Cappella templare Montsaunès III - Il Mistero Templare - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
Vai ai contenuti

Cappella templare Montsaunès III - Il Mistero Templare

Cappella templare Montsaunès
SAINT-CHRISTOPHE-DES-TEMPLIERS  LA VOLTA MISTERICA
 
La volta della Cappella Templare è come uno scrigno rimasto integro, infatti, a differenza delle pareti conserva la totalità degli affreschi misterici. Le quattro volte narrano simbolicamente la cosmogonia dei Templari, la creazione dei mondi. Due botole e dei fori rettangolari compaiono sulle volte e solo per questa Cappella Templare. Quale scopo avevano, visto che sopra la volta della Cappella si trovavano le stanze dell’alloggio del Gran Maestro Templare?
 
L’ingresso è a Occidente il luogo, dove tramonta il sole. La creazione biblica secondo il simbolismo della tradizione inizia al tramonto[1] e nei pressi dell’equinozio d’autunno, cioè al tramonto del Sole nel ciclo annuale. La sera e la mattina della Genesi costituiscono il giorno. La sera precede la mattina. La Genesi col primo versetto recita: “In principio Dio (Elohim) creò i cieli e la terra”. In realtà la traduzione dovrebbe essere: “Il Principio, la Divinità, creò i cieli superiori e inferiori[2]”. Le prime tre arcate raccontano i primi tre giorni della creazione. Ogni giorno della creazione termina con le parole “e fu sera” (ereb), “e fu mattina” (boker) che stanno a indicare nel linguaggio dei cieli crepuscolo, intervallo tra una creazione e l’altra. Le volte sono disseminate di stelle ordinate in file nelle prime tre campate e disallineate nell’ultima. In sanscrito stella è detta staras, zend shtare, che significa “spargere”; le stelle sarebbero le spargitrici di luce nel firmamento, disseminate nel padiglione del cielo. Le stelle rappresentano lo Spazio.
 
L’inizio della navata è scandito dalla potenza del quattro e ordinato dal 12. Nella prima arcata la volta è decorata con un motivo di stelle a otto punte perfettamente allineate 12 stelle disposte in 24+24 file ai due lati di un motivo geometrico misterico: regna l’ordine matematico nella volta celeste. Il Talmud attraverso il Mishna recita così: “Vi sono 12 Ore durante il Giorno e nelle quali si compie la Creazione”. Dodici ore di attività per il Giorno, Dodici ore di riposo per la Notte[3], ventiquattro in tutto.  
 
La volta della seconda arcata è la camera del tempo, con 50 file di stelle a otto punte. Il Santo dei Santi chiamato anche la Voce che emana dal Pensiero, è il cinquantesimo anno.
 
La terza volta nell’intento templare è il terzo stadio della creazione dove inizia la costruzione delle forme materiali. Il terzo giorno della creazione Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un sol luogo e appaia l’asciutto”. Continua il processo lento di condensazione e di materializzazione, la parte più densa viene separata dal resto delle acque e viene chiamata Terra nella Genesi.
 
Il quarto giorno riguarda quello della creazione della Luce nel firmamento, per distinguere il giorno dalla notte. Nel quinto giorno Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra”. Nel sesto giorno è narrata la creazione di esseri viventi quali animali, rettili bestie selvatiche per poi giungere all’Uomo Primo. Alla fine di ogni creazione Gli Elohim (Dio) videro quanto era stato fatto ripetono la frase “era buono”, ma alla fine del sesto giorno lo ripetono due volte, una dopo la creazione degli animali e una dopo la creazione dell’Uomo; la settima creazione è l’Adamo Celeste. L’Adamo Celeste, compare exotericamente alla fine del sesto giorno, in realtà appare al settimo giorno, quello della perfezione. I Sei Giorni della creazione significano sei periodi di evoluzione, mentre il settimo giorno rappresenta la culminazione, exotericamente descritta come il riposo.

[1] Gli ebrei osservavano l’inizio del giorno alla sera: il giorno si determina partendo dal tramonto del giorno prima. La festività del Shabbat inizia al tramonto del venerdì.
[2] Rispettivamente i sette Cieli e le sette Terre.
[3] Il cerchio celeste viene diviso in Quattro parti, ed ognuno di questa in Tre parti per un totale di Dodici settori che simbolizzano i 12 segni zodiacali, le ore di un orologio, i mesi dell’anno.
VOLTA PRIMA ARCATA
 
Nella prima arcata (ingresso principale), la volta è decorata con un motivo di stelle a otto punte perfettamente allineate 12 stelle disposte in 24+24 file ai due lati di un motivo geometrico misterico: regna l’ordine matematico nella volta celeste.
 
Guardando meglio le due file ai fianchi del motivo geometrico notiamo che il disegno misterico copre in parte la successione di stelle; si notano altre tre stelle disposte a triangolo tra una botola quadrata e il disegno geometrico.

Figura 1. Volta lato ovest Cappella templare di Montsaunès
 
Subito dopo la botola, un affresco che inizia con una barra trasversale e termina con una ruota con un fiore a sei petali bianchi. La barra trasversale dopo tre stelle disposte a triangolo, i tre aspetti della Divinità sconosciuta, sembra voglia indicarci una netta separazione tra la zona della botola, una regione che non può essere vista e la successiva successione di simboli, tra un prima e un dopo. La barra copre parzialmente un arco di cui sono visibili 5 e 1/2 settori rettangolari bianchi sul lato nord, 6 e 1/2 lato sul sud, 12 in tutto. I Maestri d’opera vollero intenzionalmente lasciare visibili solo quel numero di settori, se avessero voluto mostrarne di più la barra scura non coprirebbe i settori bianchi. Conteggiando i settori coperti che devono essere scuri, arriviamo a 14, due volte sette il numero del Mistero, le 14 parti di Osiride, sette Virtù e sette Peccati capitali, sette Cieli e Sette Terre, ma solo dodici sono visibili. Anziché dividere i 12 settori esattamente in due, i Templari preferirono fare una divisione diversa: 5 e 1/2 sul lato spirituale, il Nord, cinque è un numero dispari spirituale. L’arco con i settori bianchi termina con due settori scuri di color rosso, quelli che dovevano comparire sotto la barra, in totale 12+2=14, due volte sette i Poteri Creatori che presiedono ai sette cieli superiori e ai sette cieli inferiori. L’input alla creazione è fornito dalla Croce Patente Templare che rappresenta la discesa dello Spirito nella Materia.

Figura 2. Successioni geometriche volta prima arcata - botola

Dall’arco si dipartono due strisce assiali. A nord la striscia è formata con 9 settori bianchi disuguali, e a sud con 12 settori bianchi, in totale 21. Il numero 21 rappresenta nella Cabala ebraica il valore numerico di “Ahiyè”, cioè “Io sono”. Quando Mosè chiese al Signore il suo nome, ed Egli rispose: “Io sono colui che sono[1]“. I Rabbini considerano i numeri 10, 6, 5 i più sacri di tutti. Il nome ebraico di Dio Jod(10) – Hè(5) – Vau(6) - Hè(5) ha come valore numerico 26, ma se si considera una sola volta Hè, allora si ha 21. Riducendo 21 si ha: 2 + 1 = 3, si ottiene la Trinità, i Tre Logos; si conclude che i 21 Poteri Creativi sono emanati dalla Trinità Astratta. Gli Gnostici Marcosiani avevano tre Ebdomada: due in Cielo, una nel Cielo superiore e una in quello inferiore, infine una terza e una in Terra sul piano della materia: in totale 7 + 7 + 7 = 21.
 
I 21 settori sono arrestati da due figure che sembrano una torre rossa terminante a punta al cui interno una torre bianca contenente un disegno a spirale a doppia foglia, la dualità. Questo simbolo costruttivo lo ritroviamo sia sul lato sud sul timpano che separa la navata dal coro e sia sulla parete nord nel motivo che divide il settore con il Sole con il settore sottostante composto solo di stelle. Il simbolo è in relazione con l’armonia musicale pitagorica perché fornisce i rapporti di armonica. La fotografia ad alta risoluzione permette di eseguire delle misure che portano a considerare la figura un modello armonico. Prendendo come riferimento la base del modello, l’altezza al vertice è esattamente 2/3 (SOL) della base, che è lo stesso rapporto tra le lunghezze di corda di un’ottava 1/2 (DO’) e di una quarta 3/4 (FA): cioè 3/4:1/2=3/2.

Figura 3. Modello costruttivo per lunghezze d’onda pitagoriche
  
La corda dell’Unisono, il DO, la nota del Padre Celeste non compare nella figura, il Padre è celato nell’alto dei Cieli, sopra la figura a torre con punta conica. Le dimensioni altezza e base della torre rapportate alla corda dell’Unisono sono (3/4) FA e DO’ (1/2). La nota della creazione è FA, cioè Fare, il DO’ dai Pitagorici è chiamato Armonia. L’altezza della parete verticale rapportata alla base 1/2 è il SI (8/15). Il SI anziché essere espresso 156/243 secondo la scala di Filolao è espresso utilizzando la scala musicale del pitagorico Archita di Taranto che modificò le note musicali MI, LA, SI, esprimendole con rapporti più semplici[2]. Analizzando la torre bianca all’interno di quella rossa verifichiamo che la base è 1/4, cioè il DO’’ di seconda ottava. La parte rettangolare bianca ha come altezza 1/2, cioè il DO’, si è così realizzato il doppio quadrato il rettangolo dinamico con i lati in rapporto 1/2.  L’altezza del vertice bianco misurata dalla sua base è 5/6 il LA, quella misurata dalla base DO’ è 2//3 cioè il SOL. Mancano tre note il DO, il RE, il MI. Il valore dell’Unisono (DO) non è visualizzato quasi a significare il Mistero Nascosto del Padre Celeste. L’ipotesi del DO e delle altre due note mancanti sarà confermata dagli affreschi sul lato nord nei pressi del coro.
 
S. Agostino nel primo libro del suo trattato De Musica, definisce quella musicale come la “scienza del ben modulare”. Il rapporto più ammirevole, secondo Agostino, è quello dell’uguaglianza o simmetria, il rapporto 1:1, perché l’unione o consonanza tra le due parti è la più intima possibile. Seguono nell’ordine i rapporti 1:2, 2:3, e 3:4, gli intervalli degli accordi perfetti, l’ottava, la quinta e la quarta. È da notare che, per S. Agostino, seguendo il metodo pitagorico, la preminenza di questi intervalli non deriva dalle loro qualità estetiche o acustiche. Queste sono piuttosto echi percepibili della perfezione metafisica. Privato del governo numerico, come Agostino lo chiama, il cosmo tornerebbe nel caos. Le scuole cistercensi di Cluny e di Chartres e dei Maestri d’Opera Templari, fanno propria la teoria pitagorica e platonica dell’armonia cosmica in base al passo biblico “I cieli cantano la gloria di Dio”, in base alla quale Dio ha creato l’universo attenendosi al numero dell’aritmetica, alla misura propria della geometria e al peso della musica.
 
Sotto la Croce Patente Templare una campana ai cui lati vi sono 10+10 tasselli o tessere, terminanti con due lance a significare due forze distinte. Filolao, discepolo di Pitagora, affermava che: “Il 10 è responsabile di tutte le cose, fondamento e guida sia della vita divina e celeste, sia di quella umana … Senza di essa (la Decade) tutto sarebbe interminato, incerto, oscuro”.
 
La campana contiene un fiore della vita a sei petali bianchi su fondo rosso su cui appoggia il braccio verticale della Croce, l’Asse del Mondo. Il fiore della vita, è conosciuto anche come “Sesto giorno della Genesi”, il primo nome è dato ovviamente dalla forma che ricorda un fiore e i suoi sei petali, il secondo nome è dato dallo schema geometrico con cui il simbolo è costruito. Il fiore nasce dalla rotazione e dalla perfetta intersecazione di ben sei cerchi, ognuno di essi rappresentante un giorno della creazione descritta nella Genesi. Il fiore della vita a sua volta appoggia su un motivo a onde, onnipresente nella cappella, che dà l’impressione del mare con i pesci, la vita nel mare della materia. Ai due lati del fiore 4 triangoli non regolari rossi e 4 bianchi, in totale 4+4=8 triangoli rossi e 4+4=8 triangoli bianchi. Quello che a prima vista sembra il nono triangolo rosso, in realtà è la base della croce sul cerchio sei petali.

Figura 4. Particolare centrale motivo prima arcata
 
L’Otto è un numero molto venerato dai Templari, le stelle ordinate della volta sono a otto punte. “II mondo di Pitagora” ci dice Plutarco, consisteva di un doppio quaternario. La Tetrade o Quaternario, riflettendosi su se stessa, produce le quattro coppie, l’Ogdoade, il numero Otto. L’Otto simbolizza il moto eterno e la spirale dei cicli, rappresenta la respirazione regolare del cosmo rappresentata dagli Otto Grandi Dèi. Il numero Otto rappresenta il doppio quadrato, i quadrati dello Spirito e della Materia, il processo mediante il quale lo Spirito discende nella Materia, e questa risale verso lo Spirito.
 
Lo Gnostico Marco[3], la cui filosofica era decisamente pitagorica ha realizzato con i numeri e le lettere dell’alfabeto greco un sistema analogo a quello adottato dai Rabbini Cabalisti. I rabbini degli Ebrei, ritornando dalla cattività babilonese, riportarono in patria le nozioni espresse in un simbolismo di numeri apprese dai Caldei , come lo Sepher Yetzirah. Questo metodo di lettere e numeri, fu grandemente sviluppato dalle tendenze ellenizzanti dei Rabbini istruiti al tempo della Diaspora. L’Egitto e specialmente Alessandria, fu uno dei centri di questa particolare scienza. G.R.S. Mead commentando la Gnosi da fonti tratte dai Padri della Chiesa Cristiana, spiega che la fonte quasi unica, da cui possiamo trarre notizie di Marco e dei suoi seguaci, è una lunga sezione degli scritti di Ireneo. Ippolito ed Epifanio, inseguito, non fanno altro che copiare Ireneo, il Vescovo di Lione, nelle cui mani era giunto un manoscritto attribuito a Marco. Ireneo, vescovo di Lione, ansioso di veder diminuire l’influenza nella vallata del Rodano dei seguaci di Marco, per primo lo attacca riportando storie scandalose, riconoscendo che si basavano su dicerie e ciarlataneria, su un uomo che egli non aveva mai visto.  Probabilmente lo stesso manoscritto era giunto nelle mani dei Templari.
 
Marco nella sua Rivelazione, narra come “la Suprema Tetrade discese” fino a lui “dalla regione che non può essere né vista né nominata, sotto forma femminile, perché il mondo sarebbe stato incapace di sopportare la sua apparizione sotto forma maschile[4] e gli rivelò la “generazione dell’universo” fino allora mai rivelata né agli angeli né agli uomini. Marco insegnò che la divinità doveva essere considerata sotto il simbolo di Quattro sillabe o suoni. Ora la pronuncia del Gran Nome avvenne nel seguente modo: il Padre proferì la prima  Parola (il Verbo) del suo Nome; la prima nota del suo Nome fu un suono che era la combinazione di Quattro elementi (lettere); il secondo suono, fu altresì la combinazione di Quattro elementi. Quindi il terzo suono, composto di Dieci elementi; e infine fu pronunciato il quarto che conteneva Dodici elementi.
 
