suoi raggi. Nei Misteri Indù, il candidato rappresenta Surya il Sole  in terra a cui vengono recisi i suoi sette raggi d’oro che vengono sostituiti da una corona si spine o da delle punte annerite.
 
Il Rig Veda descrive in modo allegorico la caduta della Luce nella Materia densa e precisamente:
 
  1. Sole Spirituale. Vishvakarma, il Principio Padre della Luce, la causa della manifestazione.
  2. Sole in Cielo. Surya, suo Figlio il Sole che sacrifica sé stesso al mondo consumandosi col fuoco dei suoi raggi.
  3. Sole in Terra. Vikarttana, lo spoglio dei raggi, l’incoronato di spine, l’Iniziato che sacrifica il suo io personale al sé superiore.
     
Nei Misteri Indù, il neofita il terzo Sole con una corona con sette raggi d’oro quale rappresentante del Sole o di Surya s’inginocchia davanti all’iniziatore che a sua volta rappresenta Vishvakarma. L’iniziatore sostituisce la corona d’oro con una di raggi anneriti e poi recide “le sette ciocche” dei lunghi capelli  del neofita, simbolizzanti i Sette Mistici Raggi del Sole Spirituale. Il neofita perde la sua forza divenendo così Vikarttana, ed è pronto per iniziare la sua discesa nelle regioni infernali, del Pâtâla per la prova suprema, quella della tentazione come quella del mito greco di Tantalo. Questo rito è descritto nella Bibbia quando a Sansone vengono tagliate le sue sette trecce fonte della sua forza. Dalila la personificazione delle forze materiali e sensuali al cui abbraccio si cade in un sonno mortale, recide le sette ciocche di capelli di Sansone, dopo di che il Nazar è privo dei suoi poteri.
 
Il Pâtâla degli indù rappresenta la settima regione del mondo, quella infernale, la più bassa dove regna la cupidigia, la sensualità e l’egoismo, regione governata dal Grande Serpente, il Dragone Vasuki, la cui testa è Râhu e la cui coda è Ketu.
 
Scendendo nell’Inferno, nel Pâtâla, come un luogo di morte, una tomba, il neofita incontra il suo Drago. Come Râhu divora il Sole durante l’eclissi così è divorato il sole del candidato se fallisce la prova. Nell’iconografia medievale, la bocca dell’inferno ha spesso l’aspetto di un enorme mostro (Râhu) dalle fauci spalancate. Uscendone da trionfatore, egli emergeva da questa regione di sensualità e iniquità, per ridiventare Karmasakshin, testimone del Karma degli uomini, e di nuovo sorgeva trionfante in tutta la gloria della sua rigenerazione, come il Graha Raja, il Re delle Costellazioni, cui veniva rivolto l'appellativo di Gabbastiman, “reintegrato nei suoi raggi”. Soltanto dopo questa vittoria il neofita poteva sperare di diventare un Anâgâmin, uno che non rinascerà più nel mondo della carne.
 
Nell’uomo, il Drago Serpente che dorme alla base della spina dorsale, è la Kundalini, una potente energia che, che può essere attivata solo dopo aver domato il Drago altrimenti si viene distrutti. Il Drago dentro di noi non si può annichilire, fa parte del nostro essere, ma si può domare. Trafiggere il Drago con la lancia non significa ucciderlo, ma significa controllare un’energia che da caotica e distruttiva diviene creativa, fonte di potere. La spina dorsale è detta lancia, perché ha la forma di una lancia: l’osso sacro appare come la punta triangolare della lancia. Nella parte estrema inferiore della spina dorsale dell’essere umano risiede il “Luz” il nome che i sapienti della Qabbalah, ma anche i profeti ebrei, hanno dato alla divina scintilla intrappolata nell’osso sacro. In aramaico Luz è il nome dell’osso di forma conica o triangolare (come la punta di una lancia) posto tra la terza vertebra lombare e il coccige composto di tre o quattro ossicini. Luz è la sede di Kundalini. La Scala, la visione celeste, che Giacobbe ebbe a Luz, suggerisce la figura dell’umana spina dorsale.
 
Il simbolo greco di Kundalini è il Caduceo: un’asta o lancia su cui si avvolgono due serpenti domati Râhu e Ketu. Tre fiamme un fuoco interiore che come un serpente sale lungo la spina dorsale. Ecco che il fuoco basale interno salendo nella colonna vertebrale infiamma il calice del cuore che diventa un crogiuolo. Râhu raggiunge la testa e Keku si ancora alla base della spina.
 
Figura 3. Simbolismo dell’uccisione del Drago nell’uomo                                                            
                   
      

Il viaggio iniziatico non può che cominciare dalla Città chiamata “Luz” quale punto di partenza necessario per poi vederlo compiersi a Betel, la Casa di Dio (il Cranio che ospita nel Cervello il riflesso di tutti i Chakra o vortici energetici). Tale risveglio libera dalla catena dell’esistenza materiale trasformando i risvegliati-iniziati in “sacerdoti” secondo la maniera di Melchisedech.  


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