La campana suggerisce l’idea della generazione dei suoni: quattro più quattro triangoli diversi, che possono combinarsi tra loro, sembrano che escano dalle pareti interne della campana: i Primi Due Suoni. Sotto la campana una successione di triangoli rossi e bianchi all’interno di 11 rettangoli: visivamente il flusso sonoro emanato dalla campana. Dai bordi inferiori della campana partono doppie linee che si arrestano alla fine del quinto rettangolo, dividendo la successione in 5 + 6 rettangoli. Marco afferma che il Terzo Suono è composto di dieci elementi. Le due linee si arrestano al quinto rettangolo cioè al decimo quadrato: il Terzo Suono. Dopo sei rettangoli, dodici quadrati: il Quarto Suono. I rettangoli sono formati ciascuno con due quadrati: in totale si hanno 22 quadrati, a loro volta divisi in due in triangoli rossi e bianchi. Il totale degli elementi dei Quattro Suoni è 4+4+10+12=30.
 
Nel Sepher Yetzirah[5], il processo della creazione è dato in numeri, lasciando intendere che la Saggezza di Dio è contenuta nei numeri.  Nel secondo capitolo del Libro della Creazione si parla delle 22 consonanti. Esse sono le lettere fondamentali con le quali Dio ha formato l’anima dell’intera creazione e di tutto ciò che è stato creato, sono la causa prima della materia; per mezzo del loro potere di combinazione, trasformazione e trasposizione forniscono un numero infinito di parole e cifre diventando così i tipi di tutti i molteplici fenomeni della creazione. Ricordiamo che 22 è anche il numero degli aminoacidi che concorrono a formare l’impalcatura della vita o come i 22 paia di cromosomi contenuti nel seme umano e di qualsiasi altra cellula del corpo umano. La base della Grande Piramide è di 440 cubiti reali, 220 cubiti di semibase (22x10).
 
Gli undici rettangoli formati da un doppio quadrato hanno i lati in rapporto 1:2, cioè di ottava; questo rettangolo dinamico può essere definito Padre-Madre, perché racchiude sia la legge del suono dell’ottava, sia la legge della generazione dei rapporti aurei. La figura termina con un fiore della vita bianco su fondo bianco, duale al primo fiore con petali bianchi su fondo rosso, la dualità della sostanza o materia dello spazio! Il fiore in alto su campo scuro a sei petali sintetizzato nel settimo che il centro, rappresenta le Sette Entità Angeliche dei cieli superiori; Il fiore in basso a sei petali su campo chiaro sintetizzato nel settimo che il centro, rappresenta le Sette Entità Angeliche dei cieli inferiori o terrestri. Nel primo giorno della creazione Elohim separa la Luce dalle Tenebre e fu Luce, simbolizzata dal fiore su campo bianco. Il fiore è circondato da una corona con 23 settori, divisi 13 al lato sud, e 10 al lato nord.
 Dieci è la Decade, fondamento e guida della vita divina e umana. Tredici è un numero primo, cioè incorruttibile che non può essere scisso; è il settimo numero della successione di Fibonacci, dopo l’8 e prima del 21; è la somma dei quadrati del primo numero pari e del primo numero dispari, 13 = 22 + 32. Il numero 13 è collegato al lato Sud alla luce della creazione materiale, cioè al visibile; il numero 10 è collegato al lato nord, all’invisibile, a ciò che è nascosto dalla forma. I due numeri nella ruota del divenire formano, ventitré il nono numero primo, ed è anche un numero felice[6].   

[1] Esodo III, 13, 14.
[2] Unisono 1/1- seconda maggiore 8/9 - terza maggiore 4/5 - quarta giusta 3/4 - quinta giusta 2/3 - sesta maggiore 3/5 - settima maggiore 8/15 - ottava 1/2.
[3] H.P. Blavatsky afferma  che Marco rivelò al pubblicò più verità esoteriche di qualsiasi altro gnostico, ma che anche lui non fu mai ben compreso.
[4] La Sapienza Segreta è simboleggiata da una forma femminile velata: Iside, Sofia, Elena ecc., mentre la forma maschile rappresentava il Mistero svelato. Quindi il mondo non essendo pronto a riceverlo, non poteva sopportarlo e la rivelazione di Marco doveva essere data velata o allegorica. Quando Mosè discese dal monte sacro con la Legge, il suo volto era raggiante tanto da coprirlo con un velo: alla rivelazione data al popolo eletto fu posto un velo.
[5] Il Sepher Yetzirah (Libro della creazione) è il più antico testo ebraico di pensiero speculativo  che apparve nel X secolo, ma la cui origine è fatta risalire al periodo di cattività  (VI sec. a.C.) in Babilonia.
[6] Un numero felice è definito tramite il seguente processo: partendo con un qualsiasi numero intero positivo, si sostituisca il numero con la somma dei quadrati delle sue cifre, e si ripeta il processo fino a quando si ottiene 1.
VOLTA SECONDA ARCATA
 
La seconda parte della volta è decorata con un motivo di fondo di stelle a otto punte perfettamente allineate su a nord e a sud con 25 file formate da 12 stelle ai lati del disegno centrale, in totale 25x2=50 file, una fila di 12 stelle in più rispetto alla prima campata. Vi è una crescita lineare di una fila di 12 stelle. Le stelle a 8 raggi, sia nella prima sia nella seconda campata sono perfettamente allineate, continua a regnare l’ordine geometrico!
 
Abbiamo in totale 25x24=600 stelle. In realtà mancano tre stelle, le due file di stelle al lato della figura geometrica sono composte di 11 stelle lato nord e 10 stelle lato sud. Il computo del tempo si basa sul numero 60: numero dei secondi che compongono il minuto, numero dei minuti che compongono l’ora. Il ciclo solare occidentale dei Greci e di altre nazioni durava 600 anni. I Caldei utilizzavano il numero 60 come base per il calcolo dei tempi: il primo ciclo segreto era un Neros, di 600 anni 10x60.
 
Anche il numero cinquanta delle file o raggruppamenti di stelle, è in relazione con il conteggio del tempo. Questo numero è formato da sette cicli di sette unità, il ciclo della Fenice, più il numero Uno che rappresenta il Principio: 50=7x7+1. Il Santo dei Santi è il cinquantesimo anno, chiamato anche la Voce che emana dal Pensiero. Il numero 50 è sacro per gli Ebrei, e per i Cristiani rappresenta il numero del Giubileo e si riferisce anche al Regno dello Spirito Santo.
 
La volta della seconda arcata rappresenta la camera del tempo. La Fenice presiedeva al giubileo regale. La Fenice in Egitto è nota come il Bennu, essendo colei che ri-sorge per prima, fu associata al pianeta Venere che appunto era chiamata “la stella della nave del Bennu-Asar” (Asar è il nome egizio di Osiride, che si dice avesse rivelato al Bennu il segreto della vita eterna), e menzionata quale Stella del Mattino. La stella del Mattino è il Cane Maggiore, la Madre Iside. La volta stellata è il mantello della Madre Cosmica.

Figura 1. Successioni geometriche volta seconda arcata
 
Nella seconda arcata l’inizio del disegno misterico è un fiore della vita a 6 petali rossi su fondo bianco, lo spazio per effetto dei quattro suoni è chiaro. La fine dello schema misterico è un fiore a petali bianchi su fondo bianco: la dualità del colore dei petali, la manifestazione della forma! Il primo fiore a petali rossi è circondato da una corona divisa in 29 settori. Ventinove è il decimo numero primo, e anche la somma di tre quadrati dei primi tre numeri 22+32+42=29 (l’Uno, non entra nel conteggio). La somma dei primi tre quadrati indica generazione di superfici. Al fiore della vita è unita una serie di 7 quadrati a loro volta divisi in 4 triangoli due bianchi e due rossi, in totale 14+14=28 triangoli, il numero della gestazione!
 
I Templari adottarono il simbolismo della dualità espressa visivamente tramite coppie di quadrati chiari e scuri: le Sigizie degli Gnostici. Gli Gnostici come gli Ebrei presero molto dalla religione di Zoroastro dei Parsi (Parsi = Farsi) da cui la setta dei Farisei, soprattutto il dualismo; vi è un collegamento tra l’insegnamento ebraico, gnostico e templare.
 
Quattro quadrati sono disposti in modo assiale, tre quadrati sono disposti in modo trasversale 4+3=7. Ventotto (7x4) è il secondo numero perfetto dopo il sei ed è anche il settimo numero triangolare.
 
Segue una seconda ruota diversa da quella di partenza, circondata da una corona divisa in 26 settori: 13 dal lato sud, e 13 dal lato nord. La corona perde tre tasselli rispetto a quella precedente; la ruota perde due archi e si trasforma in una croce templare a bracci curvi non colorati. Tra la seconda e la terza ruota di nuovo il numero 28, una nuova gestazione. La rappresentazione termina con una terza ruota, un fiore della vita a sei petali, bianco su fondo bianco.
 
Nella prima arcata la dualità era nel colore del fondo cioè della materia dello spazio; nella seconda la dualità è nei colori dei petali cioè nella forma. Il secondo giorno della creazione Elohim fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono di sopra.
 
Il fiore della vita finale è circondato da 14+14=28 settori per lato. I tre cerchi sono collegati da due vie formate da 7 quadrati divisi in 14+14=28 triangoli. Domina il numero ventotto sia nei due collegamenti alle tre ruote e sia nei settori dell’ultima ruota. Ventotto è il numero dei giorni del mese lunare, e poiché la Luna è la Madre della generazione, la gestazione umana si compone in 280 giorni, in dieci mesi lunari. Ogni 28 anni i giorni della settimana tornano sempre a corrispondere con i giorni del mese. La somma dei tasselli o settori delle tre ruote è 83, il ventiduesimo numero primo!
VOLTA TERZA ARCATA
 
La volta della terza arcata è affrescata con un mare di stelle ancora ordinate su 57 file, ciascuna fila è composta di 13 stelle; in questo caso la crescita è nel numero di stelle per fila che passa da 12 a 13 rispetto alle prime due campate. Cresce ancora il numero totale di stelle che teoricamente da 600 passa a 57x13=741. Troviamo sul lato sud la formazione di ruote apparentemente incompiute e una sul lato nord, che vedranno la loro realizzazione al quarto stadio, cioè nella volta della quarta campata. La terza volta nell’intento templare è il terzo stadio della creazione dove inizia la costruzione delle forme materiali. Le ruote sembrano una trasformazione delle stelle. Il terzo giorno della creazione Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un sol luogo e appaia l’asciutto”. Continua il processo lento di condensazione e di materializzazione, la parte più densa viene separata dal resto delle acque e nella Genesi viene chiamata Terra.
Figura 1. Simbolismo geometrico numero 13

Tredici è il sesto numero primo.  Il numero tredici è scomposto in 6 e in 7, una stella a sei punte (6) con una stella a sei punte con il punto centrale (7). Sovrapponendo le due figure si ottiene la stella a sei punte contenente tredici punti.          
     
Tredici è la somma dei quadrati del primo numero pari e del primo numero dispari: 22+32=13. È l’ipotenusa, cioè il Figlio, del triangolo pitagorico di lati 5-12-13, infatti: 52+122=132. Dominano con le stelle della terza campata i numeri primi 13 e 19. Il numero totale delle file di stelle, cinquantasette, è scomponibile in 3x19. Diciannove è l’ottavo numero primo. Diciannove è anche visualizzabile come il terzo numero ottaedrico formato da due piramidi a base quadrata con base in comune. L’Ottaedro nel Timeo di Platone è la forma solida quella dell’Aria, la seconda dopo quella del Fuoco.
Figura 2. Simbolismo geometrico numero 19
 
Il numero 19 moltiplicato per tre genera 57, che è il terzo numero ico-esagonale (ico significa 20). In geometria, un icoságono è un poligono regolare con 20 lati e altrettanti vertici e angoli. L’icosagono figura bidimensionale attende di trasformarsi in icosaedro figura tridimensionale. L’icosaedro è il quarto solido platonico che rappresenta l’Elemento Acqua. L’icosaedro è duale del dodecaedro che a sua volta rappresenta il Cosmo.
VOLTA QUARTA ARCATA
 
Il quarto giorno della Genesi riguarda la creazione della Luce nel firmamento, per distinguere il giorno dalla notte. Nel quinto giorno Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra”. Nel sesto giorno è narrata la creazione di esseri viventi quali animali, rettili bestie selvatiche per poi giungere all’Uomo Primo. Alla fine di ogni creazione Gli Elohim (Dio) videro quanto era stato fatto ripetono la frase “era buono”, ma alla fine del sesto giorno lo ripetono due volte, una dopo la creazione degli animali e una dopo la creazione dell’Uomo; la settima creazione è l’Adamo Celeste. L’Adamo Celeste, compare exotericamente alla fine del sesto giorno, in realtà appare al settimo giorno, quello della perfezione. I Sei Giorni della creazione significano sei periodi di evoluzione, mentre il settimo rappresenta la culminazione, exotericamente descritto come il riposo. L’Uomo del primo capitolo della Genesi è l’Uomo Celeste, l’Adam Kadmon della Cabala il Macrocosmo, non l’uomo nato dalla polvere, il microcosmo, quello citato nel capitolo successivo. Quest’Adamo terrestre, l’umanità, è esotericamente l’ottava creazione.
 
Figura 1. Volta lato ovest Cappella templare di Montsaunès
 
Come mai la volta della quarta campata a differenza delle prime tre campate è divisa in otto settori assiali?
 
La volta è divisa in 8 settori, di cui in sette, quattro sul lato nord e tre su quello sud, sono solcati da file di stelle perfettamente allineate e ordinate. Il settore centrale è dipinto con simboli e stelle non più allineate. I due settori adiacenti a quello centrale oltre alle stelle hanno dipinti il Sole a nord e la Luna a sud, i simboli della polarità. La volta centrale l’ottava, riguarda l’uomo terrestre. Gli altri sette settori con stelle perfettamente allineate e ordinate, riguardano il macrocosmo.
 
Si è già intuito dalla rappresentazione fatta nella volta della prima arcata che il maestro Templare[1] che diede le specifiche per gli affreschi seguiva l’insegnamento segreto o misterico e che l’esposizione di tale mistero doveva essere inaccessibile ai non iniziati[2], e non doveva assolutamente suscitare alcuna reazione negativa dei fedeli della religione exoterica. S. Paolo parla ai Corinzi da Iniziato: “Noi ragioniamo Sapienza, non di questo secolo … ma esponiamo la Sapienza di Dio Misteriosa e Occulta”. Rispondendo agli attacchi di Celso, Origene confermò che la Chiesa adottava il sistema esoterico ed exoterico, metodo comune fra i sistemi filosofici di quel tempo[3].

[1] Non è detto che vi fosse un solo Maestro Templare dietro il progetto della cappella.
[2] La figura scura e minacciosa del guardiano di soglia, in una nicchia lato nord della prima campata, che guarda verso la quarta campata indica che il mistero non è accessibile a tutti.
[3] La scuola che interpretava allegoricamente le scritture in quei tempi s’identificava con la scuola di Alessandria di Egitto, di cui facevano parte Origene, S. Ambrogio, S. Girolamo, Clemente Alessandrino. I Templari appartenevano a una Scuola ancora più segreta, di cui faceva parte al tempo delle crociate, il Patriarca di Gerusalemme, Teoclete della setta nazarena, il sessantasettesimo successore di Giovanni Battista.
TRENTA RAGGI-SUONI DIVINI
 
Contando da sinistra, nel quarto settore nord, il Sole è rappresentato con 30 raggi rossi, che emanano da un fiore della vita a sei petali bianchi su campo rosso. Il Sole è posto esattamente al centro della quarta fila di stelle. La Tetractis pitagorica, espressa nel mondo della forma, in uno spazio tridimensionale si esprime con una piramide a base quadrata di lato quattro contenente Trenta punti: 12 + 22 + 32 + 42 = 30.
                              
Figura 1. Sole Misterico 30 raggi e Tetractis pitagorica di 30 punti
 
Le file di stelle ordinate, nei sette settori, sono al lato nord 1+4+5=10 nei settori con solo stelle, e 4 nel settore Sole. A sud (a destra) nei due settori con solo stelle di 7+5=12 file, e di 4 nel settore Luna. Le file di stelle dei settori Luna e Sole sono 4+4, il primo suono della Prima Tetrade o superiore, lato Sole, e il suono della seconda Tetrade o inferiore, lato Luna. Le file dei settori con solo stelle sono 10+12=22 che rappresentano il terzo più il quarto suono, le 22 consonanti del Libro della Creazione. In totale si contano 4 + 4 + 10 + 12 = 30 file di stelle.
 
Il Pleroma o corpo spirituale dell’Uomo Celeste, secondo Valentino è formato da 30 Eoni da cui si sprigionano dei raggi di Luce che, come un unico globo di Luce, circonda la materia amorfa (chiamata aborto o caos) dandole forma ed energia, creando così l’universo. Marco[1] attribuisce alla Divinità il numero 30 in Quattro sillabe o suoni[2], che significa un Triangolo (30 = 3 + 0 = 3) e un Quadrato (4), in tutto triangolo più quadrato, 3 + 4 = 7 (Sette), che sul piano della manifestazione costituiscono le Sette Lettere segrete divine, delle quali è composto il nome di Dio, i sette settori 3+4, ai lati del settore centrale.
 
Il settore Sole contiene quattro file di stelle, la prima in alto con 16 stelle, la seconda con 17, la terza e la quarta per la presenza del simbolo del Sole e di una botola rettangolare contengono rispettivamente con 12 e 13 stelle. In totale si contano 58 stelle cioè 2x29; il Primo Suono emanato dal settore del Sole, composto di quattro lettere, cioè le quattro file di stelle, è caratterizzato dal numero 29, il decimo numero primo.
 
Il settore Luna contiene quattro file di stelle, con 14 stelle, ma la stella una fila è occupata dalla Luna, perciò 3x14+1x13=55 che è scomponibile in 5x11. Il Secondo Suono emanato dal settore della Luna, composto di quattro lettere, le quattro file di stelle, è caratterizzato dai numeri 5 e 11, il terzo e il quinto numero primo.
 
Sul lato nord, abbiamo 4 settori, di cui quello più in basso, cioè vicino alle nicchie, è formato da una sola fila di 14 stelle. Il settore adiacente, il secondo, è formato da 4 file di 14 stelle. Il settore successivo, il terzo formato da cinque file, è separato da un motivo uguale al precedente, ma leggermente minore come spessore. Si contano tre file con 14 stelle e due file con 13 stelle. In totale si contano 138 stelle cioè 6x23. Il Terzo Suono composto di 10 lettere, le dieci file di stelle, è caratterizzato dal numero 23, il nono numero primo.
 
Sul lato sud, il terzo settore quello vicino alle nicchie, è solcato da sette file di 13 stelle. Il secondo settore è separato dal terzo da un motivo serpentino di triangoli rossi opposti tra loro che formano quadrati bianchi; il secondo settore è solcato da cinque file di 13 stelle. In totale i due settori hanno 12 file, ciascuna contenente 13 stelle 12x13. Il Quarto Suono composto di 12 lettere, le file di stelle, è caratterizzato dal numero 13, il sesto numero primo.

[1] Di Marco stesso non sappiamo nulla oltre al fatto che egli era stato uno dei primi discepoli di Valentino. Valentino e i suoi seguaci conoscevano la filosofia numerica pitagorica.
[2] L’elemento o sillaba può significare una nota musicale, o una lettera dell’alfabeto greco. Le immagini o lettere che compongono l’alfabeto greco sono 24 più 6 nascoste per le tre lettere doppie X (cV), c (pV), Z (dV), in totale 30.
CORNICI LATO NORD E SUD
 
Il primo settore nord partendo dal basso, è separato dal secondo da un motivo serpentino da una coppia di 68 triangoli rossi opposti tra loro che formano 68 quadrati[1] bianchi 4x17=68. Il secondo settore è separato dal terzo settore da un simile motivo però formato da una coppia di 104 triangoli più piccoli e 104=8x13 quadrati bianchi.
 
Figura 1. Particolari cornice settore nord
 
Il terzo e il quarto settore, sono tra loro separati da due diversi motivi. Il primo motivo è formato da due file staccate di 28 triangoli di triangoli rossi, opposti e alternati come la pelle di un serpente che formano un’onda bianca. Anche in questo caso abbiamo la dualità. Il motivo regolare nei pressi del coro s’interrompe con 11 figure diverse. Si contano sulla prima fila 6 piccoli triangoli con cerchio, e 5 modelli a torre armonici (visti prima) terminanti con una strana croce un rettangolo rosso[2] sopra cui è posto un triangolo rosso con il vertice in basso. In totale abbiamo sei triangoli e cinque torri, cioè 6+5=11 figure. Il numero 11 è l’addizione del Pentagono 5, l’Uomo il microcosmo, con l’Esagono 6, il Macrocosmo. L’undici è il Quinto numero primo. La prima fila è formata da 28+11=39 figure, tre volte tredici. Abbiamo visto che il tredici è formato da due Tetractis pitagoriche (a 10 punti) a triangoli intrecciati.
 
Il secondo motivo è formato da una serie di 28+9=37 triangoli rossi con il cerchio al vertice, che si susseguono allineati con i doppi triangoli della striscia superiore, di cui 28, fino al motivo delle 11 figure. Il 28 è il numero del ciclo lunare della generazione. Un cubito reale egizio è uguale a 28 pollici, ventotto è un numero legato al ciclo lunare, la creazione nel ventre materno di un essere umano avviene in 10 mesi di 28 giorni, cioè in 280 giorni, il numero di cubiti dell’altezza della Grande Piramide. Trentasette è il dodicesimo numero primo, è la somma dei quadrati dell’uno e del sei, 37 = 12 + 62.
Figura 2. Particolari settore lato Sole
 
A fianco del Sole abbiamo una botola rettangolare che comunica con la parte fortificata della cappella. La botola non è messa a caso vicino al Sole, a nord e con decorazioni misteriche; ai bordi maggiori abbiamo 3,5+3,5=7 triangoli rossi terminanti con due Fiori di Lys (al posto del mezzo triangolo), su un bordo minore due triangoli rossi con piccoli cerchi al vertice, in totale 9 triangoli.
Figura 3. Particolari cornice separazione Sole Luna
 
I settori dei primi due Suoni, del Sole e della Luna, sono separati da quello centrale da due file di quadratini chiari e scuri. Ogni coppia quadratini scuri e chiari è abbracciata (unita) da semicerchi, per riaffermare l’armonia che nasce dell’equilibrio degli opposti. La striscia del settore del Sole è composta di 2x33 scuri e 2x33 chiari, in totale 4x33=4x3x11. Il settore del Sole collabora con il settore centrale, sotto la legge dei multipli del numero dispari 11, il quinto numero primo. Sul lato sud, la striscia che separa il settore della Luna da quello centrale è composta di due file di quadratini chiari e scuri 2x32 scuri e 2x32 chiari, in totale 4x32=4x4x8. Il settore della Luna collabora col settore centrale, l’ottavo, sotto la legge dei multipli dei numeri pari 4 e 8.
Figura 4. Particolare settore Luna
 
Il settore contenente il simbolo della Luna è separato da quello inferiore da un motivo uguale a quello del settore Sole senza le 11 figure diverse. Si contano tre file di 36 triangoli, uno in meno rispetto al settore del Sole, la coppia di triangoli superiori è di 72. Il settore della Luna è legato ai numeri 36, 72 e la loro somma 108, numeri legati al computo del tempo[3]. Settantadue è il numero dei congiurati che uccisero Osiride, la Luce; numero dei nomi cabalistici della divinità; valore numerico triangolare[4] del Tetragramma ebraico  HVHI, che è la maschera posta sul nome ineffabile. Moltiplicando il numero dei congiurati 72 o anni impiegati dal sole equinoziale per completare uno spostamento precessionale di un grado, per i gradi di ogni settore zodiacale si ottengono gli anni corrispondenti a un segno zodiacale, o a un’era di 72x30 = 2.160 anni, che diventano 4.320 anni per due costellazioni zodiacali. Secondo i Brahmani, la fine del mondo si compie dopo 72 milioni di Maha Yuga, o 100 Anni di Brahma.
 
Il secondo settore composto di 5 file di stelle è separato dal terzo settore composto di sette file di stelle da un motivo serpentino uguale a quello del settore nord composto di una coppia di 107 triangoli rossi opposti tra loro, che formano 107 quadrati bianchi. Centosette è il 28° numero primo! Il terzo settore con sette file di stelle non è separato da alcun motivo dalle nicchie in basso.   

[1] I quadrati sono scindibili in una coppia di triangoli bianchi.
[2] Il rettangolo è disposto orizzontalmente e ha i lati in rapporto 1:2.
[3] 10.800 sono gli anni dell’Aion o del Grande Anno di Eraclito.
[4] Kircher Oedipus Aegyptiacus Vol II, pag 267.
SETTORE CENTRALE QUARTA ARCATA – LA MUSICA DELLE SFERE
 
Le stelle nel settore centrale sono disposte in modo disordinato, sia a 8 sia a 6 punte, s’intravvede una sola stella a 10 punte. Il totale delle stelle a sei e otto punte è 179, il quarantunesimo numero primo. Quarantuno è la somma di due quadrati, 41=42+52; è la somma dei primi sei numeri primi, 41=2+3+5+7+ 11+13; è la somma di tre numeri primi consecutivi, 41=11+13+17. Il numero 41 di posizione gerarchica tra i numeri primi è ancora un numero primo, il tredicesimo.
 
Quando l’ultima nota dell’Armonia Divina dell’ultimo sub-elemento cantata dal Verbo, ebbe espresso il proprio suono speciale, l’eco di questo si propagò nell’immagine di tutti questi elementi e sub-elementi, e dette origine a un’altra serie; e questa serie è la causa non solo degli elementi del mondo che conosciamo, ma anche di quegli elementi che hanno un’esistenza anteriore a quelli del nostro mondo. L’ultima nota divina stessa, un’eco dopo l’altra risuonò verso il basso, fu sospinta verso l’alto dal proprio suono per completare l’intero Nome, mentre un’eco discendeva nelle parti inferiori. L’ultima nota divina che consisteva di trenta elementi, ciascuno dei quali conteneva altri elementi, mediante i quali il nome di ciascun elemento radicale era compilato; e così all’infinito. Marco spiega che ogni singolo elemento dei Trenta ha la sua speciale espressione, ma non conosce la forma del suono di cui è un elemento. Così proferendo tutto quello che sa, crede di far risuonare l’intero Nome. Poiché essendo ciascun elemento parte dell’intero Nome, enuncia il suo suono speciale come se fosse l’intera Parola, e non cessa di risuonare fino a che non giunga l’ultimissima lettera dell’ultimo sub-elemento nella sua lingua speciale[1].
                                                                                                           
Si è visto che il terzo settore lato nord, cioè quello del Sole, e il quarto sono separati da due diversi motivi il primo terminante con 11 figure di cui 5 rappresentano il modello armonico visto nella trattazione della prima volta a dopo l’ingresso a Ovest. I cinque modelli a torre con tetto conico[2], sono sormontati una strana antenna su cui è posto un rettangolo rosso (rapporto lati 1:2) e un triangolo con il vertice in basso. Unendo i due modelli armonici della prima e della quarta campata, oltre alle cinque note DO’-SI-LA-SOL-FA si ricavano le lunghezze di corda delle tre note mancanti, MI-RE-DO, in totale le note dell’Ottava Pitagorica.   
I modelli armonici a torre sono in numero di cinque[3] per indicare per chi ha occhi per vedere e orecchie per udire, che sulla volta della campata sono rappresentati cinque spartiti musicali che cantano l’Armonia delle Sfere.

Figura 1. Modello armonico completo

Pitagora nel suo insegnamento parlò della Musica delle Sfere. Affermava che i movimenti dei corpi celesti che ruotavano nell’universo producessero un suono. Questi suoni potevano essere percepiti interiormente solo da chi si era lungamente preparato ad ascoltarli. La Musica delle Sfere poteva anche essere riprodotta fisicamente negli intervalli delle corde pizzicate.     Il settore centrale della quarta volta rappresenta il campo d’azione nella creazione dei 30 suoni emanati dai sette settori laterali, in cui sono rappresentate in senso assiale cinque serie di figure misteriche geometriche contenenti nodi e croci templari e fiori della vita. Le figure sono proporzionate secondo le leggi armoniche pitagoriche uscenti dalla prima coppia di suoni, Unisono 1:1 DO e Armonia 1:2 DO’, e dalla seconda coppia 2:3 SOL e 3:4 FA[4].

Figura 2. Volta lato est quarta arcata
 
All’inizio della volta della quarta campata vi sono due grandi ruote distanziate di una stella rispetto alle cornici che separano il settore centrale dal settore dal settore Nord con il Sole e dal settore Sud con la Luna. Il Verbo emette dal lato Nord, il Primo Suono formato da Quattro sillabe, poi altre Quattro sillabe dal lato Sud, il Secondo Suono.  
 
La nascita del divino, è simbolicamente al solstizio d’inverno, il Nord, dove primeggia una grande Ruota con un doppio nodo templare composto di Otto petali o vibrazioni. Dal petalo situato a Nord-Est della prima ruota si genera una prima serie di trasformazioni geometriche, una Genesi di suoni. Nel mondo classico solo dopo aver delimitato i confini del Tempio con 4 pietre di fondazione (cubiche), iniziava la costruzione vera e propria della struttura, la prima è quella posta sull’angolo NE. A Sud la Ruota è composta di un solo nodo templare di quattro petali. Queste due ruote emettono il primo e il secondo suono.

Figura 3. Ruota Origine lato Nord
 
Visivamente se pizzichiamo una corda questa vibra emette un suono, l’oscillazione, disegna un petalo, cioè un suono. La Ruota Origine contiene un fiore a otto petali, un doppio nodo templare, come appare anche negli affreschi templari a San Bevignate a Perugia, e negli schemi della teoria Platonica Pitagorica dei 4 elementi, dei 4 umori, utilizzati nei numerosi manoscritti di Isidoro di Siviglia (VII secolo). Questo doppio nodo templare mostra l’interconnessione tra l’uomo e l’universo: nel centro è scritto “Homo Kosmos”, cioè Uomo immagine del Cosmo. Cristo è la sintesi, è la totalità. E per totalità s’intende: maschile-femminile, luce-buio, ecc., cioè la totalità del mondo manifesto. Cristo è il Centro dove si uniscono gli opposti; è il Quinto Elemento o quintessenza che dimora nella cavità o caverna del cuore dell’Uomo (microcosmo) e nel centro del Cosmo (macrocosmo).

Figura 4. Isidoro di Siviglia diagramma Mundus Annus Homo e Cosmos Homo
 
Se si osserva la figura di Isidoro di Siviglia con attenzione si può notare che in realtà la partizione non è solo in quattro, ma in otto. Le figure si sovrappongono intersecandosi, formando una rete di relazioni molto più complessa, in cui ciascun termine partecipa ad altri due che lo descrivono. Il cerchio esterno è diviso in sezioni che mostrano gli elementi e le loro qualità: terra/freddo e secco, fuoco/caldo e secco, aria/caldo e umido, l’acqua/freddo e umido. Il cerchio interno mostra, attorno alle parole Homo Kosmos, la stagione e l’umore associati a ciascuno degli elementi/qualità. In questo modo l’autunno e l’umore malinconico era collegato con la terra, l’estate e il collerico con il fuoco, la primavera e il sanguigno all’aria, l’inverno e il flemmatico con l’acqua. Inoltre ciascun termine ha un opposto, due termini intermedi e due che lo descrivono, formando un grande anello di relazioni che finisce per congiungere tutto, persino gli opposti logici, in un’unica immensa armonia.

Figura 5. Volta quarta arcata - Ruota Origine Nord
 
La prima grande ruota sul lato Nord, dalla parte del settore Sole possiamo considerarla Ruota Origine perché il diametro del cerchio esterno è preso come misura base 1:1, (DO, Unisono), e il diametro del cerchio interno rispetto a quello esterno vale 8:9, cioè il Tono[5] intero (RE). L’interno del secondo cerchio (RE) della prima ruota contiene una specie di fiore a otto petali, un doppio nodo templare[6], realizzato con archi di cerchio diametro 3:4 (FA), il cui centro è sul cerchio esterno (DO). L’intervallo DO-RE, è un tono, detto di seconda giusta, mentre quello DO-FA è di quarta giusta. L’intervallo tra il RE e il FA è un intervallo di terza minore perché mezzo tono più piccolo di una terza giusta o maggiore. Al centro del doppio nodo templare, un piccolo cerchio diametro 1:7, frequenza 7f, cioè LA#’’ (diesis)[7] che coincide con il SIb’’ (bemolle).
 
Abbiano nella prima ruota la prima e la settima frequenza, il primo e il sesto armonico!
 
L’intervallo DO-LA#’’, cioè DO-SIb’’, è di settima minore, formato da 10 semitoni. Infine, al centro della ruota un Punto da cui tutto ha origine, e cui tutto ritorna. Gli Otto archi di cerchio con diametro 3:4 (FA) rispetto al cerchio che li contiene, creano otto vibrazioni o note musicali, questi petali o suoni creano a loro volta altri vortici energetici nelle serie di ruote con diametro esterno 3:4 (FA).
 
La seconda grande ruota sul lato Sud è anch’essa Ruota Origine perché i due diametri della sua corona sono ancora DO e RE. La Ruota lato Luna emette il LA, mentre quella del lato Sole emette il LA#’’ diesis, relativo alla terza ottava. L’intervallo FA-LA è di terza maggiore. La Ruota lato Sole emette quattro suoni DO-RE-FA-LA, ed è circondata da 10 stelle. La Ruota lato Luna emette quattro suoni DO-RE-FA-LA, oltre agli intervalli di seconda DO-RE, di quarta DO-FA, di sesta DO-LA abbiamo gli intervalli di terza minore RE–FA e di terza maggiore FA-LA. La Ruota è circondata in modo regolare da 14 cioè due volte sette stelle. Entrambi i Vortici emettono la nota FA della creazione, la nota LA viene emessa solo dal Vortice a Sud, il Vortice Nord emette un ipertono[8], il LA#’’ diesis, o SIb’’ bemolle a chiusura dei primi sette. È indubbio che si volesse rappresentare con questi intervalli dalle Ruote Padre-Madre, l’input alla creazione.

Figura 6. Volta quarta arcata - Ruota Origine
 
Ogni volta che le frequenze delle oscillazioni sonore non possono essere rappresentate con rapporti pitagorici semplici, si perde la sensazione di armonia e si avverte “disaccordo” o dissonanza. L’intervallo di seconda DO-RE è il minimo movimento melodico possibile perché lega due note vicine nella scala, e per questo è l’intervallo più frequente nella maggioranza delle melodie. Il celeberrimo Inno alla gioia della Nona Sinfonia di Beethoven è uno degli esempi più efficaci di impiego di intervalli di seconda.
 
Tante famose melodie iniziano con un intervallo di quarta DO-FA ascendente nel contesto della musica tonale, perché evoca in maniera esplicita è uno slancio che approda al suo naturale punto di riposo. Molti inni nazionali e canti di lotta iniziano con l’incitamento di una quarta.
 
La terza è infatti l’intervallo fondamentale nella costruzione degli accordi. La terza è l’intervallo fondamentale nella costruzione degli accordi: la terza maggiore e la terza minore, messe una sopra l’altra in modo da realizzare una quinta giusta, formano l’accordo perfetto maggiore, mentre la terza minore più la terza maggiore formano l’accordo perfetto minore.
 
L’intervallo di sesta è l’intervallo più ampio che sia privo di un carattere di tensione. Per la sua cantabilità espansiva la sesta maggiore ascendente si ritrova in molti passi operistici, anche di impronta espressiva completamente diversa. Mozart, nelle Nozze di Figaro, lo impiega abilmente nell’aria “Contessa perdono” per sottolineare la riconciliazione che riunisce i personaggi nel finale. Terze e seste sono intervalli complementari, perché una terza più una sesta portano all’intervallo di ottava.
 
L’intervallo di settima, il più ampio degli intervalli contenuti entro l’ottava, è carico di tensione: dissonante e difficile da intonare, nella musica tonale appare raramente al principio di una melodia; è infatti una dissonanza che deve essere risolta, facendola seguire da una consonanza. Una settima maggiore ascendente, ad esempio, apre l’aria “O terra addio” con cui si chiude l’Aida. Nel caso della settima maggiore ascendente, poiché le manca solo un semitono per raggiungere l’ottava, la sua tensione si placa salendo di un semitono. La settima minore ascendente, invece, ha soltanto un semitono in più (cinque toni) della sesta maggiore, e la sua tensione si risolve più spontaneamente scendendo di un semitono.
 
Archi di cerchio DO’ collegano le coppie di quadratini rossi delle fasce che dividono il settore centrale dai settori del Sole e della Luna.
 
Dal petalo situato a Nord-Est della prima ruota si genera una prima serie di trasformazioni geometriche, una Genesi di suoni. La prima nota 1:1 (DO) a frequenza f genera una seconda nota, l’ottava 1:2 (DO’)[9] a doppia frequenza 2f, detto primo armonico, che a sua volta genera sette diverse trasformazioni tutte tra loro unite, di cui sei composte di ruote con corone (cerchi) di diametri esterni e interni 1:2 e 3/8 cioè il FA’del DO’.
Figura 7. Volta quarta arcata - affreschi lato nord
 
La prima trasformazione a NE non è una ruota, ma è composta di tre archi di cerchio diametro 1:2 (DO’), che si arrestano quando è formata la prima di sei ruote aventi lo stesso diametro. Sulle tre semicirconferenze sono innestati archi minori che formano un disegno che dà l’impressione di una formazione di sostanza fluida, un ectoplasma (ciò che ha forma): si notano tre Vesica Piscis, simboli dell’origine della vita secondo la filosofia classica.
      
La prima delle sei ruote della seconda ottava di diametri DO’ e FA’, genera al suo interno quattro archi con centro sulla circonferenza esterna, di diametro di 2:3 di DO’ cioè SOL’, che è anche DO’’. Nella seconda ruota della prima serie, il diametro degli archi cresce da SOL’ a FA’: la forma cresce e crea la Croce Templare rossa su fondo bianco, a 4 bracci curvi realizzata con archi FA’. La terza ruota contiene 14 piccoli archi che formano 14 (due volte sette) spazi tra gli archi e la circonferenza realizzati con diametri MI’’, il quarto armonico a frequenza 5f. La quarta ruota al suo interno ha 6 bracci rotanti curvi diametro FA’. La quinta ruota ha un fiore della vita a petali bianchi con archi FA’. La sesta ruota è duale della seconda, con una croce templare bianca su campo bianco.

Figura 8. Volta quarta arcata – Sesta e Settima ruota prima serie
 
Chiude la serie un fiore della vita a sei petali bianchi all’interno di una settima ruota con cerchio con diametro uguale a quello del petalo della Ruota Origine 3:4 (FA) e cerchio interno 1:2 (DO’). La settima ruota è il coronamento, la sintesi delle prime sei, contiene il cerchio delle prime sei.
 
Noi siamo le Sei Luci che emanano dalla Settima Luce (origine di) tutti noi. Poiché non vi è stabilità alcuna in quelle Sei, salvo la  Settima, poiché tutte le cose dipendono dalla Settima.[10]
 
Infine, staccata dalla prima serie troviamo una “Ottava Ruota”, con diametro uguale a quella della Ruota Origine DO, contenente un cerchio con diametro in rapporto di ottava 1/2 (DO’). In questo intervallo di ottava DO-DO’ si osserva un motivo non completamente regolare formato da piccoli archi e cerchi, con centro su una circonferenza di diametro 3:4 (FA). Con centro sul cerchio con diametro FA si osservano (contenuti nell’intervallo DO-DO’) piccoli archi di cerchio con diametro 1:4, cioè DO’’’ terzo armonico 4f, e cerchi con diametro 1:6 SOL’’ quinto armonico 6f, tra il cerchio esterno DO e un cerchio diametro SI (8/15). Non basta perché con centro sul cerchio FA, vi sono piccole circonferenze con diametro 1:5 MI’’, quarto armonico 5f. All’interno della corona DO’-FA’ abbiamo un fiore della vita a sei petali bianchi come quello della quinta ruota. L’ultima ruota, come la Ruota Origine è circondata da una decade (10) di stelle di cui una in posizione più distaccata.
 
Figura 9. Ottava ruota prima serie
 
Dalla ruota Origine, all’ottava ruota abbiamo, una sequenza di Sei ipertoni o sette frequenze crescenti: f (DO), 2f (DO’), 3f(SOL’), 4f (DO’’), 5f (SOL’’), 6f(MI’’), 7f(LA#’’). Questa una legge naturale, da secoli familiare ai compositori di musica, ma sul cui significato più profondo poco finora ci si è soffermati: qualunque suono, prodotto in qualsiasi modo, genera spontaneamente altri suoni, secondo un ordine successivo costante.
 
Se dividiamo la corda unitaria per 2, per 3, per 4, per 5, per 6, per 7, si ottiene una serie armonica come una progressione aritmetica di frequenze: la differenza tra due armoniche consecutive è costante e pari alla fondamentale. Considerazioni di natura teorica portano a supporre che, quando una corda vibra, sono prodotti suoni con lunghezze d’onda che stanno fra loro nel rapporto semplice 1/2, 1/3, 1/4, 1/5, e così via; per cui il suono complessivo prodotto dalle vibrazioni della corda potrebbe essere ottenuto dalle vibrazioni simultanee di una serie di diapason le cui frequenze fossero appunto nei rapporti suddetti. Ora, facendo uso di opportuni strumenti quali i risuonatori di Helmholtz o i moderni analizzatori di suoni, è possibile accertare sperimentalmente che avviene proprio così. Quando, ad esempio, la corda di un violino suona un DO di frequenza 256 Hz (ottava centrale dello strumento), per risonanza si metteranno a vibrare unicamente i risuonatori corrispondenti alle frequenze 256, 512, 768, 1024, 1280, 1536, 1792, 2048, ecc., e non gli altri [11].
 
Quando l’Uno indivisibile, si confronta con se stesso 1/1 emette il primo suono, l’Unisono, e la corda vibra con frequenza f; quando la corda si dimezza, l’Uno si confronta con il 2, vibra con frequenza 2f (primo armonico), ed emette il DO’; quando si confronta con il 3, frequenza 3f, abbiamo la corda ridotta a 1/3 e emette il SOL’; quando si confronta con il 4, frequenza 4f, abbiamo la corda a 1/4 con la nota DO’’, quando si confronta con il 5, frequenza 5f, abbiamo la nota MI’’, quando si confronta con il 6, frequenza 6f (quinto armonico), abbiamo la nota SOL’’. Si percepisce, come i rapporti di frequenza di tutti gli accordi puri, maggiori e minori, che si trovano all’interno di un’ottava, siano esprimibili attraverso il senario[12], in altre parole la serie di numeri da 1 a 6.
 
1            2         3          4           5          6           7
DO 1/2 DO’ 2/3 SOL’ 3/4 DO’’ 4/5 MI’’ 5/6 SOL’’ 6/7 LA#’’
ottava<>quinta<>quarta<>3a-magg<>3a-min<>7a-min<       

Se il rapporto è di 1: 1/2 (DO-DO’) si parla, come si è visto, di “accordo di ottava”; se è di 1/2 : 1/3 (DO’-SOL’), si parla di “accordo di quinta”; se è di 1/3 : 1/4 (SOL’-DO’’), di “accordo di quarta”; se è di 1/4 : 1/5 (DO’’-MI’’), di “accordo di terza maggiore”; se è di 1/5 : 1/6 (MI’’-SOL’’), di “accordo di terza minore”. I pitagorici, conclusero che la creatività della natura si manifesta interamente nell’ambito del Senario, mentre il numero 7 l’Eptade,  significa il riposo o pausa necessaria prima di riprendere, con l’Ogdoade il numero 8, il nuovo ritmo[14]. Quando l’Uno indivisibile, l’Unisono 1/1, si confronta con il Sette, il numero vergine non generato, senza Padre e Madre, dà origine  a 1/7, la corda vibra solo per un settimo della prima lunghezza[15], con frequenza 7f (sesto armonico), si ottiene la nota alterata (o semitono) dell’ottava di ordine due volte superiore  a quella della fondamentale. Per cui: con lunghezza 1/7, il semitono, LA#’’ (o SIb’’)[16].

Figura 10. Volta quarta arcata - vista parziale serie di ruote
 
La seconda serie è formata da tre ruote di diametro esterno 3:4 (FA) e interno 3:5 (LA) rispetto alla Ruota Origine. L’intervallo musicale FA-LA è di terza maggiore o giusta. La prima ruota è una croce templare a petali bianchi su fondo bianco, formata da quattro archi 3:5 (LA). La seconda ruota con gli stessi diametri 3:4 (FA) e 3:5 (LA), per il raddoppio degli archi, cioè otto, forma un fiore a otto petali con  cerchi di diametro 3:5 (LA), con centro sul cerchio interno. La terza ruota con gli stessi diametri delle precedenti cerchi di diametro 3:4 (FA) e 3:5 (LA), con semicerchi di diametro 3:5 (LA), con centro sulla circonferenza esterna, forma un perfetto fiore della vita a sei petali bianchi. Le tre ruote vibrano internamente in LA, con i petali in sequenza con quattro, otto, sei[17].      

Figura 11. Volta quarta arcata - vista parziale terza serie di ruote   
 
La terza serie è formata da “quattro ruote, tre con un foro quadrato e una, la seconda, con foro rettangolare coincidente con il loro centro”. La prima ruota di diametro 3:4 (FA) rispetto alla Ruota Origine, mostra tra i due cerchi della corona, una doppia serie di numerosi triangolini rossi che sembrano formare un serpente arrotolato, motivo dominante nella cappella. Il diametro dei cerchi della seconda corona è LA e RE’ rispetto al DO della Ruota Origine. La prima ruota con diametri FA-LA-RE’ (rispetto alla Ruota Origine, DO) emette il primo suono. La seconda ruota emette ancora il suono FA-LA-RE’. Nella ruota successiva le due serie di triangoli crescono in dimensione e si espandono in modo non regolare serpentino una per corona, diminuiscono in numero, e nella corona esterna formano una coppia di 18 triangoli. Nella terza ruota il diametro esterno si comprime passando da 3:4 (FA) a 2:3 (SOL), i triangoli scompaiono, diminuiscono in numero e si formano settori rettangolari, 13 per corona, una coppia, 2x13 settori. La terza ruota con diametri SOL-DO’-FA’, emette un terzo suono.

Figura 12. Volta quarta arcata – ultima ruota terza serie
 
La quarta ruota della terza serie, quella centrale cresce nuovamente  al diametro 3:4 (FA). La ruota o vortice è decisamente  distanziata dalle prime tre ma attaccata a un disegno geometrico triangolare. La quarta ruota è divisa in tre corone di cui quella più interna di ampiezza dimezzata rispetto a quelle esterne. La corona esterna (diametri FA-LA), e la corona intermedia (diametri LA-RE’) sono divise in 15 settori; la somma dei settori delle due corone è 30. Nella corona interna (diametri RE’-FA’) si contano ventinove settori. Ventinove è il decimo numero primo, l’ultimo della decade dei numeri primi! In totale nelle due corone abbiamo 59 settori, aggiungendo quello mancante si avrebbero in totale 60 settori i minuti della creazione la divisione per 60  del tempo. Cinquantanove è il diciassettesimo numero primo! La quarta Ruota della fila centrale ha al centro un foro quadrato, ed è attaccata al vertice di una figura triangolare rappresentata alla fine della volta presso la finestra centrale della parete est. La quarta ruota cresce e si espande da SOL a FA e crea delle corone con diametri FA-LA- RE’-FA’, emette quattro note o suoni. Nove note musicali pitagoriche  per le prime tre ruote, quattro per l’ultima ruota, la somma è 13 note.
 
La quarta serie è uguale della seconda serie, e simmetrica rispetto alla serie centrale, perciò valgono le stesse considerazioni.

Figura 13. Affreschi quinta fila
 
La quinta serie situata ai confini del settore lunare, è una strana costruzione geometrica che comprende cinque figure. La prima figura è una Ruota Origine con cerchio esterno 1:1 (DO) e cerchio interno 8:9 (RE), contenente un nodo templare a 4 anse, realizzato con due coppie di archi diametro diverso 3:5 (LA) e 3:4 (FA). Solo questa Ruota Origine lato Luna emette il LA, mentre quella del lato Sole emette il LA#’’ diesis, relativo alla terza ottava. La Ruota emette quattro suoni DO-RE-FA-LA, ed è circondata in modo regolare da 14 stelle, cioè due volte sette stelle.
 
La seconda figura è un fiore di Lys a tre petali. La terza figura è formata da due cerchi intersecanti[18], che formano una particolare Vesica Piscis. I cerchi hanno diametro 3:4 (FA’) rispetto all’ottava DO’ della Ruota Origine. Per effetto ottico, sembra che i cerchi contengano ciascuno un numero di 5 bracci curvi rotanti. In realtà, questa visione si compone di 4 bracci curvi per un cerchio, diametro 3:4 (FA’), e 3 bracci curvi sull’altro cerchio, in totale 4+3=7 bracci. Seguono allineate 11 stelle a otto punte, altre 11 stelle a sei punte partono dai due cerchi intersecanti terminano al fiore della vita a sei petali racchiuso nel doppio cerchio.  Più a lato altre due figure: un fiore della vita a sei petali bianchi di diametro 3:5 (LA) senza i due cerchi esterni, accanto un Fiore di Lys a tre petali. A destra del fiore si vede l’unica stella a 10 punte.
Figura 14. Particolare affreschi quinta fila
 
Il disegno, triangolare al cui vertice è attaccata l’ultima ruota della serie centrale, è diviso in 4+4+6+6=20 settori che formano un triangolo maggiore, a sua volta diviso simmetricamente in 10 settori rispetto l’asse della navata. Alla base del triangolo maggiore ciascun vertice termina con una specie “S” scritta in modo inverso, quasi a volerci dire di osservare le cose da un punto di vista ribaltato, come la rappresentazione della crocefissione di Pietro. S’individuano all’interno del triangolo maggiore, 4 triangoli, due ai lati e due centrali che formano una figura romboidale. I triangoli laterali sono divisi in 4 settori apparentemente contenenti i 10 punti della Decade, in realtà quello del lato nord, ne contiene 11, un punto in più non allineato nel terzo settore, i punti dei due triangoli risultano 21.

Figura 15. Particolare affreschi navata lato coro
 
I due triangoli centrali, tra loro speculari, sono a loro volta scomponibili in quattro triangoli contenenti 4+4 punti che formano un rombo, contenenti ciascuno 8 punti, in totale 16. Osserviamo che due di questi triangoli contengono a loro volta tre triangoli, in totale si hanno 6 piccoli triangoli che convergono in un punto centrale, La sequenza dei puntini nei due triangoli centrali è 1 - 1 - 2, ogni punto è la somma dei punti che lo precedono.
 
I quattro triangoli contengono dal lato sud 18  puntini, dal lato nord 19, in totale 37 puntini. Il settore  del Sole sulla parete nord della quarta campata è delimitato in basso da un doppio motivo, di cui il secondo è formato da una serie di 37 triangoli rossi con il cerchio bianco al vertice. Il cerchietto bianco è un punto manifestato, qui nel grande triangolo abbiamo 37 punti. Il disegno triangolare contiene tre numeri primi: “L’undici, il quinto numero primo; il diciannove, l’ottavo numero primo; trentasette il dodicesimo numero primo”.
 
Il diciannove è anche il terzo numero esagonale centrato. Il trentasette è il quarto numero esagonale centrato, cioè un esagono i cui lati sono formati da quattro punti. È la Tetractis esagonale! È formata dall’unione di sei Tetractis triangolari, tredici punti si sovrappongono 60-13=37.
 
[1] G.R.S. Mead Gnosticismo e Cristianesimo delle origini. Il simbolismo numerico di Marco.
[2] Le due torri templari della cattedrale di Chartres sono anch’esse a punta!
[3] Cinque sono i solidi descritti nel Timeo da Platone che rappresentano i quattro elemento cosmici e la quinta essenza.
[4] La seconda coppia è ottenuta per incremento successivo di un’unità il rapporto 1/2 di Armonia ottenendo i rapporti di corda (1+1)/(2+1)=2:3 (SOL) e (2+1)/(3+1)=3:4 (FA).
[5] L’importanza pitagorica del tono deriva dal fatto che il rapporto tra la media armonica media e l’aritmetica è 8/9, inoltre nasce dalla differenza (moltiplicazione di un rapporto per l’inverso dell’altro) della seconda coppia di suoni: Tono intero = 2/3 (Quinta) - 3/4 (Quarta) =2/3x4/3=8/9.
[6] Il nodo templare è raffigurato nella parete esterna dell’abside della chiesa templare del XII secolo di Ognissanti a Trani (BA). I nodi mostrano l’intreccio dell’universo.
[7] Il diesis (#) innalza di un semitono la nota e viceversa il bemolle (b) lo abbassa di un semitono. Il nostro sistema musicale usa dodici note,  che in un pianoforte sono divise in 7 tasti bianchi e 5 neri. I tasti neri rappresentano i diesis o i bemolle, i gradini tra una nota e l’altra dei tasti bianchi. Sono DO, DO#(o RE b), RE, RE# (o MI b), MI, FA, FA# (o SOL b), SOL, SOL# (o LA b), LA, LA# (o SI b), SI, anziché solo sette (DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI).
[8] Gli ipertoni sono le componenti di un suono complesso dotate di una frequenza superiore a quella della fondamentale. Se le frequenze degli ipertoni sono multipli interi della frequenza della fondamentale, essi si dicono armoniche.
[9] Il DO’ è anche la Quinta o il SOL del FA (3/4x2/3); l’intervallo di quinta è l’unità del sistema musicale.
[10] Zohar (Luce), La Santa Assemblea  Superiore.
[11] Roberto Fondi, Armonistica.
[12] Roberto Fondi, Armonistica.
[13] L’intervallo di terza minore tra due note, consiste in 3 semitoni, cioè in un tono e mezzo. L’intervallo di terza maggiore è quando la distanza tra le note è di due toni.
[14] Roberto Fondi, Armonistica.
[15] Crea una nota che normalmente non si trova sulla tastiera di uno strumento.
[16] La nota che si trova un semitono sopra il DO si scrive DO# (DO diesis) e quella un semitono sotto si scrive DOb (DO bemolle), e così per tutte le note.
[17] Il ritmo musicale iniziò ad essere misurato in base a definiti valori temporali a partire dalla metà del secolo XII, e per un genere particolare di musica, nato dallo sviluppo del canto gregoriano: la musica polifonica liturgica. Gli enormi spazi delle cattedrali gotiche, costruite proprio a partire da quel secolo nell’Europa occidentale, furono il ricettacolo di una musica che si ampliava in tutte le dimensioni, tra le quali, specie nelle occasioni solenni, anche la ’dimensione verticale’. La dimensione verticale della musica è ciò che oggi definiamo polifonia, e consiste nella possibilità di intrecciare linee melodiche diverse secondo una logica armonica, cioè in modo tale che il risultato non sia un caos di voci, ma un insieme significativo musicalmente. Il primo compositore occidentale di cui abbiamo notizia fu proprio un maestro della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il Maestro Leonino, ricordato per la sua perizia nel comporre organa, i primi canti polifonici in notazione, che impiegavano un sistema particolare di notazione ritmica, chiamata modale e basata sulla combinazione fra le principali tipologie di metri classici e i valori musicali allora in uso (LA longa e LA brevis). Come nell’architettura, così nella musica questa nuova concezione permise alla polifonia, in genere ancora a due voci, di ampliarsi in senso verticale consentendo il canto di tre quattro o più voci sovrapposte; l’altezza dell’edificio sonoro, supportata dal parallelo sviluppo della notazione musicale, crebbe a dismisura.
[18] I cerchi sono inclinati rispetto all’asse della navata, per sottolineare la condizione caotica.
NAVATA PARETE EST
                       

Figura 1. Particolari Affreschi lato Est

Il timpano Est (lato coro) ha in alto presso la volta, tre finestre (monofore)separate da due croci patenti templari. La volta della finestra verso parete nord, è affrescata con delle stelle, e una ruota composta da una corona di 27 settori, con al suo interno cinque bracci curvi rotanti in senso orario come la seconda ruota della quinta fila. La volta della finestra verso la parete sud, contiene delle stelle e una ruota realizzata con una corona al cui interno un tratteggio. All’interno della corona un fiore della vita a sei petali bianchi emanati da un cerchio rosso. La volta della finestra centrale contiene oltre alle stelle 8 piccoli cerchi. Cinque raggi rotanti, otto piccoli cerchi, sei petali.
Figura 2. Affreschi monofore lato Est
Le tre finestre separate da due croci templari, sono affrescate in alto con una corona con 16 settori a forma di mattoni rossi e bianchi terminanti con due fiori di Lys. Sotto le croci due punte di frecce simili a quelle viste sotto la croce templare della prima volta, all’ingresso. I lati delle finestre simili a colone sono affrescati in modo diverso. La finestra lato nord ha le colonne riempite di puntini rossi.  La finestra lato sud ha le colonne affrescate bianco realizzato con un motivo serpentino con 8+8 triangoli opposti rossi. La finestra centrale ha le colonne con 9 triangoli rossi e bianchi, e sui bordi 9 cerchietti bianchi disposti in modo diverso: a nord 1+5+3, a sud 1+4+2+1.
Sul lato destro in alto un triangolo al cui interno troviamo il Fiore di Lys a Tre petali. Sotto due rettangoli, il primo dominato dai numeri 3 e 6, contenente a sinistra una ruota composta da tre cerchi contenente sei bracci rotanti in senso antiorario; il secondo rettangolo dominato dal numero 4 e 3, contenente una ruota posta a destra composta da tre cerchi contenente otto bracci curvi che disegnano una croce templare bianca su fondo rosso. I due rettangoli sono separati da una striscia con 6 quadrati bianchi e sei rossi scomposti in 12 triangoli rossi, sei per lato.

Figura 3. Timpano destro lato Est

Sotto le figure precedenti, separato da una cornice a quadrati bianchi e triangoli rossi, cinque settori di cui il quarto e realizzato con un quadrato apparentemente simile a quello del timpano dell’ingresso, contenente anziché il simbolo del Chrisma un fiore a otto petali bianchi.  La corolla rossa del fiore ha il diametro di 1/3 rispetto a quello esterno, vibrazione di terza armonica. Il cerchio esterno emana 29 piccoli raggi. Ritroviamo nuovamente il numero 29, il decimo numero primo! La circonferenza esterna è inscritta in un quadrato decorato all’interno con 16 triangoli rossi in sequenza 3+4+4+5, e 4 triangoli bianchi isolati. Ai quattro vertici del quadrato, un triangolo diviso in due triangoli rossi e bianchi, in totale 4 triangoli rossi in equilibrio con i quattro triangoli bianchi.
Nel settore sottostante, un rettangolo armonico con lati in rapporto 1:2, cioè un doppio quadrato diviso in due diagonali che realizzano due coppie di triangoli. I Maestri d’Opera Templari, c’informano che il punto di partenza è sempre, il quadrato, le diagonali e le divisioni del quadrato che conducono, al triangolo isoscele, il cui angolo alla base è di 63° 26’, e la cui base è uguale all’altezza, il triangolo della famiglia della Sectio Aurea.
                                   
Figura 4. Il rettangolo armonico e i triangoli della famiglia della Sectio Aurea

Separato da una cornice formata da due oscillazioni di due onde una opposta all’altra, una di tre periodi, l’altra di due periodi[1] rapporto 2/3 (SOL). Le oscillazioni creano quattro petali bianchi e sue semipetali scuri. Al centro è rappresentato il modello armonico a torre appuntita visto prima. A destra vi è una crescita di sette triangoli la cui base è il doppio dell’altezza, attaccati alla figura del modello armonico per indicare le frequenze acustiche. A sinistra la figura  è composta da quattro circonferenze divise da un diametro orizzontale, sormontate da un piccolo cerchio rosso. Il diametro nei quattro cerchi indica la corda che vibra nei cerchi della manifestazione, indica i primi quattro suoni, emessi dalle quattro circonferenze: DO-FA-SOL-DO’. Il cerchio scuro al di fuori dei quattro cerchi chiari, indica la Radice del Suono, che non può essere udita nei mondi fisici. L’ultimo settore è realizzato con tre figure geometriche legate all’armonica.

Figura 5. Timpano sinistro lato Est

Sul lato sinistro, verso la parete nord, in alto troviamo due colonne unite da un arco fatto con 16 tasselli. Questo   modello è riprese nelle nicchie che ritroviamo sul lati Nord e Sud della navata, con la differenza che questo archi risultano formati da 24 tasselli. Sotto due rettangoli vuoti con i lati in proporzione 3/10. Ritroviamo la striscia con sei quadrati bianchi e sei triangoli rossi per lato, ma a differenza del lato destro non separa i rettangoli, ma è posto a sinistra.
Scendendo ritroviamo altri tre settori, e sopra l’arco del coro, un viso stilizzato che sembra femminile. A lato anziché ritrovare il quadrato con i triangoli del lato destro, abbiamo un abbozzo, un inizio di dipinto, apparentemente abbandonato, o un’opera incompiuta. Seguono due strisce vuote a rimarcare che il lavoro deve essere ancora compiuto.


[1] Un periodo è formato da due semionde.
IL RITUALE MISTERICO DELLE TESTE E DELLE BOTOLE
 
 
Osservando la volta della Cappella di Saint-Christophe-des-Templiers ci si domanda a cosa serviva una botola irregolarmente quadrata e disadorna all’inizio della navata, nel punto più lontano dal Coro, ma perfettamente centrata? E poi perché quattro fori esattamente al centro delle quattro ruote centrali e centrate della quarta navata, e infine quella seconda botola decentrata nel settore del Sole? Ci si chiede cosa poteva essere calato dall’alto di tanto importante da queste botole da aver voluto evidenziare con simboli i bordi della seconda apertura?
 
L’ingresso principale nella navata avviene attraversando il Portale d’Occidente, sull’archivolto del portale, in una fascia a semicerchio, sono scolpite 52 teste umane unite a coppie, cioè 2x13 per lato, in totale 4x13. Alcune sono serene, quasi sorridenti; altre sono grottesche animalesche con ghigni. Al di sopra del Chrisma un rosone formato da 12 cerchi minori e uno maggiore, 13 cerchi in tutto. Se i cerchi sono simbolicamente delle teste allora abbiamo 5 gruppi di 13 teste. Ricordiamo ancora una volta che Tredici è il numero tanto caro ai Templari, legato misteriosamente alla loro storia e al loro destino. È il numero componente un capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 del Gran Maestro, è anche il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense.
 
Dopo aver inizialmente compreso il messaggio misterico espresso nelle sculture dei capitelli, il Novizio poteva attraversare la Porta del Sole morente, entrando così nella navata, sopra la sua testa una botola disadorna, e a nord, alla sua sinistra, vedeva in alto l’oscura figura del Guardiano di Soglia, e in basso degli affreschi misterici: un grande calderone subito dopo la pesatura del cuore da parte di Anubi dalla testa di Cane, infine la figura dell’arcangelo Michele. Il Guardiano di Soglia rappresentato oscuro c’informa che si tratta di rituali misterici.
 
Figura 1. Prima arcata sx calderone
 
Dionisio Zagreus figlio del Dio Zeus e di Persefone la Materia, ancora bambino, fu fatto a pezzi dai Titani e cucinato in un tripode di bronzo (calderone) ad eccezione del cuore, dal quale nacque un nuovo Dioniso Immortale. Ritroviamo in questo mito orfico, l’annientamento del corpo tramite un calderone e l’importanza del cuore ricettacolo del Sé immortale. Il mito racconta che gli empi Titani vennero inceneriti da Zeus e che dalle loro ceneri ebbe vita il genere umano. Il sangue di Dioniso feconda la terra, la quale con l’albero del melograno donerà il frutto della vita e della morte[1]. Poiché le ceneri dei Titani contenevano anche il corpo di Dioniso, l’uomo partecipa della natura titanica e di quella divina. Dionisio Figlio del Padre Celeste e della Madre Terrena è l’immagine dell’Uomo risvegliato. Secondo il mito, i Titani si erano avvicinati al bambino divino impiastricciati di gesso per non essere riconosciuti. Nei Misteri Sabazi celebrati ad Atene, uno dei riti iniziatici consisteva nel cospargere i candidati con una polvere o cenere allo scopo di assomigliare ai fantasmi; in altri termini, gli iniziandi subivano una morte rituale,  un rituale arcaico d’iniziazione.
 
Nigredo la prima fase della Grande Opera è la decomposizione della forma, la morte, un viaggio agli Inferi, la morte dell’inferiore. Il Cavaliere del Tempio varcata la soglia ovest della Cappella, quella dove il Sole muore, immerso nella più completa oscurità provava la sensazione di essere immerso in una tomba. Secondo la Dottrina Misterica, l’Anima spirituale è rinchiusa nel corpo come in una tomba dove regna l’oscurità, il colore nero. La vita incarnata assomiglia piuttosto a una morte, ecco la rappresentazione con i visi cosparsi di cenere come dei fantasmi, mentre la morte è il principio della vera vita, quella dell’anima libera dalla prigione del corpo. La morte cosciente significa liberare l’anima della sua prigione. Il corpo oscuro contenuto nel calderone deve essere sottoposto all’azione del fuoco interiore che brucia ciò che è infernale sublimandolo con un’operazione di chimica spirituale. Nella mitologia irlandese compare associato al dio Bran, il “calderone della rinascita”: i guerrieri morti che sono gettati al cader della notte, la mattina seguente risorgono. Nel calderone, ventre del femminile, la vita si rigenera, così come la vita vegetale rinnova la sua nascita in primavera dopo aver riposato nel ventre della Madre Terra durante il tempo invernale.
 
Albedo, la seconda fase, è la purificazione, la caduta delle scorie sotto l’effetto del fuoco che permette alla luce di giungere dove prima c’era oscurità. L’Anima umana è giudicata in base ai suoi meriti e alle sue colpe ed ecco il giudizio sulla parete nord, dove l’arcangelo Michele custodisce la Porta dei Cieli.
 
Non sappiamo cosa servisse la botola sulla volta all’inizio della navata, ma una cosa è certa è allineata con il calderone dipinto sulla parete nord: qualcosa era calato dalla botola, ma possiamo intuire che il tutto era in relazione al Mistero del Graal.
 
Nel racconto Mabinogion del Graal, Peredur il Gallese nel castello, vede due uomini che portano una lancia gigantesca dalla quale calano tre rivoli di sangue; entrano quindi due ragazze che recano un vassoio sul quale è posta una testa mozzata immersa nel sangue. Per i Celti la testa è la sede dell’anima. Nel racconto celtico gallese appare una lancia straordinariamente grande, dalla quale sgorgano tre correnti di sangue e circa la quale l’eroe Peredur deve porre la domanda, non avendola posta, non avendo cioè chiesto perché la lancia sanguini, Peredur è maledetto e non avrà pace fino a quando non avrà chiarito il mistero della lancia. In altri racconti, la lancia riposa misteriosamente sospesa sul vaso distillando in esso sangue. Oengus della stirpe dei Tathua dé Danann ha una lancia che sanguina, con un terribile potere distruttore, per attenuarlo occorre immergere la punta in una caldaia piena di un liquido scuro che in altri miti è descritto come sangue, altrimenti brucerebbe il portatore. Nella versione francese di Chrètien de Troyes[2], Perceval il Gallese, arrivato al castello del Re Pescatore, assiste alla strana cerimonia del Graal. Il padrone di casa, infermo per una ferita alla coscia (ai genitali), gli offre una magnifica spada appositamente forgiata per lui, ma lui non chiede a cosa serve. Anche Wolfram scrive che Parzival tace e non domanda nulla al Re Pescatore, Amfortas, che ha in precedenza ha donato all’eroe una spada. Successivamente entrano nella sala in successione: un valletto che impugna una lancia dalla cui punta di ferro bianco cola una goccia di sangue sulla sua mano; due giovinetti con candelabri d’oro; una fanciulla bellissima che reca con sé un Graal d’oro, splendente di luce e incastonato di gemme; un damigella con un piatto d’argento.
 
Il seguente rituale egizio di Iniziazione è riportato nel libro Agni Yoga indicato dal Maestro Morya.
 
462 - Una parte dell’antico mistero è chiamata “il Calice del Conseguimento”. Un calice a quattro facce era riempito di succo di melagrana. La superficie interna era d’argento e l’esterna di rame rosso. Si affermava il conseguimento innalzando il Calice. Quindi si versava il succo dalle quattro parti, a simbolo della volontà di servire, senza fine, il bene generale.
465 - Tre fiamme, indi il Calice del Conseguimento e il terzo occhio; ciò fa parte del Nostro Mistero.
520 - Fra i Misteri d’Egitto esisteva una procedura chiamata “la spada affilata”. Il neofita stava nell’oscurità completa. Lo avvicinava il Grande Jerofante, che gli rivelava alcuni Misteri; e la luce Lo illuminava. Poi tutto tornava nelle tenebre. Veniva allora un sacerdote, designato come tentatore. Nel buio, la sua voce diceva: “Fratello, cosa hai visto e udito?”. Il candidato rispondeva: “Sono stato onorato dalla presenza del Grande Jerofante”.
“Fratello, sei sicuro che fosse proprio lui?”.
“L’ho visto con gli occhi e udito con le orecchie”.
“Ma quell’immagine poteva essere fallace e quella voce menzognera”.
Allora il candidato si confondeva, ed era respinto, o diceva pieno di fermezza: “Si possono ingannare gli occhi e le orecchie, ma nulla può illudere il cuore. Io vedo e ascolto con il cuore, e nulla d’impuro può toccarlo. La spada che mi hanno dato è tagliente”.
Allora il Grande Jerofante tornava con un calice di una bevanda rossa e diceva: “Prendi e bevi dal tuo calice; vuotalo e guarda il mistero del suo fondo”. Sul fondo stava l’immagine di un uomo supino, attorniato da un serpente disposto in cerchio, e una scritta diceva: “Tu stesso sei colui che tutto dà e tutto riceve [3].
 
Figura 2. Triplice fiamma Kundalini - Calice
 
Negli di scritti del Graal, l’eroe deve dapprima conquistare una spada solo dopo è ammesso nel castello del Graal. Questa è la spada affilata. Il colore del succo di melograno è rosso e ricorda molto il sangue. Il mito greco narra che il sangue di Dioniso fece crescere l’albero del melograno, inoltre Dio legato è ai Misteri del vino (anch’esso rosso e proveniente da un frutto, l’uva, altrettanto sacro). La bevanda rossa, nella cerimonia egizia era succo di melagrana il frutto dell’incarnazione, il sangue del divino Osiride/Dionisio. Il calice è il cuore, che è pesato quando l’anima è liberata dal corpo oscuro. Il Calice è il centro energetico del cuore Anahata chakra, dalle 12 vibrazioni o petali. Lo smeraldo è prossimo al Calice, il rubino all’Occhio di Brahma[4]. In un altro libro il Maestro Morya precisa: “La Coppa del Graal, come il Calice del Cuore consacrato al Servizio maggiore, sono Magneti universali: il Cuore del Cosmo vi si riflette. Tutte le figure degli Eroi dello Spirito possono rappresentarsi come portatori del Calice. L’intero Universo si specchia nel Calice dello spirito ardente[5].
      
Il calice a quattro facce dei Misteri era di esternamente rame (il materiale a contatto del fuoco delle antiche pentole), e internamente d’argento. Le tre fiamme sono il fuoco interiore che come un serpente sale lungo la spina dorsale, Kundalini il drago/serpente di fuoco che dorme avvolto in tre spire e mezza alla base della spina dorsale. I fuochi del cuore controllano la ascesa del Kundalini lungo il canale midollare. In India, l'energia di Kundalini è chiamata il potere della Madre. La lancia in questo brano non è citata, ma altrove è espressamente detto che la spina dorsale è detta lancia, inoltre che ha la forma di una lancia, l’osso sacro appare come la punta triangolare della lancia.   
Figura 3. Lancia e spina dorsale
 
Nella parte estrema della spina dorsale dell’essere umano risiede il “Luz”. In aramaico luz è il nome dell’osso di forma conica o triangolare (come la punta di una lancia) posto tra la terza vertebra lombare e il coccige composto di tre o quattro ossicini. Il “Luz” è il nome che i sapienti della Qabbalah, ma anche i profeti ebrei, hanno dato alla divina scintilla intrappolata nell’osso sacro (parte considerata indistruttibile, inceneribile[6]). Si tratta di quella scintilla, la potente energia di cui parlano tutte le tradizioni che, se attivata, può portare al risveglio spirituale dei Chakras, della Kundalini. Luz è la sede di Kundalini.
 
La Scala di Giacobbe la visione celeste che ebbe a Luz, suggerisce la figura dell’umana spina dorsale. Il viaggio iniziatico non può che cominciare dalla Città chiamata “Luz” quale punto di partenza necessario per poi vederlo compiersi a Betel, la Casa di Dio (il Cranio che ospita nel Cervello il riflesso di tutti i Chakra o vortici energetici). Tale risveglio libera dalla catena dell’esistenza materiale trasformando i risvegliati-iniziati in “sacerdoti” secondo la maniera di Melchisedech (il Re-Sacerdote di “Giustizia” e “Pace”)[7].
 
Ecco che il fuoco basale interno salendo nella colonna vertebrale infiamma il calice che diventa un crogiuolo. Il simbolo greco di Kundalini è il Caduceo: un’asta o lancia su cui si avvolgono due serpenti. Nel rituale la lancia rappresenta la colonna vertebrale, il sangue è sostituito dal rosso succo di melagrana, i tre rivoli rossi alla base della lancia rappresentano la triplice forza o fiamma del Drago o Kundalini.
 
Tre fiamme, indi il Calice del Conseguimento e il terzo occhio; ciò fa parte del Nostro Mistero. Il terzo occhio quello della conoscenza spirituale è situato nella testa. Il chakra Brahmarandra o la Campana, è posto alla sommità del capo, protetto all’interno di una cittadella, il teschio.
 
Si può ipotizzare che all’interno della Cappella si celebrasse un rituale misterico d’Iniziazione, probabilmente simile a quello egizio. Lo Ierofante è in questo caso il Gran Maestro, il neofita è il Cavaliere con la spada affilata in mano. A sinistra l’affresco del Calderone informa il neofita che tutto ritorna nel ventre di Madre Terra per essere ricombinato chimicamente. Nella simbologia alchemica il Calderone, la Coppa, il Cranio del morto sono simboli sia del vaso di trasmutazione, e sia dell’annerimento e della morte terrena.

Figura 4. Botola e calderone
 
La testa, il cranio Il calderone nell’alchimia simboleggia il contenitore della materia, il primo stadio dell’Opera alchemica, quella al nero, la Nigredo, cioè la morte la putrefazione del corpo fisico i cui componenti sono sottoposto alle forze di trasformazione e di germinazione. L’Opera al Nero è anche  lo smembramento di Osiride e lo spezzettamento di Dionisio e la successiva cottura delle sue carni nel calderone. In Alchimia, una delle fasi principali della Grande Opera è chiamata caput mortuum, o “Testa di morto”, che nelle cerimonie era un cranio vero e proprio.
 
Possiamo ipotizzare che dalla botola scendesse un piccolo calderone ripieno di rosso succo di melagrana e che due Cavalieri con una lancia ne immergessero la punta nel calderone. Dopo il Gran Maestro Templare riempiva dal calderone un calice come descritto nel rituale egizio. Allora il Grande Jerofante tornava con un calice di una bevanda rossa e diceva: “Prendi e bevi dal tuo calice; vuotalo e guarda il mistero del suo fondo”. Sul fondo stava l’immagine di un uomo supino, attorniato da un serpente (Kundalini) disposto in cerchio, e una scritta diceva: “Tu stesso sei colui che tutto dà e tutto riceve”.
 
La spada affilata che faceva parte dei Misteri d’Egitto significa la perfetta discriminazione tra la luce e l’ombra. Una interessante immagine si ritrova in un manoscritto: “Lancillotto raggiunge il castello del Graal passando su un ponte costituito dal filo di una spada[8]. Il cammino verso la Sapienza, dalla Kata-Upanishad è paragonato all’andare su di un filo di rasoio.
 
In tutti i racconti del Graal compare un re ferito, un Re Pescatore a cui era stato affidato il Graal, ma che ha fallito peccando: un’implicazione sarebbe data anche dall'assonanza fra le parole francesi pêcheur e pécheur cioè pescatore e peccatore. La ferita del Re Pescatore ha in generale la connotazione di una punizione per peccati commessi in passato. Amfortas è un re storpio, con una ferita sempre aperta ai genitali che sanguina, è l’immagine misterica della lancia che gronda sangue! Il re decaduto attende un Eroe cui consegnare il Graal  in modo che egli possa guarire e con esso anche la terra desolata. Si è visto che la lancia che sanguina  è il simbolo della spina dorsale, quando questo potere è volto verso il basso cioè la materialità e la sensualità, allora il serpente gli si rivolta contro e lo rendi impotente. La terra desolata è il corpo oscuro che imprigiona e soffoca l’Anima.
 
Nei racconti del Graal è rimarcata e a tutti i Candidati del mistero del Graal,  la colpa di non porre la domanda, cioè di non essere capace di chiedere e comprendere il significato dell’apparizione della testa mozzata. Se Perendur avesse domandato di chi fosse la testa, e come ciò lo riguardasse, avrebbe saputo come sciogliere l’incantesimo della “terra desolata”. In un elenco di accuse redatto il 12 agosto del 1308, è scritto che i Templari affermavano che la Testa poteva salvarli, che essa produceva ricchezze, che faceva germogliare la terra[9].
 
Dopo aver bevuto dalla coppa il succo vegetale rosso sangue, leggeva o gli veniva sussurrato dal Maestro: “Tu stesso sei colui che tutto dà e tutto riceve”, sei cioè un servitore della Gerarchia Spirituale, poiché il Maestro in qualità di Anubi/San Cristoforo, ha risvegliato il Christos in te, aiutandoti a traghettare dalle tenebre alla luce, ora sei un protettore dell’umanità. I Templari protessero non solo militarmente i pellegrini dalle avide grinfie dei signorotti, dei banditi, ma posero termine al periodo di sfruttamento e di impoverimento dell’Europa feudale.
 
Si affermava il conseguimento innalzando il Calice. Quindi si versava il succo dalle quattro parti, a simbolo della volontà di servire, senza fine, il bene generale.
 
Agli inizi del XIV secolo prima del loro annientamento, poiché erano esentati dal pagamento di tasse, i Templari possedevano in Francia quasi mille commende, ciascuna dirigente parecchi granai o fattorie, coltivate dalla “Mesnie del Tempio”: tenutari, servitori e servi. Non si trattava solo di fortezze ma anche di semplici fattorie chiuse che si chiamavano spesso i “Recinti del Tempio”. Alcuni inventari, preparati dagli ufficiali di Filippo il Bello, al tempo dell’arresto, mostrano che queste commende e granai erano notevolmente organizzate e fornite in abbondanza di materiale culturale. Siccome i Templari, uomini d’arme addestrati, erano abbastanza temibili, è ovvio che i loro beni sfuggissero ai saccheggi che erano una tradizione a quest’epoca. Se l’unica funzione dell’Ordine del Tempio doveva essere quella di custodire le strade della Palestina, e poi le strade per San Giacomo di Compostela, non avrebbe certo avuto bisogno di impegnarsi a diventare la più grande potenza finanziaria del suo tempo; se riuscì ad accumulare tante ricchezze, è perché perseguiva un ben più grande disegno. Una così orgogliosa utopia di un’Europa Moderna e unita faceva dell’Ordine un corpo estraneo nell’Europa Medioevale. Quando il re di Francia Filippo il Bello e il Papa Clemente V la cui sede era allora trasferita in Francia ad Avignone, si resero conto della potenza Templari, il loro destino e quello dell’Europa fu segnato, seguirono carestie e pestilenze povertà.
 
Il mantello bianco era posto sulle spalle del Cavaliere del Tempio alla fine della cerimonia di iniziazione.  Il colore bianco restava privilegio dei Cavalieri, i  sergenti e sottufficiali del Tempio, avevano delle tuniche, delle cotte e dei mantelli neri con una croce rossa. I Templari dal bianco mantello e dalla croce rossa, erano legati al Graal, ne erano i custodi del Mistero come indicato da Von Eschenbach.
 
Wagner con il suo Parsifal riprende nelle sue linee fondamentali la storia narrata da Wolfram von Eschenbach nel suo Parzival, cui si aggiungono elementi ricavati da altri romanzi medioevali: in particolare dal Conte del Graal di Chrétien, dal Joseph di Robert de Boron, dal Roman d’Alexandre e dal Jüngerer Titurel di Abrecht von Scharfenberg. Parsifal nell’opera di Wagner, si mostra a Gurnemanz il più anziano dei cavalieri de Graal, e a Kundry la bella selvaggia, con un’armatura nera. Dopo i due tolgono a Parsifal la corazza nera e il protagonista dell’opera mostra il corpo avvolto in una veste bianca. Si presume che il rituale d’Iniziazione avvenisse a notte fonda, il solstizio d’inverno rappresentava in ogni rituale d’iniziazione il periodo che rappresentava al morte e la nascita del Sole. In termini misterici la notte buia dell’anima. Il neofita indossava o un mantello nero come quello dei ranghi inferiori, dei solo uomini d’armi (sergenti), o addirittura un’armatura nera. A conclusione del rituale il Maestro concedeva il mantello bianco che non era di sua proprietà ma dato in concessione come ogni cosa nel Tempio.
 
Le fasi dell’Opera Alchemica sono tre: l’Opera al Nero (Nigredo), al Bianco (Albedo), e al Rosso (Rubedo). Rubedo è la trasmutazione del piombo in oro. In questa fase si concludeva la fase dell’Opera al Nero  e iniziava quella dell’Opera al Bianco, che avveniva successivamente nella seconda e nella terza arcata della navata. Albedo, che significa bianchezza, luce bianca. L’Albedo viene anche rappresentata con Aurora, la dea romana dell’alba. Suo fratello è Elio, il Sole. Con un gioco di parole, Aurora è collegata con aurea hora, l’ora d’oro. È uno stato di coscienza supremo.  Altre immagini alchemiche che rappresentano l’Albedo sono la Regina Bianca, il battesimo e la colomba bianca.
 
Nel terzo atto del Parsifal di Wagner durante lo svelamento del Graal[10] si succedono i tre colori caratteristici della Grande Opera. Parsifal si mostra a Gurnemanz e a Kundry con un’armatura nera. Gurnemanz e la bella selvaggia gli tolgono la corazza e il protagonista dell’opera mostra il corpo avvolto in una veste bianca. Gurnemanz lo battezza con l’acqua della fonte e lo conduce di fronte al Graal, nella sala del castello dov’è custodito. Una volta al cospetto del sacro Graal, una luce rossa si diffonde nella sala, la terza fase dell’Opera, Rubedo.
 
Nel racconto del Graal, l’eroe che non aveva posto la domanda giusta, giunge in un castello in cui una scacchiera magica gioca contro di lui con i pezzi che si muovono da soli. Peredur vinto getta la scacchiera nel lago salvo poi recuperarla. Appare una Dama che lo rimprovera. La partita a scacchi che Peredur gioca con un avversario invisibile e che in realtà è la sua Dama, il suo Sé immanente. Il fatto di lanciare nel lago la scacchiera fa ritornare al punto di partenza Peredur. Nel Perceval, Gawain italianizzato in Galvano un cavaliere della tavola rotonda di Artù, dopo la visione del Graal e aver visto su un seggio un re trafitto da una lancia e non aver posto la domanda, è lasciato solo a giocare a scacchi contro un avversario invisibile che ha le pedine d’oro, mentre le sue sono d’argento. Galvano associato all’elemento argento, è sconfitto tre volte dall’elemento oro, il principio solare, poi per rabbia fa a pezzi la scacchiera e cade in un sonno profondo che lo porta fuori del castello del Graal. Alla partita a scacchi segue la visione di una Dama (come Beatrice) di cui l’eroe s’innamora, ma per potersi unire a lei occorre impadronirsi della testa di un cervo più mistericamente di una cerva. L’Eroe ci riesce con l’aiuto di un cane da caccia, un bracco, dopo consegna la testa alla Dama nel castello degli scacchi[11]. Questo è il significato misterico dell’affresco sulla parete ovest del centauro che con il bracco caccia la cerva e sotto di essa un’enorme scacchiera.
 
Figura 5. Paret Ovest – Il centauro il bracco la cerva la scacchiera       
 
Alla fine della Nigredo, appare una luce bianca; il secondo stadio della Grande Opera, l’Albedo, o bianchezza. Il Fuoco dello Spirito nell’Opera al Bianco, viene fatto discendere “nel fondo del vaso” per risvegliare il “cadavere”, cioè il nostro corpo fisico. Questa fase è la resurrezione nella carne e della carne, la discesa dello Spirito Santo e l’ascesa della materia. La redenzione della materia si può effettuare solo prendendo le mosse da un principio spirituale superiore. Sin dall’antichità la colonna vertebrale fu associata alla simbologia dell’Albero in cui scorre la linfa vitale. L’energia vitale che scorre dentro il nostro Albero e il cui flusso è paragonabile a un fiume dorato e luminoso. Questo fiume, fonte di pienezza, vitalità per l’essere umano, è il midollo spinale che scorre all’interno della colonna vertebrale. Le ultime diramazioni del midollo spinale si trovano a livello delle vertebre lombari per perdersi definitivamente nella regione sacrale coccigea. Ritroviamo il simbolismo del vaso o calderone, della lancia e della colonna vertebrale.
 
Il Candidato che in questo stadio è il Defunto, cioè colui che prova la morte e la resurrezione iniziatica, scopre dentro di sé la sorgente della sua vita, la fonte da cui l’acqua della vita scorre, donando giovinezza eterna. L’acqua dell’eterna giovinezza, uno dei tre doni del prete Gianni all’imperatore d’Occidente, allude all’immortalità dell’Iniziato. L’Acqua della Vita è in relazione con l’Albero della Vita. Il Cavaliere Templare vedeva l’Albero della Vita rappresentato all’interno di una nicchia nella parete sud della terza arcata. L’albero è rappresentato con sette rami e tre radici madri con complessive otto diramazioni secondarie. Le tre radici nell’uomo sono le tre fiamme i sette rami i sette chakra.
Figura 6. Albero a 7 rami  tre radici madri
 
Nigredo e Albedo giungono a compimento in rapida successione. Il Cavaliere del Tempio è ora certo che alla morte del suo corpo fisico resterà in vita, poiché il suo centro di consapevolezza si trova già ora nel corpo causale dell’anima.
 
In termini alchemici la fase di Albedo si conclude con la produzione dell'Argento, cioè la realizzazione definitiva del corpo mercuriale, o corpo di luce, il tempio dell’anima.
 
L’anello con le tre pietre, porta tre poteri, quello dell’invisibilità agisce sui corpi sottili invisibili liberi dai vincoli del corpo fisico. L’invulnerabilità è una caratteristica dello scudo dello Spirito. Il potere sulle acque allude alla vittoria completa sul potere turbolento delle acque delle passioni.
 
La veste di salamandra indossata dall’imperatore doveva mostrare l’incombustibilità[12] di fronte al fuoco delle passioni,  cioè il controllo di sé nelle peggiori condizioni.   
 
Nel simbolismo alchemico l’incombustibilità riguarda la Pietra fissata al rosso, lo Zolfo incombustibile, principio agente do ogni trasformazione. Non si tratta solo di rimanere impassibili, ma di agire attivamente di tingere di rosso della propria qualità il modo esteriore. Si allude al potere occulto di trasformare il Piombo in Oro, nella simbologia del Graal di trasformare la terra desolata in terra di gioia. Wolfram quando parla della pietra lapsit exillis precisa: “È per la virtù di questa pietra che la Fenice si consuma e diviene cenere, ma da queste ceneri rinasce la vita; è grazie a questa pietra che la Fenice compie la sua venuta per riapparire in seguito in tutto il suo splendore, più bella che mai”. Nell’alchimia araba la Fenice è la raffigurazione dello Zolfo rosso, dell’uomo trascendente, in cui l’opera ha raggiunto la sua fase al rosso. Le ali della Fenice sono di colore rosso e oro. Esiodo parla di 927 anni di vita (numero simbolico) della Fenice, che indicano il periodo che l‘anima deve attendere prima di potersi reincarnare. Il mistero della fenice si legava così anche alla dottrina orfico-pitagorica della reincarnazione. È libera da morte perché è l’unica a non aver mangiato il frutto proibito del Giardino dell'Eden. La Fenice, chiamata così da Enoch o Fenoch. Enoch (anche Khenoch) significa letteralmente l'iniziatore e l'istruttore, e da qui lo Ierofante che rivela i misteri ultimi. L'uccello Fenice è sempre associato con un albero, il mistico Ababel del Corano, l'Albero dell'Iniziazione o della conoscenza.
 
Nell’Opera al Rosso il Mago acquieta il suo corpo fisico di modo che i cinque sensi restino inattivi – come nello stato di meditazione – quindi ritira temporaneamente la sua coscienza nei veicoli sottili aprendo così i propri occhi su quei piani … e finalmente può portare a termine la Grande Opera, l’alchimizzazione della Terra, la trasmutazione del Piombo (il corpo fisico) in Oro (Spirito) dopo essere già passato per l’Argento (anima). Solo agendo come anima e non più come personalità egli ha il potere di spiritualizzare il corpo a mezzo dell’elemento Fuoco – lo Spirito Santo che egli fa discendere su di lui. Tale opera di cristificazione della materia si realizza solo se lo Spirito discende nel corpo attraverso l’autoconsapevolezza data dallo sviluppo dell’anima, cioè l’identificazione dell’uomo con il suo Sé.
 
Lo stendardo templare o Beauceant, era costituito da una croce patente rossa, in un campo diviso in due parti uguali, di cui una nera ed una bianca. E’ una chiara allusione alle tre fasi della Grande Opera: Nigredo o opera al nero; Albedo o opera al bianco; Rubedo o opera al Rosso. La terza fase della Grande Opera per i Templari era collegata alla croce di color rosso.
 
Figura 7. I tre colori della grande opera nello stendardo templare Beauceant
 
Percorrendo la navata il Cavaliere Templare sulla volta della prima e della seconda arcata era istruito sui misteri cosmogonici, e sulle pareti apprendeva insegnamenti riguardanti la vita terrena. La successiva fase del percorso iniziatico di conoscenza dei Misteri del Cielo, avveniva nella seconda metà della Cappella e precisamente nella terza e nella  quarta arcata. L’ingresso del Cavaliere ora era tale dopo l’Iniziazione del Portale Ovest, avveniva attraverso il Portale Nord, detto dei Cavalieri, posto nella terza arcata lato nord. Dopo aver inizialmente compreso il messaggio misterico espresso nelle sculture dei capitelli, il Cavaliere entrava nella terza parte della navata dei cui affreschi si è ampliamente discusso. Dopo accedeva alla quarta e ultima parte della navata dove si concludeva la terza fase dell’Opera, quella al rosso, la Rubedo, come il colore rosso della croce e del sangue della testa.
 
L’Opera al Rosso si compie nella quarta campata. Il Cavaliere avanzando verso il coro, vedeva sopra di sé sulla volta della quarta arcata lo schema geometrico e armonico della creazione. Percorrendo il centro della navata il Cavaliere vedeva sulla volta quattro ruote con al centro dei fori rettangolari, tre ruote ravvicinate, di cui l’ultima posta al centro della volta e perfettamente allineata all’affresco del Sole. La quarta ruota è staccata dalle prime tre, e posta dopo la botola rettangolare lato nord. A cosa servivano questi quattro fori al centro delle ruote? Dai fori potevano scorrere delle funi con lampadari in modo da innalzare le luci così da poter ricreare la luce dell’alba del giorno preso in considerazione, oppure avevano un altro scopo misterico legato alle fasi dell’opera alchemica?
 
Figura 8. Volta quarta arcata
 
Superate le tre ruote centrali, in alto sul timpano a sinistra alle sacre porte del Coro, è rappresentata affrescata una testa umana, di fattezze gentili, femminile. In basso sullo spigolo di una specie di scala a lato della porta della torre, prima della balaustra del coro, è scolpita una testa di un cucciolo animale, cui è stato dato il nome di Baphomet. La testa femminile è riferita alla Sapienza Divina considerata sempre nei misteri femminile, la Sophia degli Gnostici. Secondo lo studioso del Nuovo testamento Hugh Schonfield, i Templari usarono il codice Atbash Cipher, usato dagli Esseni autori delle pergamene del Mar Morto. Una possibile traslitterazione del termine Baphomet, usando il codice crittografico Atbash, è proprio Sophia, la Sapienza, in ebraico Chokmah.
 
In basso ancora la natura terrena e un po’ animalesca della personalità terrena, ingentilita con la figura di un “innocente” cucciolo animale è rappresentata come un cucciolo che deve crescere, in alto, presso la volta stellata, la natura spirituale visualizzata nel volto umano e femminile, l’Anima, della  testa della salvezza. A Montsaunès, il mistero della testa androgina del Baphomet è velato nella rappresentazione delle due teste separate. Dall’alto la testa femminile veglia su quella parzialmente animalesca posta in basso, attendendo la sua crescita spirituale.

Figura 9. Testa femminile timpano lato coro – testa cucciolo animale
 
Nell’atto di accusa contro l’Ordine dei Templari, all’articolo 46, troviamo il seguente passaggio: “Che essi (i Templari) possedevano idoli, cioè teste, in tutte le province. Le teste avevano in parte tre, in parte un unico volto”. All’articolo 47: “Che essi in assemblea, soprattutto nelle grandi adunanze, veneravano un’immagine come un dio, come il redentore, e affermavano che questa testa poteva salvarli, concedere all’ordine ogni ricchezza, far fiorire gli alberi e germogliare le piante sulla terra” (Si ricordi anche che la verga di Aronne germogliata e conservata nell’Arca). Durante le perquisizioni nelle commende non fu trovato uno solo di questi idoli.
 
Nel 1205 fu scritta un’altra versione del Graal, da titolo Perlesvaus, ufficialmente da un monaco dell’abazia di Glastonbury, secondo altri da un Templare. Nel romanzo si narra di Perlesvaus che, durante i suoi vagabondaggi, giunge a un “Palazzo di Vetro” nell’Isola dei Senza Età. Il castello ospita un gruppo di Iniziati che hanno un'evidente familiarità con il Graal. Perlesvaus viene ricevuto da due Maestri: “erano abbigliati di bianco, e ognuno di loro aveva una croce rossa sul petto ...”. Uno dei maestri afferma di aver veduto personalmente il Graal: un’esperienza riservata solo a pochi eletti. Inoltre dichiara di conoscere il lignaggio (la discendenza regale) di Perlesvaus. Poi, battendo le mani, i Maestri chiamano altri 33 uomini, anch’essi vestiti di bianco con una croce rossa nel petto. Perlesvaus è designato con l’appellativo di Figlio della Vedova. In Perlesvaus, il cavaliere Gawain cerca la spada che ha decapitato Giovanni Battista e che sanguina ogni giorno a mezzogiorno. Da notare che il mezzogiorno del ciclo annuale corrisponde al solstizio estivo, quando si festeggia San Giovanni Battista. Nella cattedrale gotica di Amiens nella navata sinistra, in una teca si trova tenuto in grande considerazione, il teschio rivestito d’oro di Giovanni Battista. La Testa di cui si parlò al processo contro i Templari era una cranio d’argento rivestito d’oro. C’è anche una croce rossa in una foresta percossa con una canna in ogni parte un prete. In un episodio Perlesvaus incontra un carro che trasporta circa 150 teste tagliate di cavalieri: alcune hanno una base d’oro, alcune d’argento altre di piombo. Come il piombo è il metallo della Nigredo, l’argento è il metallo dell’Albedo, trasmutato dal piombo. Poi c’è una giovane che tiene in una mano la testa di un re, con la base d’argento e nell’altra quella di una regina con la base di piombo. Uno dei custodi del Graal dice all’eroe: “Ci sono le teste con le basi in argento e quelle con le basi di piombo e i corpi cui le teste appartengono: ti dico tu devi riunire le teste del re e della regina”. La Rubedo è la fase successiva all’Albedo. Questo è il motivo per cui sono spesso rappresentati in collegamento l’uno con l’altro, come la Regina Bianca e il Re Rosso. Il piombo, il più impuro dei metalli, deve essere trasformato nel metallo puro, l’Oro, simbolo dello Spirito.
 
Al solstizio d’estate la luce solare attraversando la finestra posta sul lato sud illumina una testa posta nel lato nord prima della balaustra del coro. La finestra esternamente non è spoglia come le altre, bensì provvista di 4 colonne con capitelli e volta a ogiva. L’importanza della finestra è mostrata dalla presenza di tre teste, le due ai lati dell’ogiva guardano verso il centro e quella centrale guarda davanti a sé. Le tre teste guardano nella direzione della luce del solstizio di San Giovanni. La quarta testa è posta sullo spigolo di una specie di scala a lato della porta della torre, da cui scendeva il Maestro Templare.
 
Al momento del solstizio di San Giovanni dal settore del Sole, poteva venir calata attraverso la botola rettangolare, i cui lati sono in rapporto 2:3 SOL, la testa misterica d’Oro, che veniva anch’essa illuminata dalla luce solare, ma solo dopo aver illuminato e trasmutato quella terrena animalesca. Il rituale misterico probabilmente iniziava prima del solstizio, il Cavaliere, giunto alle porte spirituali del coro, dalla botola vicina al Sole e con i lati in rapporto SOL, vedeva scendere dall’alto la testa d’oro divina, inondata di luce. Si affermava che la testa misterica del Baphomet templare era rivestita d’oro. L’Oro è il colore e il metallo alchemico riferito al Sole.

Figura 10. Baphomet - finestra lato sud - tre teste
 
Con queste ipotesi le teste diverrebbero sette. La testa d’oro, la settima, illuminata dal Sole è quella del Divino Androgino[13], che ci ricorda le parole del primo capitolo della Genesi, l’Adam Kadmon. Il Baphomet era costituito da una testa androgina, provvista di barba, oppure con due teste come Giano. Il Baphomet per i Templari era la Testa della Conoscenza, riferita alla trasmutazione mentale che avviene durante l’iniziazione. La testa spirituale, la quinta testa, rappresentata femminile come Sophia, la Sapienza, è posta in alto a nord sul timpano del Coro. La venerazione di questa testa era parte integrante delle cerimonie d'iniziazione dei nuovi cavalieri.
 
La corta scala che conduce alla testa scolpita parte dal coro ed era utilizzata dall’Iniziatore, il Maestro Templare. La scala apparentemente non ha una funzione pratica, sette gradini che conducono al vuoto. Si possono salire i gradini solo partendo dal coro, non dalla navata, e l’inizio coincide con la porta della torre da cui scendeva il Maestro Templare. In realtà al sesto gradino si giunge alla testa del Baphomet, il settimo gradino è livellato con la sommità della testa scolpita.
Figura 11. Scalini che portano alla Testa di cucciolo
 
Il Maestro giunto al sesto gradino, svelava il mistero della testa calata dall’alto, cioè della natura androgina, che da quella del Primo Adamo Celeste Kadmon, attraverso il prototipo del primo uomo terrestre Adamo - Eva giungeva al mistero umano dello spirito divino imprigionato nella forma, che nella fase finale dell’iniziazione trovava nel mondo della forma, la sua liberazione nel perfetto equilibrio degli opposti.
 
Nel rituale egizio della rinascita che si svolgeva ad Abydo (Papiro T 32 di Leida), il postulante, ricevuta la luce, diventava un “giusto di voce”, vale a dire un Maakheru (termine fin troppo simile a Michael o Michele, che é un’altro modo di chiamare Melchisedech[14]); egli doveva raggiungere il sacro luogo di Osiride, lavarsi e purificarsi nell’acqua della rinascita, e vedersi spalancate le porte dell’Orizzonte dell’altro mondo, dove l’iniziato vedeva il Dio, il suo dio interiore. A quel punto gli era concesso di ammirare l’INSU, un reliquiario trovato spesso anche raffigurato sui monumenti. Si trattava di un cesto fissato all’estremità di un’asta e circondato da una fascia regale con lunghi lembi fluttuanti, sormontata da due piume, similarmente al caduceo mercuriale. Il reliquiario secondo la tradizione conteneva il gioiello più prezioso della mistica egizia, la testa di Osiride conservata in un vaso rivestito d’oro ad Abydos. Quindi le reliquie più sacre per gli egizi erano la testa e il volto di Osiride, e si dice che il massimo obiettivo per un iniziato ai misteri fosse di arrivare a vedere la testa e il volto del proprio Dio[15].

 
[1] Gli abitanti dell’antica Grecia e dell’Egitto, riproducevano  la melagrana con l’argilla posizionandola all’interno delle tombe dei defunti.
[2] Il testo rimanda a un certo Maestro Blihis, possessore di una tradizione che deve restare segreta.
[3] Roerich Agni Yoga
[4] Agni Yoga 535.
[5] Mondo del fuoco III, 49
[6] La leggenda ebraica faceva di questo corpuscolo, una particella indistruttibile, l’osso della resurrezione.
[7] Profeti ebrei, sapienti della Qabbalah, Yogi, Sufi, Templari conoscevano la realtà del “Luz” che hanno trasmesso attraverso i suoi diversi significati simbolici.
[8] J. Evola i Mistero del Graal.
[9] La testa del dio Adone fu gettata in mare, mentre la testa di Orfeo il fondatore dei più importanti Misteri della Grecia, fu scagliata nel fiume Ebro.
[10] Wagner immaginò la sala del Graal nel Duomo gotico templare di Siena.
[11] Il Mistero del Graal Julius Evola.
[12] La salamandra rappresenta simbolicamente l’incombustibilità.
[13] La polarità maschile/femminile è il modello base per tutte le altre polarità: caldo e freddo; giorno e notte; vita e morte; gioia e dolore; ecc.
[14] In Oriente è noto col nome di Sanat Kumara, che gli antichi conoscevano come “il supremo maestro”, l’Antico dei Giorni della Bibbia, che i Templari conoscevano con il nome di “Melchitzedek”, la cui nascita all’interno dell’uomo era dagli antichi Egizi codificata nel mito di “Iside” che da alla luce il figlio Horus dopo la morte di Osiride.
[15] http://mikeplato.myblog.it/2012/08/31/baphometto-la-testa-d-oro/
Torna ai contenuti